NO al sorteggio, SÌ al proporzionale di lista per un autogoverno responsabile
di Paola Filippi
Il 27 e 28 gennaio prossimo i magistrati, iscritti all’associazione nazionale, saranno chiamati a rispondere a due quesiti referendari.
Il primo quesito è: “Vuoi che i candidati al C.S.M. siano scelti mediante sorteggio di un multiplo dei componenti da eleggere?”
Il secondo quesito è: “Quale sistema ritieni preferibile per l’elezione della componente togata del CSM? Ad ispirazione maggioritaria o Ad ispirazione proporzionale”.
Il referendum è stato indetto dal Comitato Direttivo Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati, ai sensi dell’ art. 55 dello Statuto. E’ la prima volta, nella storia della magistratura, che viene indetto un referendum sull’elezione dei componenti togati, elezione prevista – non guasta ricordarlo - dal quarto comma dell’art. 104 della Costituzione.
L’esito del voto - questo sia chiaro - non produrrà alcun effetto sulla disciplina vigente o sulla riforma del sistema elettorale del quale si sta occupando la Commissione Luciani nominata con d.m. 26 marzo 2021- ma offrirà contezza di come la pensa sul punto la maggioranza dei magistrati, questa è la ragione per cui è fondamentale votare.
Attraverso la partecipazione al referendum si darà voce al pensiero collettivo della magistratura, sulla modalità di voto (o di non voto) dei componenti togati e, di riflesso, sull’importanza che si attribuisce alla massima istituzione posta a presidio dell’autonomia, dell’indipendenza e del prestigio della magistratura, organo di rilevanza costituzionale e di alta amministrazione, presieduto dal Presidente della Repubblica.
Perché il referendum abbia un senso è fondamentale votare e votare tutti, come scriveva, Antonio Gramsci “vivere è partecipare” e “l’indifferenza è la materia bruta che strozza l’intelligenza.”
Questo dunque il primo invito: partecipiamo tutti al referendum indetto dall’ANM.
Dallo stesso invito alla partecipazione discende come logico corollario l’invito a votare NO al sorteggio di un multiplo dei componenti da eleggere, e ciò in quanto il sorteggio nega l’esercizio, nella sua pienezza, del diritto dovere attraverso il quale si realizza la prima ed essenziale forma di partecipazione all’autogoverno della magistratura: la scelta della componente togata.
“No” perché nessuna buona soluzione può provenire dal sorteggio, se non la falsa promessa che tutti sono bravi a far tutto.
“No” perché il sorteggio deresponsabilizza elettori e eletti, i primi perché la loro scelta non è determinante in quanto condizionata dal sorteggio, i secondi perchè non dovranno dar conto agli elettori del loro operato in quanto la nomina la devono all’ordalia.
“No” al sorteggio perché la deresponsabilizzazione degli elettori e degli eletti mina alla radice la credibilità all’istituzione.
“No” perché il sistema del sorteggio è incompatibile con la previsione costituzionale dell’elezione dei componenti del Consiglio, previsione che implica una scelta potenzialmente determinante. La lettura dei verbali dell’assemblea costituente offre spunti pregevoli in ordine all’intangibilità del diritto dovere all’elettorato attivo e a quello passivo che ben ne chiarisce la non limitabilità degli stessi.
“No” perché il sorteggio implica pavida rinuncia a trovare una soluzione concreta e efficace alle degenerazioni correntizie.
Gli elettori devono poter scegliere i loro rappresentanti e farlo senza “indicazioni vincolanti di voto”, la lesione della libertà di scelta, diciamocelo con franchezza, si verifica però anche quando i candidati sono scelti dai dirigenti delle correnti e allora il sorteggio, a paragone di un numero di candidati in lista uguale a quello dei componenti da eleggere, appare una stortura non così grave.
L’attuale sistema elettorale – sistema maggioritario con collegio uninominale-, adottato d’urgenza con la legge n. 44 del 2002, allo scopo non celato di “contenere il peso delle correnti” è un classico esempio dell’heterogonie der zwecke di Wilhelm Wundt. Il sistema elettorale introdotto nel 2002 ha, infatti, prodotto l’effetto di rafforzare gli aspetti deviati delle correnti che, con repentino spirito di conservazione, hanno messo in atto meccanismi di scelta apicale e cartelli elettorali per assicurarsi un adeguato numero di seggi.
Si tratta di meccanismi che ben potrebbero essere adottati anche con il sistema maggioritario con pluralità di collegi, ad esempio, tra le correnti più forti potrebbero raggiungersi accordi di desistenze tra territori.
Il sistema maggioritario limita la scelta degli elettori in quanto, al pari del sistema vigente, determina la necessità che le correnti per implementare al massimo l’esito elettorale e evitare dispersioni, concentrino il voto verso pochi prescelti. In generale il sistema maggioritario ha come pregio quello di assicurare stabilità di governo in quanto esclude le minoranze, tema questo estraneo però al governo autonomo della magistratura non condizionato a una permanenza fondata sulla fiducia. L’esclusione delle minoranze elide dunque la massima estensione del pluralismo senza alcun corrispettivo vantaggio.
La scelta dei propri rappresentanti in consiglio da parte dei magistrati, attraverso l’esercizio del diritto di voto - primo e imprescindibile momento attraverso il quale si esercita l’autogoverno della magistratura-, tanto più sarà efficace e determinante ai fini della formazione della componente togata quanto più sarà ampio il confronto elettorale e effettiva la competizione. In quest’ottica il voto di lista, che evita la dispersione del voto, va considerato un utile deterrente ai rischi connessi alle indicazioni di voto provenienti dai dirigenti delle correnti.
Il sistema proporzionale di lista – quale quello previsto per le elezioni dei consigli giudiziari da attuarsi con adeguato accorpamento dei collegi- è un ottimo sistema perché in grado di offrire ampio spazio alla libertà di scelta in favore del collega della porta a fianco le cui idee, in ordine alle scelte che impegnano l’autogoverno, si condividono. E ciò senza che il timore della dispersione del voto -che nel proporzionale di lista va a sommarsi ai fini del calcolo dei seggi in favore del gruppo- convinca l’elettore a rinunciare alla sua libertà di scelta e a seguire indicazioni impartite dall’alto. Si tratta di criticità alla quale - con l’entrata in vigore dell’attuale legge elettorale- prima il Movimento per la Giustizia e poi Area democratica per la giustizia hanno tentato di ovviare attraverso metodi “fuori sistema” indicendo elezioni primarie finalizzate all’individuazione partecipata dei candidati. Elezioni primarie che furono indette dall’Anm per le elezioni della consiliatura 2014-2018.
Con riferimento al secondo quesito l’invito è dunque a votare in favore del sistema elettorale ad ispirazione proporzionale. Un sistema elettorale, non a caso spinto nel primo novecento dalle formazioni politiche di massa, quelle centriste popolari, e quelle di sinistra socialiste. Democraticità e rappresentatività sono i tratti che caratterizzano il sistema proporzionale perché in grado di riprodurre il pluralismo culturale degli elettori.
Il nostro invito a votare, e votare per il sistema ad ispirazione proporzionale è rivolto soprattutto ai giovani magistrati che ci auguriamo condividano il pensiero che il male non è nell’associarsi e nel partecipare, ma piuttosto nell’abbandono della partecipazione, nell’abbandono dell’etica della polis.
E’ l’isolamento che consegue all’abbandono dell’agorà il complice del potere dei pochi e dell’esercizio debosciato dello stesso. Se il qualunquismo vince il governo della magistratura cade in mano di chi, lontano dalla politica ragionevole e trasparente delle decisioni, opera nell’interesse dei suoi accoliti.
Il male che si annida nelle correnti è da individuare allora nella perdita delle idee, degli ideali e dei valori.
Non è il confronto culturale attivo che “ammalora” la magistratura, non è la partecipazione alla vita associativa, bensì la ragione non collettiva che muove il singolo.
E’ la strumentalizzazione del gruppo a fini individuali che, da centro di elaborazione del pensiero, lo trasforma in consorteria che “compete e combatte” per la collocazione dei suoi adepti in centri di potere e soddisfa le ambizioni dei singoli.
Non possiamo far prevalere l’idea che “la migliore qualità per governare sia quella di non voler governare” – come ci avverte Giuseppe Santalucia I sistemi elettorali nella storia del CSM: uno sguardo d’insieme, ma occorre che per interessi collettivi e pubblici, mai individuali, ci si riappropri degli spazi lasciati in balia del malgoverno di pochi.
La magistratura non deve essere corporativa, autoreferenziale e ripiegata su sé stessa, bensì deve essere impegnata a ricercare soluzioni per il miglior servizio giustizia.
La cura contro il correntismo è nelle mani dalle nuove generazioni di magistrati.
Ma non bisogna farsi illusioni: è dalla determinazione con la quale i giovani magistrati sapranno riappropriarsi dei luoghi dell’elaborazione culturale da porre a servizio della politica delle decisioni consiliari, nonché dalla risolutezza con la quale saranno in grado di ripudiare e emarginare coloro che hanno asservito al carrierismo la partecipazione alla vita associativa che dipende il futuro dell’autonomia del governo della magistratura italiana.
* Rinviamo alla lettura di Migliorare il Csm nella cornice costituzionale di Paola Filippi del quale in questo scritto sono stati ripresi alcuni passaggi.
* Sul tema in questa rivista si legga Riforma del Csm. Le proposte della Commissione Luciani di Edmondo Bruti Liberati; le ragioni della composizione mista e delle modalità di formazione di Francesca Biondi, Il Consiglio superiore della magistratura tra crisi e prospettive di rilancio di Francesco Dal Canto, La rappresentanza di genere nel CSM di Donatella Ferranti, Quale riforma per il CSM? Riflessioni sull’elezione del Vicepresidente e sul rinnovo parziale di Alberto Maria Benedetti e Filippo Donati, I difetti dell’attuale sistema elettorale del CSM: una prospettiva per il futuro prossimo che non metta a rischio l’autonomia della magistratura di Giacomo D'Amico Il metodo elettorale del sorteggio. Appunti sul ruolo storico del sorteggio nella selezione dei titolari di poteri pubblici di Salvo Spagano; Quale sistema elettorale per quale csm di Edmondo Bruti Liberati; Dubbi di legittimità costituzionale sul sistema elettorale dei membri togati del Consiglio Superiore della Magistratura secondo il "ddl Bonafede" di Antonio Mondini
* Sulla rivista il Ponte La crisi del Csm di Giancarlo Scarpari