Idee per la Giustizia civile nel Piano nazionale di ripresa e resilienza*
di Franco De Stefano
Occorre un cambio radicale di prospettiva: prendere conoscenza del fatto che non si può inseguire ciecamente la domanda di giustizia, ma occorre, sia pure agendo nel frattempo per ridurre il più possibile lo spaventoso arretrato, una progettualità per il futuro che tenda a razionalizzarla e a renderla sostenibile. I nuovi fondi devono quindi consentire riforme strutturali sull’organizzazione e sul processo, ma pure sul diritto sostanziale: riforme che possano proiettare verso un sistema più efficiente e che solo indirettamente potranno conseguire l’abbattimento delle pendenze; senza l’eliminazione di queste il sistema è destinato comunque a fallire, ma sarebbe miope ed incongruo destinare tutte le risorse allo smaltimento dell’arretrato, senza riformare il sistema in modo che tenda ad evitare che questo si formi nuovamente.
Occorre spendere queste risorse per rattoppare alla meno peggio i guasti già provocati, senza agire sulle loro cause, significa soltanto sprecarli: occorre prendere coscienza della necessità di destinare la maggior parte delle risorse a riforme strutturali e solo una parte ad interventi eccezionali.
Occorre puntare ad una Giustizia che tenda ad assicurare risposte di sistema su diritti fondamentali ed inviolabili della persona ed in vista dell’uguaglianza sostanziale e della dignità umana, nella consapevolezza che le risorse sono comunque limitate e, comunque, che non potrebbero mai essere adeguate ad una domanda indefinitamente ed esponenzialmente crescente di Giustizia.
Occorre privilegiare non la quantità dell’offerta di Giustizia, ma la sua qualità, per incidere a medio termine sulla quantità e conseguire solo come effetto indiretto la riduzione delle pendenze.
Occorre concepire come eccezionali gli strumenti di deflazione o di smaltimento dell’arretrato, nel senso di destinare risorse (umane e materiali, tra cui quelle digitali) al momento progettuale di individuazione delle aree di intervento – ipotizzando anche programmi di definizione delle pendenze individuati in modo condiviso con Avvocatura e Personale, col sistema dei Protocolli o sull’esperienza degli Osservatori di Carlo Verardi – ed alla preparazione del materiale per la decisione col sistema delle cause pilota; valutare forme di coazione anche formale di vincolatività dei precedenti e moderate sanzioni processuali (art. 96 co. 3?), oppure concordando con sistemi di soft law (i detti Protocolli e Osservatori) standardizzazioni di atti e segmenti processuali per la loro razionalizzazione.
Occorre investire nell’organizzazione:
- non incrementare le piante organiche del personale decidente, meno che mai (ed assolutamente non) con giudici onorari o temporanei, anche per quanto risulterà dalla imminente pronuncia della Consulta sull’incostituzionalità di una sistematizzazione dell’integrazione dei Collegi con tali giudici
- semmai, una moderata, ma ultimativa ed eventualmente anche solo temporanea (anche mediante incentivi economici), aggregazione di risorse interne all’organico di Cassazione, quali i Magistrati del Massimario od altri da destinare in applicazione o supplenza alle Sezioni della Cassazione a maggiore sofferenza;
- incrementare invece la presenza del personale ausiliario, coprendo le piante organiche esistenti di personale amministrativo od incrementandole e prevedendo figure ausiliarie nuove, in campo informatico e gestionale;
- investire in Intelligenza Artificiale quale strumento di sostegno ad attività di preparazione della decisione: giustizia predittiva e strumenti di comparazione e di studio dei fenomeni sociali sottesi; elaborazione di modalità telematiche vere e proprie di gestione del processo e delle attività preparatorie (ricerca di precedenti ed elaborazioni di simulazioni, etc.);
- formazione sui temi dell’Intelligenza Artificiale nel processo, della calcolabilità giuridica, della conciliazione e della ADR, ma eliminando la sua obbligatorietà
- investire in Intelligenza Artificiale per la ricerca dei beni dei debitori e per l’efficientamento anche del processo esecutivo civile, rafforzando e professionalizzando il ruolo degli organismi pubblici che vi intervengono (UNEP e uffici del giudice dell’esecuzione, semmai rafforzando la specializzazione di questi ultimi, con una concentrazione territoriale più marcata): fin dalla ricerca dei beni del debitore (accesso a banche dati) e dalla gestione automatizzata dei processi esecutivi, non limitandola al segmento pubblicitario, salve le esigenze di tutela di soggetti vulnerabili e pubbliche amministrazioni per compiti istituzionali;
- investire sull’efficientamento della Cassazione civile, consapevoli della sua ambigua collocazione istituzionale tra giudice di terza istanza e garante dell’uniformità del diritto e della necessità di mantenere l’attuale previsione costituzionale dell’art. 111, ma con decisa propensione a perseguire l’uguaglianza sostanziale e la dignità del singolo attraverso un Diritto tendenzialmente stabile e quindi rafforzando la nomofilachia a tutela di quei valori (nomofilachia sostenibile): ciò che passa non attraverso la rincorsa fordista alla domanda di Giustizia di legittimità, ma il miglioramento qualitativo della risposta e le conseguenze solo in apparenza indirette sulla prima: unificazione dei riti camerali, se del caso rimodulazione dei contributi unificati in modo seriamente progressivo, digitalizzazione moderna ed efficiente del rito di legittimità, applicazione dell’Intelligenza Artificiale nella fase preparatoria di tutti i ricorsi (ufficio del processo con personale specificamente preparato nell’IA in via definitiva o almeno, se in via transitoria, a progetto per un congruo numero di anni).
In pratica, poi, in via transitoria, potrebbero essere utili:
- assunzioni o studi mirati di definizione di specifici arretrati;
- studi di fattibilità ed organizzazione di programmi di smaltimento soprattutto in Cassazione nei settori di maggiore sofferenza, quale il tributario, la protezione internazionale e il previdenziale (spoglio generalizzato di tutto l’arretrato pendente in Cassazione ed adozione di programmi per aree di intervento con personale o apporti transitori ed occasionali, del tipo di consulenze, articolati su sistemi automatizzati di ricerca, analisi ed implementazione delle ipotesi di definizione)
- misure premiali per le conciliazioni delle liti pendenti, a cominciare dall’abbuono del contributo unificato e dall’esenzione da imposte e tasse dei relativi verbali; se condiviso, in settori implicanti rilevanti crediti pubblici ammettere definizioni agevolate, con rinuncia a parte di questi (pro quota o pro parte)
- investire nella ricerca: iniziative di studio, approfondimento e confronto sotto l’egida dei fondi pubblici (anche sotto specie di contributi agli organizzatori privati) sulle tematiche di diritto sostanziale di maggiore impatto sui diritti fondamentali e su quelli inviolabili delle persone, ad iniziare dalla contrattualistica sui rapporti di maggiore impatto sulla vita quotidiana (contratti di lavoro e in generale di durata relativa a beni essenziali; sotto il profilo dello studio delle ricadute dell’emergenza sanitaria sugli istituti tradizionali della impossibilità sopravvenuta e della responsabilità da inadempimento) e senza dimenticare la disciplina della responsabilità extracontrattuale, verosimilmente la nuova frontiera dei prossimi anni: gli istituti della sopravvenienza (presupposizione e impossibilità sopravvenuta); in particolare nei campi dei contratti: di lavoro, altri di durata (soprattutto locazione); categorie generali: buona fede, solidarietà. Della responsabilità extracontrattuale: (non) imputabilità e sua nozione; danno risarcibile; prova; riflessi sulla responsabilità sanitaria; diritto alla vita, anche nell’ottica della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo.
* Intervento al seminario di Area "Giustizia civile, pandemia e riforme, pensare a lungo termine" - webinar 16 febbraio 2021