Il Professor Gianni Marongiu
di Alberto Marcheselli
Celebrare la memoria del Professor Gianni Marongiu è cosa, a un tempo, facilissima e difficilissima.
Facilissima perché sono molte, e note, le evenienze eminenti della sua vita pubblica, difficilissima perché parole adeguate non sembrano soccorrere.
È noto della bibliografia del Professor Marongiu che è stato il primo laureato del Professor Victor Uckmar, che fu giovanissimo e brillantissimo libero docente, che fu uno dei padri del diritto costituzionale tributario, avvocato brillantissimo, uomo dalla inesauribile e alta passione civile, tenace ispiratore e realizzatore dello Statuto del Contribuente e, poi, pioniere e conquistatore della Storia del Diritto Tributario italiano.
Ma, per me, il Professor Marongiu “in purezza” è stato altro: un ricordo che, come diceva Marcel Proust, è un Paradiso dal quale non si può essere scacciati. Il docente che, sul palcoscenico di via Balbi a Genova, dava vita, negli anni 80 e 90, a quella che non è enfasi, ma necessità, definire una vera e propria Magia. Gianni Marongiu, in effetti, era anche un Mago e un Artista. In sella al cavallo di una logica inesorabile e armato dalla spada della sua voce dal timbro inconfondibile, di purissimo metallo, conduceva i suoi studenti nell’agone delle questione giuridiche tributarie con l’intensità di un dramma appassionante.
E, soprattutto, c’era il “Momento Marongiu”, quei minuti, a volte solo secondi, nei quali lo studente, in una domanda, una risposta, uno sguardo, una frase, a lezione, all’esame, o in uno dei rilassati ricevimenti del sabato mattina in via Bacigalupo, sentiva di essere finito nella fucina rovente del suo pensiero, per uscirne plasmato come giovane metallo, o avvertiva di aver ricevuto nelle proprie vele il sostegno, potente, del suo vento intellettuale. Aveva un momento di attenzione creativa per tutti e siamo in tantissimi ad aver visto la traiettoria della propria vita modificata dal Professore.
Ho esordito dicendo che le parole sono difficilissime, in realtà, alla fine me ne sovvengono di facilissime, e credo perfette, lette in un piccolo cimitero di montagna: “un Maestro attinge alla eternità, non puoi mai dire dove la sua influenza si arresterà”.