Una riforma che porterà il pm sotto l’esecutivo
Assemblea straordinaria della ANM, 15 dicembre 2024.
di Ernesto Carbone
Io credo che i problemi della giustizia siano tanti.
Sicuramente i tempi troppo lunghi per un processo, sicuramente le mancanze di risorse, la mancanza di magistrati, i tribunali e le condizioni in cui versano, e, perché no, diciamo la verità anche e soprattutto gli errori giudiziari.
Tali problemi non si risolvono con la separazione delle carriere, non si risolvono col doppio Csm, non si risolvono con la suprema corte e non si risolvono con l’estrazione dei membri del Csm.
Io sono convintamente contrario alla separazione delle carriere. Il perché è semplice. Il passo successivo all’attuale sistema previsto dalla riforma è il pubblico ministero che finisce sotto l’esecutivo. Sotto il controllo del potere esecutivo.
Oggi vi parlo da politico, quindi abituato a ragionare sul futuro e provare ad immaginare sempre cosa potrebbe succedere dopo.
È vero, l’attuale norma non prevede il passaggio del pubblico ministero sotto l’esecutivo, ma evidentemente è il posto naturale in cui fra un anno, due, forse anche 10 anni il pubblico ministero finirà: sotto il controllo del governo.
Pensate ad esempio agli strumenti che avete a disposizione delle nuove tecnologie. Strumenti importanti per la lotta alla criminalità, ma strumenti molto invasivi nella vita delle persone. Pensate a un telefonino, a cosa contiene, ci sono le foto dei nostri figli, ci sono le nostre conversazioni, le nostre gioie e nostri dolori. In un cellulare oggi c’è la nostra vita. Tutta la nostra vita. E se un giorno dovessi subire un sequestro sarei molto più tranquillo se il mio telefonino con la mia vita privata dentro fosse in mano a un magistrato autonomo e indipendente piuttosto che a un altro che magari risponde al potere esecutivo. Non voglio fare distinzioni tra servitori dello stato di serie A e di serie B, ma l’autonomia e indipendenza sono garanzia e tutela del cittadino.
Alcuni hanno il vizio di guardare cosa succede negli altri paesi. Beh, guardiamolo insieme. Cosa è successo in Portogallo: li è vigente la separazione delle carriere e ci sono due Csm. Tutto ciò era stato fatto per evitare errori giudiziari. Ricordo però che qualche anno fa il premier Antonio Costa, eletto con larghissima maggioranza in Portogallo, si è dimesso per un’intercettazione trascritta in modo sbagliato; questa è la prova che separare le carriere e fare il doppio Csm non serve sicuramente a eliminare gli errori giudiziari.
È inutile stare ancora a discuterne. Il passo successivo, se si dovesse realizzare questa riforma per cui separano le carriere dei magistrati, è il magistrato che finisce sotto il potere esecutivo. Non succederà subito, succederà fra qualche anno, ma succederà e io ho una figlia di 19 anni e non voglio lasciare a mia figlia un paese in cui un magistrato risponde al governo e al potere politico.
È assolutamente sbagliato, lo trovo profondamente sbagliato, ma, soprattutto, rischioso per la democrazia.
Doppio Csm. Il doppio Csm è la prova provata di quello che penso e ho appena detto. Che motivo c’è, se sono entrambi magistrati autonomi e indipendenti, di creare due Csm, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri? Ripeto quello che ho già detto: è il passo immediatamente precedente a realizzare una riforma che non è solo questa, ma risponde a un disegno diverso, quello di portare il pubblico ministero – chi indaga, chi è titolare delle indagini – sotto il controllo del potere esecutivo.
Qual è la ratio, qual è la motivazione altrimenti che spinge non solo a separare le carriere, ma a fare due Csm diversi. Evidentemente è questa.
Suprema corte. Istituire la Suprema corte significa delegittimare l’attuale sistema del Consiglio superiore della magistratura. Anche qui mi chiedo quale sia la motivazione: la necessità di creare un sistema diverso da quello dell’attuale commissione disciplinare. Qualcuno dice che i tempi delle decisioni disciplinari sono lunghi. Sì, è probabilmente vero. Però vorrei allora fare una proposta. Noi abbiamo sei membri del CSM che sono componenti alla commissione disciplinare. Costituiamo due collegi da tre membri, sempre composti da due togati e un laico. Si potrebbe smaltire l’arretrato e soprattutto accelerare i tempi del processo disciplinare nei confronti del magistrato.
Andiamo infine all’estrazione per sorteggio. Io so che qualcuno, anche qui dentro fra di voi, è affascinato da questo sistema del sorteggio. Io invece sono assolutamente contrario. Credo che, quando si parla di Csm, si parla di un organo di rilevanza costituzionale e il sorteggio sarebbe la mortificazione della politica, la delegittimazione della politica e il fallimento della politica. L’estrazione sarebbe come dire che i 10.000 magistrati non sono in grado di scegliere i 20 componenti che dovranno rappresentarli al CSM e il parlamento, che è il pilastro dello Stato e l’architrave dello Stato, si riunisce in seduta comune e non è in grado di scegliere i 10 laici che dovranno fare parte del Consiglio superiore della magistratura. Io questo non l’accetto. Non lo accetto perché ritengo che, quando si parla di Consiglio superiore della magistratura, si parla dell’organo di governo autonomo dei magistrati e i magistrati devono essere liberi di potere scegliere i propri rappresentanti.
Qualcuno sostiene che con l’estrazione per sorteggio finirebbe il potere delle correnti. Io invece credo nell’importanza delle correnti. Credo che solo con l’associazionismo e con la vita fuori dall’ufficio si acquista la consapevolezza del proprio ruolo e si esercita meglio il proprio potere. Non potere in quanto tale, ma potere dello Stato di cui voi siete detentori. E se c’è stata una degenerazione non è stata per via delle correnti. Per essere chiari, io credo che il caso Palamara non nasca dalle correnti, ma dalla debolezza delle correnti.
Mi avvio alle conclusioni e chiedo scusa per aver parlato un po’ di più, però vorrei mettere in fila quello che è successo negli ultimi mesi.
Nel mese di agosto, il premier dice che c’è in atto un complotto della magistratura per far cadere il suo governo. Io i complotti li vedo solo su Netflix, se qualcuno ne ha notizia può presentarsi dai Carabinieri e denunciare.
Nel mese di settembre c’è un ministro, nonché vice premier, che chiede il licenziamento di un magistrato per una mail. Ora io non entro nel contenuto della mail perché non è quello che devo fare, ma non deve farlo neanche il Ministro. È un principio dello stato di diritto e un principio per cui il potere esecutivo non può chiedere il licenziamento di un magistrato.
Nel mese di ottobre un sottosegretario alla giustizia definisce i magistrati degli ayatollah, offendendo la memoria di migliaia e migliaia di persone e di migliaia di giovani che quotidianamente lottano e muoiono per la libertà a Teheran.
Sempre lo stesso sottosegretario alla giustizia qualche giorno fa ci racconta che il Consiglio superiore della magistratura può certo rilasciare dei pareri, bontà sua, visto che la legge che lo prevede, ma che questi pareri devono essere positivi, perché, se i pareri sono critici, non valgono. Ha uno strano concetto di democrazia questo sottosegretario.
Poi continua dicendo che il Csm non può bocciare le riforme del governo, perché il CSM non è eletto da nessuno. Caro sottosegretario pistolero, io le ricordo che il Consiglio superiore della magistratura è un organo elettivo, i 20 togati sono eletti dai magistrati e i membri laici sono eletti dal parlamento in seduta comune con una larghissima maggioranza che lei che è anche parlamentare dovrebbe conoscere meglio di altri.
Ho voluto mettere queste cose in fila, perché non credo che questa sia una riforma buona e credo che essa risponda a un disegno. Il disegno è quello di assoggettare sempre di più la magistratura al potere esecutivo: quindi, cancellando quello che è un principio non solo dello Stato, ma anche di democrazia, che è quella della separazione dei poteri. Credo che si voglia ridurre il Consiglio superiore della magistratura a un mero ufficio del personale dei magistrati.
Vorrei concludere con una frase di Aldo Moro che ho letto dopo qualche giorno che ho avuto l’onore di essere eletto dal parlamento quale componente laico del Csm. È una frase che ogni tanto rileggo, perché spiega in poche parole cosa sia il senso dello Stato. Aldo Moro diceva, “forse il destino dell’uomo non è realizzare pienamente la giustizia ma della giustizia avere fame e avere sete”.
Grazie ancora per il cortese invito, buon lavoro a tutti voi e in bocca al lupo a tutti noi.