Con la maratona oratoria “Al centesimo catenaccio” Area Dg., in occasione del suo 5° Congresso nazionale, ha voluto portare ancora una volta l’attenzione sulla questione del sovraffollamento carcerario, punta dell’iceberg di un sistema, quale quello penitenziario, che versa in una crisi drammatica e ingravescente. Le statistiche ministeriali al 31.1.2025 restituiscono numeri sconvolgenti: 63.167 sono le persone recluse, oltre 11.800 in più oltre la capienza regolamentare, questa stessa stimata in eccesso, perché è noto che, al di là del dato ufficiale, la capienza effettiva è pari 46.706 posti disponibili, di talché in questo momento sono recluse nelle nostre carceri 16.000 persone in più rispetto al limite massimo regolamentare. L’indice medio di sovraffollamento è pari al 134,29%, l’83 % degli istituti sono sovraffollati e il 33% ha un indice di affollamento pari o superiore al 150%, con punte che hanno superato quest’anno in alcuni casi il 200%.
Ma i numeri, pur sconvolgenti, non restituiscono appieno la gravità della situazione, che è fatta di vite e corpi ristretti per mesi e anni in spazi detentivi sempre più ridotti e angusti, in ambienti spesso degradati; persone costrette ad un’umiliante promiscuità, a dividere un’offerta trattamentale ed un supporto educativo – istruzione, formazione, lavoro, attività ricreative, affettività etc.- sempre più esigue perché le risorse non aumentano, mentre aumenta esponenzialmente la platea dei fruitori. Sovraffollamento significa anche un accesso sempre più difficile ed aleatorio alle cure e alle terapie, e ciò in carceri che contano oltre il 32% di tossicodipendenti, una percentuale elevatissima di malati psichiatrici e una popolazione che necessita di cure e controlli. Sessantaquattro sono le persone ristrette suicidatesi dall’inizio dell’anno in carcere, in un luogo in cui nessun suicidio è tollerabile perché i detenuti sono sotto la custodia e, prima ancora, sotto la tutela dello Stato e delle Istituzioni penitenziarie. Il sovraffollamento favorisce tanto l’autolesionismo, che presenta anch’esso numeri in costante crescita, quanto il suicidio: secondo il report del Garante nazionale, dei 54 istituti in cui si sono verificati suicidi nel 2024, ben 51 erano sovraffollati.
Questa situazione involge anche chi in carcere quotidianamente vi lavora: polizia penitenziaria, direttori, educatori e psicologi, medici, la magistratura di Sorveglianza, i quali, esposti a sempre maggiore frustrazione e sfiducia, faticano a svolgere il loro mandato istituzionale che è, anzitutto, quello di alimentare la speranza per il cambiamento e accompagnare le persone detenute alla rieducazione e al reinserimento sociale e lavorativo.
Con la maratona oratoria ci proponiamo di raccontare tutto questo attraverso la testimonianza di coloro che quotidianamente operano nel carcere e per il carcere, per far comprendere, ai decisori politici, anzitutto, ed all’opinione pubblica, che se la pena si riduce, come in effetti rischia di divenire, mera coercizione della libertà personale, afflizione e sofferenza, essa tracima in un trattamento inumano e degradante vietato dall’art. 27 Cost. e dall’art. 3 CEDU, esponendo così ancora una volta il nostro Paese all’umiliazione di una nuova condanna della Corte Europea.
Il sovraffollamento è un fenomeno non recente (i provvedimenti clemenziali amnistia e indulto succedutisi dal 1942 al 2006 sono stati ben 35), ma che è cresciuto in modo esponenziale a far data dal 1991, assumendo così nel tempo genesi multifattoriale e carattere insieme emergenziale e strutturale, tale perciò da richiedere risposte efficaci tanto nell’immediato, quanto sul piano sistemico. Le proposte e soluzioni avanzate finora dal Governo e dalla maggioranza parlamentare appaiono del tutto inadeguate o rischiano financo di aggravare le presenze in carcere. Nel luglio scorso - di fatto così sterilizzando il dibattito parlamentare sulla proposta dell’On.le Giachetti sull’aumento dei giorni di liberazione anticipata - è stato approvato il D.L 92/2024, contenente, tra l’altro, una riforma dell’istituto della Liberazione anticipata presentata quale misura di mitigazione del sovraffollamento, ma rivelatasi del tutto inefficace, tanto che dal 31 luglio 2024 al 31.08.2025 si sono registrate oltre 2000 presenze in più nelle carceri italiane. E mentre il nuovo Piano carceri varato dal Governo nella promessa di realizzazione di diecimila nuovi posti detentivi in due anni, appare tanto velleitario, per l’oggettiva complessità e costi di una tale impresa, quanto inadeguato rispetto al tasso di crescita (+ 12.600 presenze dal 2020 al 2025), con il nuovo Pacchetto sicurezza D.L. n.48/2025 sono state introdotti nuovi reati, nuove aggravanti e nuove fattispecie ostative specifiche dei detenuti.
Il sovraffollamento carcerario non è un fenomeno ontologicamente connesso al carcere, né la sua soluzione si traduce necessariamente in una deflessione sul versante della difesa sociale, ma devono e possono essere trovate soluzioni capaci di coniugare i diritti fondamentali dei detenuti, in primis la tutela della dignità umana, con il bene della sicurezza.
Con la maratona oratoria ci proponiamo, perciò di creare un momento di confronto tra magistrati, avvocati, garanti, operatori, intellettuali e giornalisti, sulle soluzioni, sui rimedi e sulle misure di mitigazione adottabili, così da offrire un contributo di proposte utili al dibattito pubblico ed alle scelte che devono impegnare i nostri decisori politici.