EDITORIALE
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante nel davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione a rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.
Giuseppe Impastato
Rieducare nella bellezza.
E’ questa la parola d’ordine del Tribunale di Torre Annunziata che ha creato un inedito connubio tra il fascino delle rovine di Pompei e l’istituto della messa alla prova.
Il suo Presidente, il dott. Ernesto Aghina, il prof. Massimo Osanna, direttore generale p.t. dell’ente Parco Archeologico di Pompei, e la dott.ssa Giuseppina Forte, in rappresentanza dell’U.E.P.E. (Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna) per la Campania, hanno sottoscritto una convenzione per lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità presso il Parco archeologico di Pompei, i siti di Oplontis e Boscoreale, gli scavi di Stabiae e il museo archeologico di Castellammare.
L’iniziativa si colloca nella più generale e positiva tendenza, di avvalersi dell’arte nella rieducazione intramuraria, trasponendo tale buona pratica anche al di fuori degli istituti penitenziari ed infrangendo la sequenza cognizione-esecuzione della pena collegando la risocializzazione alla manutenzione ed al recupero di un luogo emblema della cultura e della storia a livello mondiale.
Questa esperienza ha il pregio di aver deciso di impiegare le energie riparatrici del reo in luoghi aventi una specifico valore.
I siti archeologici interessati hanno indubbiamente una propria identità irripetibile e universale, ma essi sono anche e soprattutto riconoscibili ed identificabili nella loro valenza simbolica.
Il suggerimento del Tribunale torrese è evidentemente quello di optare per un “ente simbolo” quale beneficiario del lavoro di pubblica utilità.
Suggerimento di grande utilità ed evocativo di nuove prospettive di fruizione dell’istituto della messa alla prova, destinate a qualificarne la natura.
È infatti evidente che qualora il destinatario del lavoro fosse un ente in qualche modo collegato all’interesse giuridico tutelato dalla norma violata, la particolare forma di messa alla prova costituita dalla prestazione del lavoro di pubblica utilità apparirà maggiormente assimilabile a quella consistente nella prestazione riparatoria di tipo risarcitoria, poiché, la condotta sarà destinata alla riparazione del bene giuridico violato, a prescindere dal contatto con la ipotetica vittima.
Sarà interessante monitorare nel tempo le applicazioni concrete del protocollo di cui si è data notizia, verificando ad esempio, se sarà attuato anche in caso di reati contro i beni culturali.
In ogni caso credere nella possibilità di recuperare soggetti che hanno violato le regole mettendoli a contatto con un’area monumentale in cui ancora si cercano, e si trovano, tracce di un passato apparentemente perduto è sicuramente una scommessa per la quale fare il tifo.
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In allegato la convenzione per lo svolgimento dei lavori di p.u. presso l'area archeologica di Pompei.
TRIBUNALE DI TORRE ANNUNZIATA
COMUNICATO STAMPA
Oggi presso il Tribunale di Torre Annunziata, il suo presidente dott. Ernesto Aghina, il prof. Massimo Osanna direttore generale p.t. dell’ente Parco Archeologico di Pompei, e la dott.ssa Giuseppina Forte, in rappresentanza dell’ U.E.P.E. (Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna) Campania, diretto dalla dott.ssa Patrizia Calabrese, hanno sottoscritto una convenzione per lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità presso l’area del Parco Archeologico.
Viene in rilievo l’istituto della “messa alla prova”, previsto dall’art. 168 bis c.p. che prevede, per reati di limitata gravità, che l’imputato possa formulare richiesta di svolgere una prestazione (non retribuita) di pubblica utilità, con sospensione del procedimento penale e, laddove l’esito sia positivo, l’estinzione del reato.
Con la convenzione viene conferita la possibilità, per venti imputati che chiederanno di essere ammessi alla “messa alla prova”, di svolgere un’attività (gratuita) con vari tipi di mansioni presso il Parco archeologico di Pompei, comprensivo oltre che l’area degli scavi, anche i siti di Oplontis e Boscoreale, gli scavi di Stabiae, il museo archeologico di Castellammare, ecc.
Si tratta della prima convenzione stipulata sin qui in Italia da un Parco archeologico, e consentirà l’acquisizione di prestazioni lavorative funzionali ad un utile pubblico, alternative alle tradizionali sanzioni penali, in un contesto di peculiare valenza culturale, auspicabilmente idoneo ad accentuare la finalità rieducativa della pena prevista dalla Costituzione.