Diritti respinti lungo la rotta balcanica. Le responsabilità dell’Europa e dell’Italia
Giustizia insieme è lieta di potere ospitare il video del convegno dedicato al fenomeno delle migrazioni lungo la rotta balcanica e ringrazia il Rettore dell'Università di Palermo Prof. Fabrizio Micari e gli organizzatori del convegno che hanno reso possibile la pubblicazione di questa importante iniziativa al servizio dei più fragili del mondo.
La direzione scientifica
Presentazione della Prof.ssa Alessandra Sciurba
Il 10 febbraio 2021 si è tenuto un seminario organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza, dalla Cledu – clinica legale per i diritti umani – e dal Centro Interdipartimentale di Ricerca “Migrare” dell’Università di Palermo, dal titolo: “Diritti respinti lungo la rotta balcanica. Le responsabilità dell’Europa e dell’Italia”.
Vi hanno preso parte come relatori l’Avvocata dell’Asgi Anna Brambilla e Diego Saccorà dell’Associazione Lungo la rotta balcanica, entrambi tra i curatori del del dossier La rotta balcanica. I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa, della rete Rivolti ai Balcani (disponibile online sul sito di Altraeconomia) che è stato presentato nel corso dell’iniziativa. Insieme a loro il giornalista di Avvenire Nello Scavo, appena rientrato dalla Bosnia, e, per l’Università di Palermo il Magnifico Rettore Fabrizio Micari, il Coordinatore scientifico CIR Migrare Giusto Picone, il Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo Aldo Schiavello e Alessandra Sciurba che ha moderato l’evento. L’Avv. Daniele Papa di Asgi e della Cledu ha svolto la relazione conclusiva.
Questo convegno, di cui pubblichiamo la registrazione, offre un approfondimento importante rispetto a un tema estremamente attuale. Tra la fine del 2020 e nei primi mesi del 2021 le immagini di centinaia di profughi, tra cui tantissimi bambini e minori, bloccati in Bosnia sotto la neve hanno rivelato ancora una volta la fragilità del sistema di valori e garanzie, tradotti in diritti fondamentali, posto formalmente dall’Europa a tutela di ogni essere umano all’indomani degli orrori del nazifascismo. Quello che è avvenuto e continua ad avvenire lungo la rotta balcanica, al pari di quanto avviene alle altre frontiere d’Europa come quella in cui è stato trasformato il Mediterraneo centrale, è infatti la risultante di un sistema di violazioni poste in essere da alcuni Stati dell’Unione europea, tra cui l’Italia, supportato anche economicamente dalle istituzioni dell’Unione europea. Si tratta innanzitutto di violazioni riguardanti il diritto di chiedere protezione internazionale, che implica anche il divieto di respingimenti collettivi e sommari in frontiera, specialmente ove questi respingimenti violino il principio di non refoulement, ovvero l’obbligo di non respingere un essere umano verso luoghi in cui possa subire trattamenti inumani e degradanti e la sua vita possa essere posta a rischIn un sistema di respingimenti a catena, infatti, l’Italia, la Slovenia e la Croazia sono colpevoli di avere violato questi principi nei confronti di migliaia di persone. Più di 1000, in particolare, sono state respinte dalle frontiere di Gorizia e Trieste nel 2020 verso la Slovenia, nonostante le autorità italiane avessero piena contezza che da lì questi potenziali richiedenti asilo sarebbero finiti nelle mani della polizia croata – la cui violenza nei confronti dei profughi è ormai documentata – per essere in seguito rimandati in Bosnia.
Con una sentenza del 18 gennaio 2021, che viene in parte analizzata nel corso del Convegno, il Tribunale di Roma ha dichiarato illegittimi questi respingimenti accogliendo il ricorso di un cittadino pakistano che li aveva subiti.
Le relazioni qui registrate rivelano da punti di vista differenti questa realtà e i suoi presupposti, guardando a come l’Unione europea e i suoi stati membri, attraverso dinamiche di esternalizzazione delle frontiere sempre più strutturate, stiano di fatto abdicando ai doveri loro imposti da quel diritto internazionale dei diritti umani e dei rifugiati cui pure hanno aderito.