Con l’inizio del mese di aprile entra in vigore un ulteriore segmento di processo penale telematico.
O meglio, “dovrebbe” entrare in vigore, perché anche l’efficacia di questo scaglione – come già successo in occasione dei precedenti previsti dal provvedimento legislativo che ha introdotto l’utilizzo del famigerato applicativo APP - sembra destinato a rimanere su carta ancora per un po’.
L’incredibile sequela di disfunzioni, malfunzionamenti, crash di sistema che stanno affliggendo il lavoro di magistrati, avvocati ed operatori del diritto da quando sono costretti a confrontarsi con questo sistema operativo ha da tempo reso evidente che il processo penale telematico è allo stato del tutto inidoneo a far fare l’auspicato salto di qualità al lavoro nelle aule e negli uffici giudiziari; anzi, non riesce nemmeno nel più modesto obiettivo di velocizzarne i tempi, risolvendosi anzi in un ulteriore rallentamento degli stessi.
Qualche mese fa, nel pieno delle feste natalizie, il Ministero della Giustizia ha fatto uscire il decreto che rendeva obbligatorio l’utilizzo di APP, quasi senza alcuna sperimentazione, in tutti gli uffici giudiziari nei tre giorni successivi (il decreto, uscito il 27 dicembre, è entrato in vigore il 1° gennaio del 2025), costringendo i Presidenti dei Tribunali di tutta Italia a sospenderne l’obbligatorietà per i riscontrati malfunzionamenti.
La successiva scadenza del 1° aprile, indicata dal decreto come data dalla quale APP diventerà obbligatorio per una ulteriore seri di provvedimenti e adempimenti, pur non essendo stati risolti nei tre mesi di vigore del decreto i problemi riscontrati, sembra dunque essere destinata a vedere il bis dei provvedimenti di sospensione, con ulteriore proroga del “doppio binario” nella speranza che qualcuno metta mano al programma attenuandone le anomalie e i disagi.
Il panorama attuale vede quasi ovunque un enorme rallentamento nella celebrazione dei processi e nella redazione dei provvedimenti per colpa di un sistema operativo che avrebbe dovuto apportare funzionalità ad un sistema già duramente messo alla prova dalla obsolescenza dei computer e dei mezzi informatici in dotazione a magistrati e cancellerie.
Al grido di dolore che da ogni ufficio giudiziario si leva verso il Ministero della Giustizia e il suo titolare, costituzionalmente deputato al funzionamento del servizio Giustizia, si aggiunge la nota dell’OCF che pubblichiamo, in cui si evidenziano ulteriori disfunzioni che mettono in serio pericolo il deposito telematico degli atti da parte degli avvocati, pure reso obbligatorio dalla data odierna.
GIUSTIZIA; OCF: CRITICITÀ SUI DEPOSITI TELEMATICI OBBLIGATORI DAL 1° APRILE PER IL PROCESSO PENALE
Roma, 31 marzo 2025 – Da domani, 1° aprile, le iscrizioni al Registro delle Notizie di Reato e i depositi relativi ai giudizi abbreviati, direttissimi e immediati dovranno avvenire esclusivamente in via telematica, come previsto dal DM Giustizia n. 206/2024. Tuttavia, l’OCF esprime forte preoccupazione per le numerose criticità ancora presenti, che rischiano di compromettere il diritto di difesa e il corretto funzionamento della giustizia.
A gennaio, 87 Presidenti di Tribunale hanno sospeso l’efficacia del DM nei rispettivi circondari a fronte di segnalazioni di malfunzionamento dai rispettivi RID (Referente Distrettuale per l'Innovazione) e MAGRIF (Magistrato di Riferimento per l'Innovazione). Alcuni decreti di sospensione sono stati prorogati nei giorni scorsi e altri potrebbero seguire. Restano molte inefficienze, tra cui ritardi nelle iscrizioni al Registro Notizie di Reato, mancata annotazione delle nomine che impedisce il deposito di atti successivi, richiesta sistematica del certificato ex art. 335 CPP, mancata attivazione di funzionalità essenziali e rifiuto di accettazione dei depositi.
Inoltre, l’assenza di un atto generico impedisce il deposito di richieste non previste espressamente, mentre le diverse interpretazioni della normativa da parte dei magistrati generano incertezza applicativa. Alcuni uffici giudiziari escludono la costituzione di Parte Civile o la produzione documentale se non previamente depositata sul Portale depositi atti penali, altri richiedono il doppio deposito cartaceo e telematico nella stessa giornata, ignorando le difficoltà di accesso al fascicolo telematico da parte delle parti processuali.
L’OCF ribadisce il proprio impegno per la digitalizzazione della giustizia, ma senza compromessi sulle garanzie difensive e le regole del giusto processo. Chiediamo interventi urgenti per risolvere le criticità evidenziate, garantendo uniformità e funzionalità al sistema telematico. Continueremo a monitorare la situazione per evitare disservizi e pregiudizi ai diritti delle parti processuali.
Così in una nota l’Organismo Congressuale Forense.
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L’Organismo Congressuale Forense (OCF) è l’organismo di vertice di rappresentanza politica dell’Avvocatura italiana. Fondato nel 2016, l’OCF esercita la rappresentanza politica del Congresso Nazionale Forense, di cui ha il compito di attuare i deliberati, ed elabora progetti e proposte a tutela degli interessi dell’Avvocatura e della società italiana.