In occasione dell’intitolazione dell’aula multimediale di Villa Castel Pulci alla memoria del prof. Valerio Onida, primo Presidente della Scuola Superiore della Magistratura, riteniamo utile offrire alla lettura l’intervento di Ernesto Aghina alla cerimonia del 5 settembre 2025, apertasi con la lettura da parte della Presidente Silvana Sciarra di un messaggio del Presidente della Repubblica Mattarella.
Non posso nascondere la mia emozione per questa cerimonia, che sono certo accomuna tutti i colleghi qui presenti, componenti del primo direttivo della SSM.
Ho visto occhi luccicare oggi qui, e sono sicuri sintomi del forte ricordo per Valerio Onida di chi ha condiviso con lui i primi quattro anni di avvio della Scuola superiore della magistratura.
Abbiamo condiviso con Valerio Onida un’esperienza che ci ha arricchiti e che ci ha legati profondamente al nostro presidente.
Un legame affettivo che è l’origine della nostra richiesta di intitolare a Valerio Onida quest’aula; siamo lieti che la nostra iniziativa sia stata prontamente accolta dalla presidente Sciarra e dal direttivo (che ringraziamo); l’abbiamo fatta anche a nome di Giovanna Ichino, forse la più legata di tutti noi ad Onida, che purtroppo ci ha lasciati di recente.
Qui, in quest’aula che da oggi porterà il suo nome, Valerio Onida ha generosamente messo al servizio dei giovani neo magistrati la sua sapienza giuridica, spiegando con grande umiltà e chiarezza (rifuggendo da tecnicismi superflui) il significato dei principi fondativi della Costituzione.
Quella Costituzione di cui era profondamente innamorato e che per lui non è mai stato “il pezzo di carta che caduto non si muove”, facendo riferimento alla nota citazione di Calamandrei.
Il combustibile di Valerio Onida era l’autentica passione di insegnare ai m.o.t. le tecniche di redazione delle ordinanze di rimessione alla Corte Costituzionale.
Quando il C.S.M. scelse la squadra destinata a dirigere il complesso esordio della SSM, l’indicazione del prof. Onida (inevitabile presidente in pectore) ci mise in soggezione.
Il nome del prof. Onida era quello di un gigante del diritto, già presidente della Corte Costituzionale, dell’ Associazione Italiana dei Costituzionalisti, e autore di opere notissime, tra cui la voce “Costituzione” del Digesto (e scusate se è poco..).
Non lo conoscevamo personalmente ma da subito, dopo le prime riunioni del comitato direttivo, si determinò un’empatia trascinante, per cui il prof. Onida divenne subito per noi tutti: Valerio.
Un compagno sorridente di un’avventura, quella del decollo dell’inedita struttura di formazione della magistratura, che ci coinvolse determinando una coralità di azione ed un legame che si è perpetuato anche dopo la fine del mandato.
Ho parlato dell’esordio della Scuola come di un’avventura, e non credo di avere usato un termine enfatico.
Siamo partiti da zero, nel 2012 la SSM era solo una sigla, una scatola vuota (come letteralmente priva di tutto era la maestosa sede di Castel Pulci), e potete credermi se dico che abbiamo affrontato e superato non poche difficoltà.
Di ordine logistico, organizzativo, gestionale, specie sulle modalità di “inventare” un così lungo percorso di formazione iniziale per i m.o.t., non certo agevolati dalla collaborazione di un C.S.M. che si sentiva in qualche modo depauperato di una competenza formativa che gli era sempre stata attribuita fino a quel momento.
Forse è stata proprio la volontà di superare tutti questi ostacoli che ha determinato una non scontata coesione del direttivo, unito con il suo Presidente, che ci ha aiutato con il suo coinvolgimento in una causa che ha sentito subito “sua”, ed al cui servizio ha messo anche la una determinazione “testarda”, derivata dalle sue origine sarde, come più volte ci ricordava divertito.
Ci ha contagiato tutti, componenti del direttivo, segretari generali e personale amministrativo.
Lo ha fatto con l’entusiasmo, il rigore, la sobrietà e l’esempio (impose a tutti di seguire la sua decisione di viaggiare in treno, senza alcuna eccezione, in seconda classe..).
Per quattro anni abbiamo condiviso con Valerio Onida un percorso in qualche modo pioneristico, denso di accadimenti e di ricordi.
Non posso non ricordare la sua cura per la formazione inziale dei m.o.t., cui ha sempre dedicato una particolare attenzione, rispondendo alle loro domande in lunghi confronti anche nei percorsi su tram e pullman da e verso Scandicci.
Debbo altresì menzionare, nonostante non fosse di estrazione penalistica, la sua peculiare dedizione al tema della pena, del carcere, prevedendo per la prima volta in assoluto, nel periodo di tirocinio dei m.o.t., una loro permanenza all’interno delle case circondariali.
Una scelta innovativa e per certi aspetti dirompente, che determinò qualche incomprensione, ripetutasi quando - da precursore- volle affrontare alla Scuola il tema della giustizia riparativa.
Ho iniziato evocando l’emozione, vorrei concludere partecipandovi dell’autentica commozione che mi determina il collegare quest’aula, tradizionalmente destinata alla formazione dei m.o.t., alla persona di Valerio Onida.
Per farlo mi basta ricordare un episodio, indimenticabile, che data ad uno dei primi giorni, trepidamente attesi, dell’inizio dell’attività didattica della S.S.M. per i neo magistrati.
Nell’albergo di Firenze, dove alloggiavamo come comitato direttivo, venni svegliato quasi all’alba da una telefonata di Onida che, con percepibile imbarazzo, mi chiedeva di raggiungerlo nella sua stanza perché vittima di un banale incidente: era scivolato dopo essersi fatto la doccia.
Lo raggiunsi e lo trovai sanguinante, con una vistosa ferita al capo, per cui lo accompagnai al vicino ospedale, sentendolo per tutto il tragitto rammaricato per quanto accaduto e per il disguido determinato al programma dei lavori della mattina, che lo avrebbe visto come relatore.
Sostanzialmente, invece di preoccuparsi delle sue condizioni di salute (per cui nutrivo qualche apprensione) il suo pensiero continuava ad andare ai m.o.t. che lo aspettavano.
L’intervento dei sanitari non fu rapido, fu necessaria una sutura del taglio, per cui arrivammo a Castel Pulci con qualche ora di ritardo.
Ho ancora negli occhi, e conservo gelosamente (come tutti i componenti del direttivo), il ricordo del momento dell’arrivo di Onida con il capo fasciato da un turbante di bende, proprio qui, in questa aula che da oggi porterà il suo nome, in cui i m.o.t., resi edotti dell’accaduto, si alzarono tutti in piedi tributandogli un lunghissimo applauso.
Da allora, scherzando (ma forse non troppo…) gli abbiamo sempre detto che “aveva dato il sangue per la Scuola della magistratura”.
Ognuno di noi ha la ventura di incontrare molte persone nel corso della vita, ma solo alcune, poche, lasciano una traccia profonda e indimenticabile.
Per tutti noi che abbiamo operato qui sotto la sua guida, certamente uno di quei pochi è stato Valerio Onida.
La magistratura italiana, e la Scuola in particolare, hanno un debito di riconoscenza verso Valerio Onida, intitolargli quest’aula, che collega in perpetuo il suo nome alla formazione dei giovani magistrati, è un piccolo, ma significativo, saldo di quanto gli è dovuto…..