Papa Francesco ci ha lasciato un patrimonio inestimabile di sollecitazioni da porre come obiettivi di condotta.
In questa fase storica in cui tutto sembra rotolare come su un piano sempre più inclinato verso la negazione dell’inclusione, la sopraffazione del forte sul debole, la costruzione di muri e la distruzione dei ponti, ove la verità è improvvisamente scalzata dalla menzogna, in una terra rassegnata all’autodistruzione per il disinteresse verso il climate change, gli insegnamenti di Papa Francesco son da porsi come una rete di contenimento preziosa, un’ancora capace di invertire il piano inclinato, se solo riuscissimo a percepirne tutti, credenti e non credenti, l’enorme portata laica di cura per questa nostra umanità in declino.
Il primo richiamo a non rassegnarsi è quello che il Papa ha rivolto ai giovani, ma vale per tutti, quale incitazione a non arrendersi a un mondo che risuona del mantra dell’esclusione, del disprezzo della diversità, dei sovranismi, di guerre e sopraffazioni che trasudano di ingiustizia: “Per favore, non perdere la capacità di sognare: quando un giovane perde questa capacità, non dico che diventa vecchio, no, perché i vecchi sognano. Diventa un ‘pensionato della vita’. È molto brutto. Per favore, giovani, non siate ‘pensionati della vita’, e non lasciatevi rubare la speranza! Mai! La speranza non delude mai!”¹
La via da seguire, ci ha insegnato il Papa, è quella della partecipazione attiva alle istituzioni.
La “partecipazione attiva”, ha scritto va perseguita nel dialogo con le istituzioni, “facendo rete" - "ma anche facendo chiasso. È molto importante" - tra le diverse realtà ispirate alla “solidarietà” e “all’inclusione”. “In questo compito vi invito ad essere voce di tutti, specialmente di chi non ha voce. E oggi c’è tanta gente che non ha voce, tanti esclusi, non solo socialmente, per i problemi di povertà, mancanza di educazione, dittatura della droga… ma anche di coloro che non sanno sognare. Fate “rete” per sognare, e non perdere questa capacità. Sognare.”²
Il tema della partecipazione è strettamente collegato a quello della responsabilità: nessuno è solo su questa terra, nessuno è responsabile solo per sé; tutti siamo responsabili della mancata contribuzione a impedire le ingiustizie, le sopraffazioni e le esclusioni, ognuno nel proprio ruolo e ambito. Francesco ha detto: “Ciascuno di noi deve sentirsi in qualche modo responsabile della devastazione a cui è sottoposta la nostra casa comune, a partire da quelle azioni che, anche solo indirettamente, alimentano i conflitti che stanno flagellando l’umanità. Si fomentano e si intrecciano, così, sfide sistemiche, distinte ma interconnesse, che affliggono il nostro pianeta. Mi riferisco, in particolare, alle disparità di ogni sorta, al trattamento disumano riservato alle persone migranti, al degrado ambientale, alla confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, al rigetto di ogni tipo di dialogo, ai cospicui finanziamenti dell’industria militare. Sono tutti fattori di una concreta minaccia per l’esistenza dell’intera umanità.”³
Solo la partecipazione di tutti, con il richiamato senso di responsabilità, può condurre a quella che Papa Francesco ha definito la sana politica, la politica che restituisce speranza per l’avvenire. “La società mondiale ha gravi carenze strutturali che non si risolvono con rattoppi o soluzioni veloci meramente occasionali. Ci sono cose che devono essere cambiate con reimpostazioni di fondo e trasformazioni importanti. Solo una sana politica potrebbe averne la guida, coinvolgendo i più diversi settori e i più vari saperi. In tal modo, un’economia integrata in un progetto politico, sociale, culturale e popolare che tenda al bene comune può “aprire la strada a opportunità differenti, che non implicano di fermare la creatività umana e il suo sogno di progresso, ma piuttosto di incanalare tale energia in modo nuovo”.⁴
La politica sana non esercita il potere come dominio. L’esempio che ha fatto il Papa quanto al potere come dominio, tratto dalla Bibbia, è quello di re Acab: “Il sovrano vuole allargare il suo giardino appropriandosi della vigna di Nabot che non vuole vendere la sua proprietà; Nabot verrà allora ucciso e Acab otterrà ciò che voleva.”⁵
La politica sana amministra per la cura dell’interesse del popolo, l’esempio della Bibbia citato dal Papa è quello di Giuseppe, figlio di Giacobbe, che “venduto come schiavo dai fratelli” viene portato poi in Egitto e, dopo varie vicende, entra al servizio del faraone che gli affida incarichi amministrativi. Francesco fa notare che “Giuseppe, che ha sofferto l’ingiustizia personalmente, non cerca il proprio interesse ma quello del popolo” e “si fa artigiano di pace”, tessendo “rapporti capaci di innovare la società”.⁶
Partecipazione, nella definizione di Papa Francesco, “significa guardare all’avvenire e investire sulle generazioni future; avviare processi piuttosto che occupare spazi”. “La vostra preoccupazione non sia il consenso elettorale né il successo personale, ma coinvolgere le persone, generare imprenditorialità - imprenditorialità, generare quello -, far fiorire sogni, far sentire la bellezza di appartenere a una comunità. La partecipazione è il balsamo sulle ferite della democrazia. Vi invito a dare il vostro contributo, a partecipare e a invitare i vostri coetanei a farlo, farlo sempre con il fine e lo stile del servizio. Il politico è un servitore”.
In quest’epoca di esclusione, di caccia agli immigranti e di torturatori impuniti, Papa Francesco ha ricordato l’importanza dell’inclusione descrivendola in maniera plastica e significativa nel gesto dello spalancare le braccia per accogliere.
"L’inclusione si manifesta nello spalancare le braccia per accogliere senza escludere; senza classificare in base alle condizioni sociali, alla lingua, alla razza, alla cultura, alla religione. Davanti a noi c'è solo una persona da amare come la ama Dio». (Messaggio del Papa per la 110° giornata del migrante e del rifugiato). Con riferimento agli immigranti il papa ci ha ricordato con semplicità e verità che la terra non è nostra e ciò impedisce in radice di escludere chi attraversa il mare per una vita migliore se non addirittura per sopravvivere. La preghiera è rivolta a Dio “Non permettere che diventiamo padroni di quella porzione del mondo che ci hai donato come dimora temporanea.”⁷
Con riferimento allo spostamento della popolazione che caratterizza i nostri anni utilizza un immagine significativa che ci unisci credenti e non credenti la frase è “ tutti noi siamo migranti in cammino su questa terra” ⁸ . Il richiamo insito in tale frase è che le ragioni che inducono le donne e gli uomini a lasciare le loro case vanno indagate, che i viaggi che intraprendono sono di disperazione e speranza che solo per la nostra casuale nascita in un luogo piuttosto che in un altro sono loro e non noi i viaggiatori disperati respinti in frontiera. L’imperativo categorico dell’inclusione presuppone chiarezza sul concetto di uguaglianza e richiede una responsabile e consapevole presa di coscienza sul fatto che viviamo in un mondo in cui ci sono nuovi schiavi che aumentano giorno dopo giorno. A questo proposito papa Francesco ci ha ricordato come “Per la società antica era vitale la distinzione tra schiavi e cittadini liberi. Questi godevano per legge di tutti i diritti, mentre agli schiavi non era riconosciuta nemmeno la dignità umana. Questo, anche succede oggi: tanta gente nel mondo, tanta, milioni, che non hanno diritto a mangiare, non hanno diritto all’educazione, non hanno diritto al lavoro: sono i nuovi schiavi, sono coloro che sono alle periferie, che sono sfruttati da tutti. Anche oggi c’è la schiavitù: pensiamo un poco a questo. Noi neghiamo a questa gente la dignità umana".⁹ L’inclusività richiede dunque il riconoscimento dell’altro come soggetto avente in nostri medesimi diritti con pretesa del medesimo rispetto, fonda come ci ha ricordato il Papa sulla sorellanza e sulla fratellanza Il rispetto e la cura dell’altro come ci ha ricordato il Papa stabilisce “una nuova cittadinanza, una nuova antropologia, quella dal cuore aperto al mondo intero. Non è più l’appartenenza a uno Stato, a una Nazione, a un’etnia o a una religione a costituire elemento di merito a pro di una cittadinanza, ma soltanto la sollecitudine di una cura, in nome del diritto di ciascuno alla dignità, del diritto a essere riconosciuto fratello. La fraternità e la sorellanza che preserva libertà e uguaglianza da individualismo e populismo trova, dunque, attuazione in un popolo, che sia modello di una nuova economia, solidale e fraterna, e, di conseguenza, modello di una nuova politica, schierata a favore della dignità di ogni persona, cioè favorevole a una governance aperta a tutti e orientata dal principio dell’opzione per i poveri. “La riuscita di una cultura dell’incontro che privilegi il dialogo come metodo, la ricerca condivisa di consensi, di accordi, di ciò che unisce invece di ciò che divide e contrappone, è un cammino che dobbiamo percorrere. Per questo dobbiamo privilegiare il tempo rispetto allo spazio, il tutto, rispetto alla parte, la realtà rispetto all’idea astratta e l’unità rispetto al conflitto" (Noi come cittadini noi come popolo, 2013).
La fraternità e la sorellanza che preservano libertà e uguaglianza da individualismo e populismo trovano attuazione in un popolo solidale: “La riuscita di una cultura dell’incontro [...] è un cammino che dobbiamo percorrere.”¹⁰
Partecipazione, inclusione e fratellanza che devono necessariamente articolarsi nel rispetto della giustizia intesa come regolazione dei rapporti “Senza giustizia non c’è pace. Infatti, se la giustizia non viene rispettata, si generano conflitti. Senza giustizia, si sancisce la legge della prevaricazione del forte sui deboli”, nonché giustizia intesa “come virtù che non riguarda solo le aule dei tribunali, ma anche l’etica che contraddistingue la nostra vita quotidiana. Stabilisce con gli altri rapporti sinceri: realizza il precetto del Vangelo, secondo cui il parlare cristiano dev’essere: «“Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno» (Mt 5,37). Le mezze verità, i discorsi sottili che vogliono raggirare il prossimo, le reticenze che occultano i reali propositi, non sono atteggiamenti consoni alla giustizia. L’uomo giusto è retto, semplice e schietto, non indossa maschere, si presenta per quello che è, ha un parlare vero. Sulle sue labbra si trova spesso la parola “grazie”: sa che, per quanto ci sforziamo di essere generosi, restiamo sempre debitori nei confronti del prossimo. Se amiamo, è anche perché siamo stati prima amati”.
“L’uomo giusto vigila sul proprio comportamento, perché non sia lesivo nei riguardi degli altri: se sbaglia, si scusa. L’uomo giusto si scusa sempre. In qualche situazione arriva a sacrificare un bene personale per metterlo a disposizione della comunità. Desidera una società ordinata, dove siano le persone a dare lustro alle cariche, e non le cariche a dare lustro alle persone. Aborrisce le raccomandazioni e non commercia favori. Ama la responsabilità ed è esemplare nel vivere e promuovere la legalità. Essa, infatti, è la via della giustizia, l’antidoto alla corruzione: quanto è importante educare le persone, in particolare i giovani, alla cultura della legalità! È la via per prevenire il cancro della corruzione e per debellare la criminalità, togliendole il terreno sotto i piedi".
Ancora, il giusto rifugge comportamenti nocivi come la calunnia, la falsa testimonianza, la frode, l’usura, il dileggio, la disonestà. Il giusto mantiene la parola data, restituisce quanto ha preso in prestito, riconosce il corretto salario a tutti gli operai – un uomo che non riconosce il giusto salario agli operai, non è giusto, è ingiusto – si guarda bene dal pronunciare giudizi temerari nei confronti del prossimo, difende la fama e il buon nome altrui” (Udienza generale Mercoledì, 3 aprile 2024).
Papa Francesco non si è sottratto dall'affrontare la questione epocale del climate change con riferimento alla quale si assiste al disinteressamento e negazionismo, tanto più grave quest’ultimo in quanto operato da chi molto potrebbe fare.
A riguardo il Papa ha scritto “Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti”. Il Papa l’ha chiamata “una malattia silenziosa” che trova le sue radici in un modello di sviluppo insostenibile. Di fronte alla crisi climatica “non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. L’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti” ¹¹ (“Laudate Deum” diffusa il 4 ottobre 2023)
L’esempio dei suoi giorni di vita la sua presenza tra i fedeli, nonostante la malattia la sua strenua volontà di offrire sé stesso fino all’ultimo respiro per invocare la pace per la martoriata Ucraina e per la strage dei palestinesi “cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira ad un futuro di pace!» è stata la sua ultima invocazione, insieme a quella in favore dei migranti con la quale ha stigmatizzato il disprezzo del quale la nostra società li fa oggetto.
Rimarrà impresso nella nostra memoria l'aggettivo ignobile utilizzato nella benedizione Ubi et Orbi per qualificare la drammatica situazione umanitaria di Gaza, una pulizia etnica senza precedenti della quale l’occidente è incapace di farsi carico.
¹ Francesco. (2023, 16 novembre). Discorso ai membri del Consiglio Nazionale dei Giovani d’Italia. Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana.
² Francesco. (2021, 11 novembre). Discorso alla Rete Nazionale del Servizio Civile.
³ Francesco. (2023, 8 dicembre). Messaggio per la 57ª Giornata Mondiale della Pace 2024.
⁴ Francesco. (2015). Laudato Si’, n. 191.
⁵ Francesco. (2019, 16 settembre). Omelia, riflessione su 1 Re 21.
⁶ Francesco. (2019, 1 gennaio). Messaggio per la 52ª Giornata Mondiale della Pace.
⁷ Francesco. (2024). Messaggio per la 110ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
⁸ Francesco. (2022, 29 settembre). Discorso alla Pastorale per i Migranti.
⁹ Francesco. (2020, 16 dicembre). Udienza generale: Catechesi sul Magnificat.
¹⁰ Francesco. (2020). Fratelli Tutti, n. 217.
¹¹ Francesco. (2023, 4 ottobre). Laudate Deum.