Giudici laici ed Onorari Europei. Viaggio attorno alla conoscenza delle norme CEDU e della Carta Europea.
Report dell'assemblea dei giudici laici e onorari europei che si è tenuta a Lipsia dal 10 al 12 maggio 2024 in occasione della giornata del Giudice Laico.
di Alessia Perolio
Sommario: 1. Premessa – 2. Dal Processo di Lipsia al principio di legalità - 3. Il Primo Processo di Lipsia quale antecedente alla creazione della Corte Penale Internazionale - 4. Il Secondo Processo di Lipsia e la violazione del diritto di legalità e dei diritti umani - 5. Il principio di legalità - 6. Lo stato della magistratura laica ed onoraria in Europa - 7. Commissione per la redazione di un comune codice etico.
1. Premessa
Si è svolta a Lipsia, città nello Stato della Sassonia, nella ex Germania dell'Est, l’annuale assemblea della Rete Europea dei Giudici Laici ed Onorari Enalj.
La città, culturalmente attiva sin dall’antichità, è famosa per ospitare nella chiesa tardo gotica di San Tommaso la tomba del compositore J.S Bach, nonché per essere stata scelta nel 1519 quale sede per la celebre disputa fra Lutero e Johammes Eck ed ancora, per essere stata la sede universitaria ove studiò Goethe.
In epoca più recente, la chiesa di San Nicola ebbe un ruolo importante per la caduta del regime comunista, nel 1989, in quanto sede di incontro per le "manifestazioni del lunedì".
2. Dal Processo di Lipsia al principio di legalità
L’assemblea di Enalj cui hanno partecipato delegazioni di Italia, Germania, Austria, Polonia, Svezia, Finlandia, Belgio e Bulgaria, è stata preceduta da una visita alla sede della Corte Amministrativa Federale, suprema corte della giustizia amministrativa della Germania, che si occupa principalmente di dispute tra i cittadini e lo Stato ad eccezione delle materie riguardanti le politiche sociali, devolute alla Corte sociale federale, e a quelle riguardanti al finanza, gestite dalla Corte fiscale federale.
Il palazzo, dopo la prima guerra mondiale era stato sede del Supremo Tribunale Costituzionale della Repubblica di Weimar, che decideva nei casi di conflitto fra il governo del Reich e quelli dei singoli stati.
3. Il Primo Processo di Lipsia quale antecedente alla creazione della Corte Penale Internazionale
Presso la Corte Suprema Tedesca dal 23 maggio al 16 luglio 1921 si tenne il Processo di Lipsia. Un processo a criminali di guerra tedeschi della prima guerra mondiale, celebrato come parte delle sanzioni imposte al Governo Tedesco nel Trattato di Versailles.
Di attuale importanza anche ai giorni nostri, per le vicende che riguardano le guerre alle porte dell’Europa, il processo di Lipsia viene ricordato in quanto fu il primo tentativo di elaborare un sistema globale per il perseguimento delle violazioni del diritto internazionale. Tendenza rinnovata nel corso della seconda guerra mondiale, e dopo la fine della Guerra fredda, sino a giungere alla costituzione della Corte penale internazionale nel 2002.
4. Il Secondo Processo di Lipsia e la violazione del diritto di legalità e dei diritti umani
Maggiormente famoso, è il processo che si svolse a Lipsia a seguito dell’incendio del Reichstag davanti alla IV Sessione penale del tribunale del Reichstag e che iniziò nell’aprile del 1933 e terminò con la sentenza pronunciata il 23 dicembre.
Imputati tre comunisti bulgari, uno dei quali, Georgi Dimitrov (eroe bulgaro) figura di spicco del comunismo internazionale in quanto capo del Komintern per l’Europa Occidentale.
Il processo ebbe un’enorme risonanza mediatica, sia in Europa che negli Stati Uniti e fu consentito di seguire il dibattito a ottantadue corrispondenti di giornali stranieri, oltre dodici tedeschi.
Il caso fu emblematico in quanto vennero violate alcune delle procedure ordinarie quali la mancata fornitura di un’immediata assistenza legale agli imputati e l’uso delle catene con modalità degradanti e prive del rispetto della dignità umana.
Infatti i sospettati vennero tenuti incatenati dal 4 aprile al 31 agosto 1933, sia di giorno che di notte, addirittura durante le prime tre settimane vennero ammanettati anche alle caviglie, violando apertamente le più elementari procedure carcerarie.
Inoltre quale corollario al processo si ricorda che al fine di riuscire a condannare i ritenuti colpevoli dell’incendio del Reichstag il governo nazista aveva fatto approvare una legge, la cosiddetta Lex van der Lubbe (dal nome di uno degli imputati) del 29 marzo 1933, secondo la quale era prevista la condanna a morte per reati volti a sovvertire l’ordine.
Tuttavia il reato era stato commesso il 27 febbraio, quindi prima dell’entrata in vigore della normativa. Il Governo dell’epoca tuttavia aveva estesero la validità della legge a tutti i crimini compiuti a partire dal 30 gennaio.
La legge risultava così essere una vera e propria lex contra personas.
Nella sala dove si svolse il processo, i membri di Enalj hanno avuto modo di riflettere su alcuni aspetti che concernono il processo moderno.
Innanzitutto il rimando ai processi celebrati nel palazzo visitato ha permesso di focalizzare l’attenzione sull’uso ed abuso di procedure che ledono il rispetto della dignità umana e dell’attualità del tema, in relazione alla violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, secondo cui “nessuno può essere sottoposto a trattamenti inumani o degradanti”.
5. Il principio di legalità
Richiamando le vicende del Processo di Lipsia del 1933, si è posta l’attenzione su di un importante principio: il Nullum crimen, nulla poena sine praevia lege poenali.
L’articolo 7, paragrafo 1, della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950 stabilisce che: «Nessuno può essere condannato per una azione o una omissione che, al momento in cui è stata commessa, non costituiva reato secondo il diritto interno o il diritto internazionale. Parimenti, non può essere inflitta una pena più grave di quella applicabile al momento in cui il reato è stato commesso».
Parimenti, sul versante del diritto dell’Unione, Il Trattato sull’Unione europea, e più precisamente l’articolo 49 della Carta rispecchia che amplia l’articolo 7, paragrafo 1, della CEDU, prevede che «1. Nessuno può essere condannato per un’azione o un’omissione che, al momento in cui è stata commessa, non costituiva reato secondo il diritto interno o il diritto internazionale. Parimenti, non può essere inflitta una pena più grave di quella applicabile al momento in cui il reato è stato commesso. Se, successivamente alla commissione del reato, la legge prevede l’applicazione di una pena più lieve, occorre applicare quest’ultima.
2. Il presente articolo non osta al giudizio e alla condanna di una persona colpevole di un’azione o di un’omissione che, al momento in cui è stata commessa, costituiva un crimine secondo i principi generali riconosciuti da tutte le nazioni.»
L’Assemblea di Enalj, guidata dal Presidente Rainer Sedelmayer e dal segretario Hasso Lieber ha trattato alcuni tempi importanti quali la richiesta di maggior partecipazione dei giudici laici all’amministrazione della giustizia quale principio di democrazia.
Il Presidente per la ricerca scientifica, Prof. Piotr Juchaz, professore di Filosofia del diritto presso l’Università Adam Mickiewicz University (che ha ospitato l’Assemblea di Enalj nel 2022) ha esortato le organizzazioni nazionali a farsi portavoce affinché sia garantita la loro partecipazione nei rispettivi Consigli Nazionali.
Questa richiesta va di pari passo a quella avanzata da tempo dalla magistratura onoraria italiana che chiede di poter eleggere propri rappresentanti non solo presso i consigli giudiziari ma anche presso il Consiglio Superiore della Magistratura al fine di portare la voce dei tanti magistrati onorari che contribuiscono ad amministrare la giustizia.
La professoressa Daniela Heid, Ph.D alla Università Federale di Scienze amministrative applicate ha tenuto una lezione relativa alla struttura dell’Unione Europea, ripercorrendo le tappe che vanno dalla prima approvazione dei trattati che istituivano la CECA e l’EURATOM al Trattato di Lisbona.
L’assemblea ha avuto modo di instaurare un dibattito con la professoressa Heid e la Professoressa Karolina M. Cern, vicedirettore per la ricerca e la cooperazione internazionale, intervenuta all’assemblea per parlare dei modelli di partecipazione laica alla giustizia. La professoressa Cern ha ipotizzato che le istituzioni europee possano raccomandare agli stati membri di promuovere maggiormente la partecipazione laica all’amministrazione della giustizia, inserendo la previsione nel dettato costituzionale dei singoli paesi membri.
Vi è quindi una maggior richiesta di partecipazione all’amministrazione della giustizia da parte di tutte le associazioni europee che vogliono sensibilizzare la cittadinanza circa il lavoro svolto.
6. Lo stato della magistratura laica ed onoraria in Europa
Tra i report nazionali si segnala quello bulgaro, che, in vista di una riforma della figura di giudice laico, ha portato i giudici laici bulgari a chiedere aiuto a tutti i partecipanti al fine di confrontarsi sulla natura, l’impegno, la tutela dei diritti dei lavoratori nonché il trattamento economico. Ciò a significare che l’esigenza di maggior tutela non è solo una prerogativa della magistratura italiana ma è sentita in varie parti dell’Unione.
Di rilievo è la dichiarazione di Solidarietà alla causa della magistratura onoraria italiana votata dall’Assemblea che ha dato mandato di firma al Presidente Sedelmayer affinché inoltrasse alle autorità italiane una lettera di supporto e di auspicio ad una rapida definizione delle annose vicende che riguardano la magistratura onoraria italiana.
Report molto interessante è quello dell’associazione tedesca di giudici laici DVD che con la sua rivista Richter Ohne Robe (letteralmente giudici senza toga) si occupa di trattare vari temi concernenti la magistratura onoraria tedesca. In particolar modo dal report del 2024 emerge l’attenzione dell’associazione circa le modalità di reclutamento dei magistrati laici. Soprattutto in relazione all’esigenza di maggior controllo dei soggetti che vengono arruolati tra le file della magistratura laica. La preoccupazione che viene messa in rilievo anche da altre associazioni tedesche è che i magistrati laici ed onorari non siano soggetti asserviti alla politica, poiché vi è il rischio, in mancanza di regole deontologiche ed etiche, che vi sia una deriva xenofoba.
7. Commissione per la redazione di un comune codice etico
Tale argomento si collega con l’ultimo punto trattato all’ordine del giorno dell’Assemblea. Volutamente lasciato per ultimo in quanto merita un approfondimento maggiore. Si tratta della creazione di una commissione per la redazione dei principi del Codice Etico comune ai giudici onorari e laici.
Della commissione fanno parte la Polonia che tramite il Prof. Juchaz la presiede, nonché la Germania con il proprio rappresentante Hasso Lieber dell’associazione Parijus, l’Italia rappresentata dalla dott.ssa Alessia Perolio, magistrato onorario di Tribunale, e delegata UNIMO, nonché la Bulgaria con il Mimo Gracia fondatore della Fondazione Giudici laici e la Finlandia rappresentata da Ollavi Kuikka. L’obbiettivo è quello di redigere un codice che contenga delle norme etiche che rappresentino la sintesi tra la normativa di tutti gli stati membri e siano considerate il minimo denominatore comune applicabile a tutte le variegate figure di giudici onorari e laici che compongono l’associazione.
(Immagine: la sede di Lipsia della Corte amministrativa federale, foto via Wikimedia Commons)