GIUSTIZIA INSIEME

ISSN: 2974-9999
Registrazione: 5 maggio 2023 n. 68 presso il Tribunale di Roma

    IL CONCORSO, IL TIROCINIO, LA PRESA DELLE FUNZIONI ED IL PRIMO IMPATTO CON LE CORRENTI

    IL CONCORSO, IL TIROCINIO, LA PRESA DELLE FUNZIONI ED IL PRIMO IMPATTO CON LE CORRENTI

    IL CONCORSO, IL TIROCINIO, LA PRESA DELLE FUNZIONI ED IL PRIMO IMPATTO CON LE CORRENTI

    Intervista di Marta Agostini a Giuseppe Falcone e Marica Brucci, magistrati di prima nomina in servizio alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lamezia Terme

     Le domande.

    1. Come hai affrontato la preparazione al concorso in magistratura e come pensi possa essere migliorato il sistema dell’accesso?

    2. L’esperienza del tirocinio presso gli uffici giudiziari e presso la Scuola Superiore della Magistratura: esperienza positiva?

    3. I primi mesi da Pubblico Ministero in Calabria: impressioni?

    4. Cosa rappresentano le correnti agli occhi di un giovane magistrato? Hai avuto modo di farti un’idea durante il tirocinio? E cosa ne pensi della vicenda che ultimamente ha coinvolto il Consiglio Superiore della Magistratura a seguito delle indagini della Procura di Perugia?

    5. Aspettative e speranze per il futuro.

     Le risposte.

    1. Come hai affrontato la preparazione al concorso in magistratura e come pensi possa essere migliorato il sistema dell’accesso?

    GIUSEPPE FALCONE: Dopo la laurea, conseguita nel 2012, ho frequentato la Scuola di specializzazione per le professioni legali e il primo anno mi sono dedicato allo studio teorico e al tirocinio di formazione di 180 ore in tribunale. Il secondo anno di Scuola, preso un po’ dal timore di investire troppe energie per raggiungere un traguardo che mi sembrava lontanissimo, ho iniziato a collaborare in uno Studio legale, inizialmente part-time e, al termine delle lezioni presso la Scuola, mi sono dedicato totalmente al lavoro. Da quel momento ho dedicato molto meno tempo allo studio delle materie per la prova scritta al concorso, al punto da aver quasi tralasciato quello che avevo sempre considerato il mio obiettivo principale. Dopo un po’ di tempo in cui tutto sembrava girare per il verso giusto, ho visto sui social la pubblicazione del bando per il concorso e mi sono reso conto che avevo dimenticato la mia priorità: diventare un magistrato. Ed allora ho mollato tutto e mi sono dedicato allo studio matto e disperatissimo per circa nove mesi, quando ho affrontato, finalmente, i terribili tre giorni alla Fiera di Roma.

    Alla consegna del terzo tema, ero assolutamente sfiduciato e mi ero convinto di aver sbagliato tutto nella vita, così, ho subito preso il telefono e ho accettato una proposta di lavoro, che avevo ricevuto qualche settimana prima, da parte di un istituto di credito. Dimenticandomi di tutti i sacrifici e, persino, di aver sostenuto il concorso. Fino a che non ho avuto notizia di aver passato gli scritti! Giorno di cui, in realtà non serbo un ricordo bellissimo: ero a lavoro e sono andato totalmente nel panico; sensazione che mi sono portato fino al giorno dell’orale (dopo solo 2 mesi).

    Per chi come me non ha avuto il coraggio di studiare a tempo pieno per anni dopo la laurea, la preparazione al concorso è particolarmente dura. Francamente non credo che il sistema di accesso alla magistratura vada cambiando, inserendo filtri e limiti alla partecipazione (test a crocette, voto di laurea, tirocini o altro). Il problema è che le tracce estratte negli ultimi anni sono state quasi sempre basate su una qualche rivoluzionaria sentenza della Corte di Cassazione che necessariamente presuppongono uno studio ossessivo delle singole pronunce della giurisprudenza di legittimità. Il che ha comportato il proliferare delle scuole di formazione private, con “la caccia alla sentenza vincente”, demoralizzando chi non può o non vuole dedicarsi per anni esclusivamente allo studio teorico. Credo basterebbe sottoporre ai candidati temi che presuppongano sì la puntuale conoscenza degli istituti fondamentali del diritto, ma che necessitino di uno svolgimento logico, personale e critico degli stessi.

    MARICA BRUCCI:  con tenacia e tanto sacrificio. Mi sono laureata nel 2010, quindi ho seguito l'iter canonico della scuola di specializzazione, esperienza che dal punto di visto umano mi ha arricchito molto (ho conosciuto alcune delle mie migliori amiche), non altrettanto dal punto di vista professionale. Dispersiva, costosa e inadeguata al tipo di preparazione richiesto per il concorso. Così, come gran parte dei miei colleghi, ho scelto di frequentare una scuola privata, precisamente quella del Giudice Galli. La sua impronta è stata determinante nella mia vita. Mi piace dire che lui il diritto non me l'ha solo insegnato, ma me l'ha fatto "vedere", consentendomi di sviluppare un approccio critico alla soluzione di qualsiasi questione.

    L’accesso in magistratura dovrebbe a mio avviso essere più veloce e meno dispendioso. La necessità di investire almeno tre o quattro anni dopo la laurea, senza alcuna garanzia di risultato, demotiva inevitabilmente le persone che non hanno fonti di reddito e che non possono permettersi un'immobilizzazione di questo tipo. In sostanza sta imborghesendo la magistratura, scia che trovo pericolosa. Inoltre, sebbene tempi di studio più lunghi rendano superiore la preparazione dei concorsisti, implementano anche la loro alienazione dalla realtà, mentre la nostra professione richiede intelligenza, prontezza di spirito, ma soprattutto la capacità di cogliere l’essere umano dietro il fascicolo.

    Quindi, sì, sostengo le riforme che vorrebbero riportare il concorso in magistratura ad un concorso di primo livello, accessibile dopo la laurea. Tuttavia, credo che al contempo l'intero sistema universitario andrebbe riformato. La laurea in giurisprudenza, anche con il massimo dei voti, non è più garanzia di una reale preparazione giuridica.

     

    2.L’esperienza del tirocinio presso gli uffici giudiziari e presso la Scuola Superiore della Magistratura: esperienza positiva?

    GIUSEPPE FALCONE: Il tirocinio a Milano è stata un’esperienza bellissima. Gli uffici giudiziari di Milano sono proprio come Milano: grandi, eterogenei, architetture fredde, con grandi aspettative di efficienza (che poi vengono quasi sempre frustrate) ma dopo un po’… ti senti a casa!

    Ho avuto la fortuna di avere tutti affidatari eccezionali, che mi hanno insegnato moltissimo, sia dal punto di vista tecnico che umano. Ma ciò per cui li ringrazio di più, almeno alcuni, è avermi mostrato nei fatti, con la loro condotta e la loro dedizione, quello che mi piace definire “la consapevolezza del ruolo”: tecnicismo e umanità, autorità e umiltà, efficienza e approfondimento, senza mai dimenticare di essere a servizio della collettività.

    Ma ovviamente il tirocinio non è solo formazione. Ho avuto il piacere di conoscere tanti nuovi amici, che spero resteranno tali a lungo, nonostante le distanze.

    Sono state altrettanto soddisfacenti le settimane presso la Scuola Superiore: durante il Tirocinio negli Uffici Giudiziari si ha poco tempo per approfondire alcuni aspetti teorici (soprattutto del diritto processuale) che invece hanno trovato ampio spazio nelle lezioni e nelle esercitazioni a Scandicci. E poi si ha la possibilità di confrontarsi con prassi e usi diffusi in altri sedi.

    MARICA BRUCCI: Il mio concorso rientra nello sfortunato biennio della "riduzione". Il taglio ha riguardato essenzialmente la Scuola per la magistratura, di cui quindi ho un'esperienza molto limitata. Tuttavia, posso dire di averla trovata molto utile, soprattutto per aver garantito una continuità dei tutor, abbinati a piccole classi, dove il confronto su questioni pratiche è stato formativo e rassicurante. E poi, perchè no (!), un po’ di divertimento e aggregazione dopo anni di sacrificio ce li siamo meritati.

    Per quanto riguarda invece la parte di tirocinio "sul campo", nel mio caso a Napoli, la mia esperienza è stata meravigliosa. Ho avuto la fortuna di essere affidata a magistrati di grande competenza e umanità, appassionati al loro lavoro, ma con spiccato senso dell’equilibrio. Quello che oggi più mi emoziona, però, è la loro presenza costante, unitamente a quella di tanti colleghi con cui condivido gioie e dolori.

     3. I primi mesi da Pubblico Ministero in Calabria: impressioni?

    GIUSEPPE FALCONE: Una breve premessa: io da calabrese emigrato da 12 anni al nord, sentivo un debito nei confronti della mia terra. E nel momento in cui mi sono ritrovato a dover scegliere la mia prima sede, non ho avuto alcun dubbio: dovevo tornare in Calabria. Poco mi importava il fatto che questo avrebbe significato sostanzialmente “emigrare” un’altra volta.  E la scelta è ricaduta, quindi, su Lamezia.

    La prima impressione che ho avuto appena arrivato nella mia sede è stata ottima. Venendo da Milano, quello di Lamezia Terme mi è sembrato un ufficio davvero molto piccolo (siamo quattro sostituti). Con tutti i difetti della piccola sede e, chiaramente, tutti i pregi. Tra questi, l’avere colleghi per lo più giovani, e molto entusiasti, mi ha colpito molto positivamente.

    A parte questo, tutto è andato esattamente come mi aspettavo: tanto entusiasmo, tanta fatica, qualche errore e mille dubbi, che per fortuna i “colleghi anziani” sono sempre pronti a sciogliere!

    Ovviamente il tirocinio svolto a Milano non è molto adeguato alle peculiarità di un piccolo ufficio calabrese: realtà sociali così diverse non possono che comportare una tipologia di lavoro molto diverse; ma non credo sia un problema, è solo una sfida in più rende tutto più stimolante.

    Chiaramente, giocando in casa, non ho avuto problemi di adattamento e mi sono sentito subito a casa, sia con i colleghi che con il territorio in generale.

    MARICA BRUCCI: Domanda di riserva? Scherzo.

    Sono stati mesi molto intensi, faticosi ma anche stimolanti. Con lentezza sto iniziando a pensare ad un'organizzazione (vagamente) efficiente del mio ufficio. Sono consapevole di lavorare in una realtà molto particolare, in cui le dinamiche sociali e culturali si intrecciano con quelle giuridiche e occuparmi di pubblica amministrazione, per quanto interessante in diritto, non è semplice in fatto.

    Sono felice però.

    Lo sono perché sto facendo quello che ho sempre desiderato, perché ho accanto a me delle persone meravigliose, amici prima che brillanti colleghi, con cui sdrammatizzare le difficoltà quotidiane. Perché ho un Procuratore di grande esperienza, sempre disponibile e attento alle nostre esigenze. E perché trovo che la Calabria sia una terra complessa, ma interessante (soprattutto quando non piove!)  

     

    4.Cosa rappresentano le correnti agli occhi di un giovane magistrato? Hai avuto modo di farti un’idea durante il tirocinio? E cosa ne pensi della vicenda che ultimamente ha coinvolto il Consiglio Superiore della Magistratura?

    GIUSEPPE FALCONE: Le correnti agli occhi di un giovane magistrato sono “qualcosa di strano”.

    I contatti avuti con le correnti a Milano sono stati piuttosto sporadici. La corrente che si è mostrata più attenta a noi MOT è stata sicuramente Magistratura Indipendente. Ad esempio, nelle settimane precedenti alla scelta della sede, alcuni esponenti di MI si sono resi molto disponibili a indicarci i nomi di diversi colleghi, in diversi uffici in tutta Italia, da contattare per avere informazioni sulle sedi di nostro interesse.  E sono stati altrettanto disponibili nel fornirci - in vista della presa di funzioni -informazioni pratiche, modulistica, informazioni su circolari del CSM più rilevanti o comunque dritte organizzative per i nostri Uffici.  Da parte di Area, invece, abbiamo ricevuto solo alcuni inviti ad eventi culturali, come il cineforum, ma mai nulla di rivolto specificamente a noi.

    Sinceramente, mi ha stupito molto durante il tirocinio che mai si sia parlato apertamente della storia, del ruolo e della funzione delle correnti. Ho avuto l’impressione che sia una sorta di tabù. Eppure a me, come anche ai colleghi MOT con cui mi sono confrontato, sarebbe piaciuto che qualcuno, dall’interno delle correnti, ce ne parlasse apertamente, ci spiegasse quali sono davvero i loro punti di vista, gli ideali che accomunano gli iscritti, le ragioni per cui vale la pena aderire, cosa porta un magistrato a iscriversi. In sostanza, perché esistono.

    Mi sono sentito rispondere che, se si presentassero le correnti ai MOT, potrebbe sembrare un atto di proselitismo e che pertanto si è sempre ritenuto più opportuno lasciare liberi i neo colleghi di informarsi liberamente. Ebbene, io non avrei avuto questa impressione, e avrei gradito un incontro, magari organizzato da tutte le correnti insieme, con uno scopo esclusivamente illustrativo. Io non so se mai aderirò ad una corrente, ma mi sarebbe piaciuto saperne di più.

    Credo che non spiegarne ai nuovi colleghi la natura e le funzioni rischi di farle apparire come qualcosa di oscuro, di poco trasparente. Ne sono ancora più convito oggi, alla luce di quanto sta emergendo in seno al CSM che, per molta parte dell’opinione pubblica, altro non è che il frutto avvelenato delle fantomatiche correnti.

    Io trovo che sia una vicenda francamente disgustosa; e mi fa venire in mente a quando, da giovane studente pieno di entusiasmo, pensavo alla magistratura come ad un’elite di persone - non solo colte e intelligenti- ma di assoluto spessore morale e indomito coraggio. È quello mi piacerebbe pensassero ancora oggi i ragazzi che sognano lo stesso futuro che sognavo io. E invece temo che quanto sta coinvolgendo i nostri colleghi al CSM abbia incrinato fortemente la credibilità della magistratura, quasi quanto quella della politica. E ci sarà molto da fare per porre rimedio, che non può essere altro che risorgimento morale e ideale della magistratura. Spero che chi ha l’onore di contribuire al funzionamento della Repubblica, svolgendo la funzione giurisdizionale, non abbia altri obiettivi che quello di offrire un ottimo servizio.

    MARICA BRUCCI: L’approccio con le correnti durante il tirocinio è stato scarno. A Napoli l'associazionismo non si avverte tantissimo, almeno in tirocinio. Credo accada perché la realtà giudiziaria napoletana è molto ampia (soltanto i requirenti sono quasi 100), con magistrati di estrazione culturale diversa.

    Ho ricevuto inviti a feste e convegni, in particolare da M.I. e Unicost, soprattutto in prossimità della scelta delle sedi di prima destinazione.

    Da questo punto di vista i miei affidatari hanno sensibilità diverse.  Alcuni del tutto estranei alle logiche delle correnti, non iscritti finanche ad ANM, altri molto attivi, ragion per cui ho seguito alcuni convegni che li vedevano tra gli organizzatori. Sicuramente posso dire che la corrente meno interessata a coinvolgere i magistrati in tirocinio è stata Area.

    La vicenda che ha coinvolto di recente il Csm mi ha molto amareggiato. Non ho mai provato interesse per il “potere” che si concentra nella funzione, ma solo per il fine cui è orientato. Trovo mortificante quanto accaduto, soprattutto se penso a quanti sacrifici la gran parte degli sconosciuti magistrati hanno speso e continuiamo a spendere per rendere un servizio dignitoso alla collettività. Percepisco un preoccupante calo di credibilità della funzione, che dobbiamo assolutamente arginare. 

     5. Aspettative e speranze per il futuro

    GIUSEPPE FALCONE: Io non so cosa voglia dire essere un buon magistrato; non lo so perché ne ho conosciuti tanti, molto diversi, ognuno con un proprio modo di intendere la propria funzione e con il proprio modo di indossare la toga.

    Ciò che spero è di non arrendermi mai e di non perdere l’entusiasmo di oggi, che mi porta a vivere la fatica di ogni giorno, senza sentirne il peso sulle spalle. So che l’impegno, la passione, la curiosità intellettuale non mi impediranno di commettere errori; ma sono sicuro che avrò l’opportunità di imparare molto soprattutto dagli errori che commetterò.

    E spero di non cadere nell’inganno dell’efficientismo, nell’ansia di “buttare fuori i fascicoli” ad ogni costo, e di non dimenticare mai che la magistratura è parte viva della società, e non può estraniarsene, rinchiudendosi in ufficio, ignorando cosa accede fuori.

    MARICA BRUCCI: Mi auguro di diventare un buon magistrato; non aspiro ad essere considerata bravissima, né importante o stakanovista. Vorrei preservare il mio profondo senso di giustizia e la mia passione per il diritto, raggiungendo quel punto di equilibrio in cui professione, rapporti affettivi e interessi culturali convivono pacificamente. Perché credo fermamente nell’essere umano, prima del magistrato.

     

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