Il rinvio pregiudiziale come strumento di sviluppo degli ordinamenti
Convegno del Dottorato di ricerca in «Diritto dell’Unione europea e ordinamenti nazionali»
Università degli Studi di Ferrara, Dipartimento di Giurisprudenza – Sede di Rovigo, Palazzo Angeli, c.so del Popolo 149, Rovigo 13 e 14 ottobre 2022
Ai sensi dell'art. 19, par. 3, del Trattato istitutivo dell'Unione europea, la Corte di giustizia dell'Unione europea è competente a pronunciarsi in via pregiudiziale «sull'interpretazione del diritto dell'Unione europea o sulla validità degli atti adottati dalle istituzioni [dell'Unione]». I relativi procedimenti, disciplinati dall'art. 267 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e comunemente designati con l'espressione «rinvio pregiudiziale», possono (o debbono) essere attivati su domanda di una giurisdizione di uno degli Stati membri.
Nelle parole della Corte di giustizia, il rinvio pregiudiziale è «la chiave di volta del sistema giurisdizionale istituito dai Trattati», che permette all’ordinamento dell’Unione di mantenere la propria autonomia e peculiarità.
Per la Corte costituzionale italiana, il rinvio pregiudiziale «concorre ad assicurare e rafforzare [quel]l’architrave su cui poggia la comunità di corti nazionali», ovvero il primato stesso del diritto dell’Unione.
La rilevanza del rinvio pregiudiziale, dunque, lungi dall’esaurirsi nel perimetro dei profili squisitamente “comunitari”, investe il sistema giuridico nazionale nella sua interezza. Esso costituisce il meccanismo che ha permesso, e tutt’ora permette, di sancire i più importanti principi dell’ordinamento dell’Unione europea, nonché di tutelare i diritti dei singoli attraverso un continuo adattamento e dialogo tra le legislazioni nazionali e quella dell'Unione europea.
A dimostrazione del suo rilievo “sistemico”, la dottrina è arrivata a definire il rinvio pregiudiziale una «procedura di infrazione dei cittadini», «un élément sacro-saint de l’héritage juridique européen», nel contempo però non esitando a considerarlo «victime de son succès», alla luce delle tensioni di cui la sua proposizione è sovente espressione, tensioni che vengono ora superate e sopite, ora acuite ed accentuate, dalle sentenze pronunciate dalla Corte di giustizia per rispondere ai quesiti che i giudici nazionali le sottopongono.
Si dice che la Corte di giustizia temesse che la procedura pregiudiziale – nata sulla scorta di diversi modelli, ma certamente su forte impulso della delegazione diplomatica italiana, almeno con riguardo al rinvio interpretativo – potesse risolversi in un fallimento, rimanendo sostanzialmente disapplicata; e che il timore fosse così forte e sentito che il deposito del primo quesito, proposto da un giudice olandese nel 1961, fu festeggiato commissionando l'acquisto di una cassa di champagne. Vero o falso che sia l’aneddoto, quel che è certo è che, da allora, il contenzioso pregiudiziale non si è più fermato, con oltre 11.000 procedimenti complessivamente instaurati su iniziativa di giudici appartenenti a tutti gli Stati membri dell’Unione (di cui più di 1.400 promossi da giudici italiani), costituenti attualmente il 67% del carico di lavoro della Corte di giustizia.
A sessant’anni esatti dalla sentenza che si pronunciò su quel primo, storico, rinvio, il Dottorato ferrarese in Diritto dell’Unione europea e ordinamenti nazionali dedica il convegno annuale al rinvio pregiudiziale e all'impatto che esso ha avuto e continua ad avere sull’ordinamento italiano, in ossequio alle proprie salde radici “comunitarie” e alla sua vocazione a indagare i diversi settori dell’ordinamento nazionale e le loro intersezioni con il diritto dell’Unione europea.
L’evento congressuale è stato preceduto da un’ampia attività di ricerca e catalogazione di tutti i rinvii pregiudiziali italiani dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona (1° dicembre 2009) al 31 dicembre 2021, compiuta dalle dottorande e dai dottorandi attualmente iscritti.
Esso vede la partecipazione di accademici, giudici e professionisti e mira a riflettere, in termini interdisciplinari, sulla disciplina presente e futura del rinvio pregiudiziale, nonché sulla sua capacità di far evolvere i diversi settori del diritto interno.
La prima sessione sarà dedicata allo studio dell’istituto giuridico, dalle sue origini ai suoi più recenti (e futuri) sviluppi, con particolare attenzione alla sua attitudine a stimolare il dialogo ed il confronto tra Corti supreme, nonché ad ispirare la creazione di analoghi modelli a livello nazionale.
La seconda sessione volgerà lo sguardo ai singoli settori del diritto interno, per misurare in concreto il suo impatto sistematico e la sua influenza sull'interpretazione e sull'applicazione giurisprudenziale dei principi, degli istituti, delle disposizioni normative che tali settori concorrono a comporre, nonché la sua effettiva capacità di vincolare l’agire di giudici, dell’Amministrazione, del legislatore e, più in generale, di cittadini e imprese.