Recensione di Vietnam Soul di Nguyễn Huy Thiễp (2018 Ibis, Como-Pavia; 2025 GEDI News Network Spa,Torino)
Se si digita sul web il nome dell’autore (Hanoi, 29 aprile 1950 – 20 marzo 2021), si legge dappertutto che è considerato il maggior scrittore vietnamita contemporaneo, spesso paragonato ad Anton Čechov.
Vietnam Soul è una raccolta di 17 racconti, l’ultimo dei quali ne contiene dieci molto brevi. Tutto si svolge in Vietnam, ma non durante la guerra, che sempre ricordiamo quando si parla di quella nazione. Nel libro, semmai, si può intravedere l’indebolimento degli ideali rivoluzionari di quel tempo e dei legami comunitari. I racconti sono diversi, quasi mai in sequenza l’uno con l’altro, e rimandano a storie che si svolgono in vari villaggi lontani dalle città più grandi, nelle campagne, in zone montagnose impervie o vicine a fiumi e laghi, il che consente una descrizione orgogliosa della natura di quello stupendo Paese: “un mese dopo i festeggiamenti del Tết (il Capodanno lunare del Vietnam)..sugli alberi spuntano le gemme, il bosco si colora di un verde umido e denso. La natura assume un aspetto solenne e al tempo stesso tenero, affettuoso” (dal racconto “Il sale della foresta”). La forza del popolo vietnamita è ben nota, ma qui emergono anche particolarità e differenze tra le vite dei protagonisti dei racconti descritte nelle loro plurime sfaccettature.
Bastano i titoli dei racconti per immaginarne i contenuti che è qui impossibile sintetizzare tutti: nel “Generale in pensione”, un ingegnere parla dei suoi vicini e dei familiari, tra cui il padre che muore in guerra ed è seppellito nel Cimitero degli eroi di Cao Bang, a nord di Hanoi. Si parla di morte, cimiteri e riti anche nel secondo racconto,“Senza re”, dove però c’è soprattutto la vita perchè la morte non è mai senza speranza: dopo le lacrime, si riparte dal banchetto per la morte del defunto, si accendono gli incensi agli avi ed altra vita scorre davanti ai nostri occhi,
Nel quarto racconto, tutto si spiega con il triste canto che, in un tempo remoto, riecheggia dalla riva opposta di un piccolo fiume: “Scorri, scorri, piccolo fiume caro, perché ti preoccupi? Il fiume offre tutto. Eroe, che altro desideri?”. Ma in “Lezioni dalla campagna”, il protagonista è un aquilone che si libra stabile nel cielo di una campagna vicina al villaggio di Thach Dao, dove in tanti pestano il riso tra i colori dei fiori e dove un ragazzo che vi ha passato giorni di vacanza, dice addio all’innocenza ed alla giovinezza, sperando che la sua anima non diventi torbida e che la futura ricerca della ricchezza, della celebrità e della felicità non lo tormenti: ma di certo non si può vivere nella paura (“qual è l’aquilone cui, almeno una volta,/ non si spezza la corda?”). E dunque è giusto reagire con sereno coraggio: “andai avanti, sempre avanti” – dice il protagonista - “Attraversai campi, fiumi. Il sole era sempre dinanzi a me..Ricorderò sempre, avevo diciassette anni allora”.
E’ affascinante e stimolante il racconto su “La figlia della Dea dell’Acqua”, ritrovata ai piedi di un secolare albero di mango sul greto del fiune Cai, mentre “La spada tagliente” racconta la lotta per la conquista del potere alla fine del XVIII secolo tra antiche dinastie e le rivolte contro il regime dei Nguyễn.
L’originalità e lo spessore dell’autore si desumono anche dal racconto “La febbre dell’oro”, pure ambientato in tempi lontani, quelli della storia più antica del Vietnam, ove tre finali diversi e possibili vengono affidati al lettore che così “sceglierà il più congeniale” per sé.
Anche l’amore trova spazio nel libro e non solo nel racconto “Una storia d’amore in una notte di pioggia”, dedicata a Bac Ky Sinh dell’etnia Thai che vive una lunga e triste storia con la giovane e bella Muon, cui non è capace di dare ciò che lei vuole.
In “Gente d’altri tempi”, un giovane insegnante ventenne che ha scelto di trasferirsi e lavorare in un paese sperduto tra le montagne ascolta un collega che gli spiega come la scuola in cui lavorano (e non solo quella) ha il solo scopo di far credere alla gente di vivere in un mondo ben organizzato, mentre il mondo è costruito sul caos e non conosce regole.
Mi concedo ancora una citazione, quella di “Attraversando il fiume”, l’avventura breve di un bonzo, un poeta, un insegnante, un bandito, due mercanti d’antichità, una mamma con il figlio di nove anni, una coppia di innamorati e della barcaiola che deve trasportarli sull’altra sponda. Una tragedia sembra poterlo impedire, ma alla fine l’approdo arriva ed il solo bonzo rifiuta di scendere a terra dicendo che lo farà un’altra volta: “Volere è potere. Una volta Buddha attraversò il fiume sopra un ramoscello d’erba”,
“Vietnam Soul” si conclude con il discorso pronunciato da Nguyễn Huy Thiễp in occasione dell’attribuzione del premio Nonino 2008 (Percoto – Udine): “Sono nato, cresciuto e ho vissuto come scrittore in un paese agricolo povero... mia madre è una contadina. Nel 1950, alla mia nascita, la popolazione del mio Paese era di circa 30 milioni di abitanti, di cui il 90% analfabeta. Oggi la situazione è molto diversa… la popolazione è di poco più di 80 milioni di abitanti, con un tasso di analfabetismo del 15% circa. In Vietnam la letteratura sta sviluppandosi a ritmo straordinario, come altri campi della vita economica e sociale... Attualmente vivo nella capitale, i miei figli non conoscono le attrezzature agricole, leggono i libri e li trovano noiosi, leggono le notizie solo su Internet e giocano al computer con i videogames.. Nel nostro paese, con il ritmo di sviluppo attuale, la campagna si sta sgretolando, alla gente manca la terra, tutto assomiglia a un cantiere in disordine. La nuova vita con le nuove opportunità sta spazzando via impetuosamente i villaggi, le famiglie, ciascuno di noi. Ciò non significa che non vi sia nulla di positivo, anzi è un fatto formidabile. Però nascono altre questioni alla vista di tutti…In che modo la letteratura possa impegnarsi nello sviluppo della vita moderna e che ruolo possa avere è la domanda che ogni scrittore oggi pone”.
La risposta di Nguyễn Huy Thiễp alla domanda che egli stesso si è posto sta tutta in questo ricchissimo libro pieno di racconti che consentono al lettore di riflettere su piccole e grandi storie di una varia umanità alle prese con i successi individuali spesso illusori, con le contraddizioni del Vietnam dei giorni nostri, che hanno posto il denaro al centro di ogni discorso pubblico e privato, tanto che alla domanda di Ton “Che cosa sono i soldi?” Khiem, che lavora ininterrottamente ogni giorno, risponde: “Il nostro Re” (racconto “Senza Re”). Non ci sono eroi tra i personaggi del libro, ma persone che sanno dignitosamente affrontare l’esistenza quotidiana in un Vietnam che, nonostante tutto, rimane un affascinante e luminoso inno alla vita.