Intervento di Alberto Ambrogi (Usigrai) al V Congresso nazionale di Area DG, 10-12 ottobre 2025, Genova
Parto da due parole che ci accomunano e ci sono care. Indipendenza e autonomia. Le chiediamo anche noi come sindacato delle giornaliste e dei giornalisti della Rai per la nostra azienda. Le chiediamo da anni, con l’alternarsi di governi di ogni colore. Chiediamo che la politica stia fuori dalla Rai e non decida nomine e promozioni come avviene oggi. Ora siamo meno soli perché l’8 agosto scorso è entrato in vigore l’European Media Freedom Act che impone ai servizi pubblici degli stati membri, indipendenza dai Governi di turno e certezza di risorse. Lo abbiamo ricordato in un comunicato sindacale letto in tutti i tg Rai quel giorno, l’8 agosto. Sapete cosa hanno fatto i dirigenti della Rai nominati dal Governo? Si sono sentiti in dovere di rispondere al posto di Palazzo Chigi. E nella replica che hanno ascoltato tutti i telespettatori hanno avuto il coraggio di dire che Usigrai lede l’immagine e la reputazione della Rai e la dignità professionale dei colleghi.
Nella mentalità di queste persone ricordare che è entrato in vigore un regolamento europeo che non è applicato in Italia significa ledere immagine e reputazione.
Del resto è chiaro. Chi critica vuole male al Paese. Bisogna colpire sistematicamente e neutralizzare ogni voce critica
Lo abbiamo visto anche per la cosiddetta Riforma Nordio. Sono state minacciate pubblicamente dal Ministro della Giustizia sanzioni disciplinari nei confronti dei magistrati che sono intervenuti nel dibattito pubblico
Guardate qui non è questione idee politiche, ma di onestà intellettuale. Anche l’ultimo cronista come me capisce benissimo che questa legge non risolve nemmeno uno dei problemi atavici della Giustizia. Chiunque abbia seguito almeno una inaugurazione dell’anno giudiziario sa bene che i passaggi di funzione da requirente a giudicante si contano sulle dita di una mano, chiunque segua la cronaca giudiziaria sa che ogni giorno, più volte al giorno, un Giudice ribalta le tesi di un Pm.
Qui c’è solo la volontà di questo Governo di colpire la Magistratura, indebolirla e ridurla al silenzio. Addirittura, cancellare il diritto di eleggere i propri rappresentanti.
Viene il dubbio che faccia tutto parte di un disegno più ampio. Penso al Decreto Sicurezza, penso diritto di critica e al diritto di cronaca oggi sempre più indeboliti. Un intero partito, il partito della Presidente del Consiglio, che querela un programma di inchiesta come Report. La seconda carica dello stato che sulla Rai in prima serata definisce i giornalisti di Report “calunniatori serali” e li querela (ennesima richiesta archiviata).
Le querele bavaglio restano una piaga per i giornalisti: fai un servizio, un articolo che non mi piace? Ti querelo e ti chiedo un risarcimento milionario. Il Parlamento Europeo nel febbraio 2024 ha approvato la direttiva anti SLAPP per la protezione della libertà di espressione e della partecipazione pubblica di giornalisti, attivisti e whistleblower ma ancora quella direttiva non è stata trasposta nel nostro ordinamento. E così chi vuole intimorire e imbavagliare i giornalisti è libero di farlo.
Ma anche altri Governi, penso al cosiddetto "Governo dei migliori" ci hanno regalato riforme meno nefaste per la Magistratura, ma che colpiscono il diritto dei cittadini ad essere informati, che discende dall’articolo 21 della Costituzione.
Su tutte la riforma Cartabia con il recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza che dal nostro punto di vista ha creato danni incalcolabili. Peraltro, un recepimento che è andato in una direzione opposta rispetto a quella pensata dal legislatore, perché quella direttiva europea richiama più volte la necessità di salvaguardare la libertà di stampa e dei media in nome dell’interesse pubblico.
Abbiamo decine di casi di notizie censurate (il più eclatante un femminicidio a Padova nell’agosto del 2023, questa settimana una violenza sessuale ai danni di una studentessa universitaria a Pavia), ogni giorno riceviamo dalle Forze di Polizia comunicati relativi a fatti avvenuti giorni o addirittura mesi prima. A volte perché i comunicati erano in attesa di approvazione da parte del Procuratore capo. Le persone vengono arrestate, per fatti rilevanti e di interesse pubblico, e a volte non si viene a sapere. Ma questa è tutela della presunzione di innocenza o censura di Stato?
Riceviamo comunicati stampa surreali dove nemmeno vengono citati, non dico i nomi delle persone indagate, non dico quelli delle persone destinatarie di misure cautelari, ma nemmeno le località dove avvengono i reati o dove vengono eseguite le ordinanze.
“La riforma Cartabia ha introdotto il concetto di velina di regime”. Non lo dico io. Lo ha detto in un convegno organizzato da Usigrai sul tema, nel febbraio del 2022, l’allora Procuratore facente funzione di Milano Riccardo Targetti. Di certo non un pericoloso sovversivo.
Che sia un Procuratore capo a dover decidere cosa dia notizia o meno non è consono a un paese civile. E trovo pericoloso che questo potere sia concentrato nelle mani di una sola figura istituzionale.
Poi il combinato disposto con l’emendamento Costa e il divieto di pubblicare estratti delle ordinanze di custodia cautelare è veramente la ricetta perfetta per annichilire la libertà di informazione.
L’impressione è che si vogliano colpire tutti i poteri di controllo. Accade con il sistema giudiziario con l’obiettivo di portare i pubblici ministeri sotto il controllo del Governo. Accade con l’informazione, con il servizio pubblico radiotelevisivo di cui il Governo vuole continuare a controllare nomine e quindi notizie.
Ma non lo permetteremo. Quest’anno anche l’Usigrai, sindacato di base della Federazione nazionale della stampa, ha celebrato il proprio congresso. Abbiamo scelto tre parole: solidarietà, libertà, diritti. Con un sottotitolo “di sana e robusta Costituzione”, ovviamente con la C maiuscola. Dobbiamo continuare ogni giorno a lottare per difendere la nostra Costituzione antifascista, antirazzista, solidale e pacifista.
Grazie.