Gli attacchi notturni alla Global Sumud Flotilla hanno riacceso la protesta. Il 22 settembre decine di città italiane sono scese in piazza contro la complicità del governo con il massacro in corso a Gaza e in sostegno incondizionato alla Flotilla, ed in risposta alla continua ipocrisia dimostrata dalle forze politiche. A Montecitorio si è formato un presidio permanente, mentre cortei e iniziative hanno movimentato più di 77 città da nord a sud. A Milano, i manifestanti hanno provato a entrare nella stazione centrale scontrandosi con la polizia. A Bologna sono stati bloccati incroci strategici e tratti autostradali; a Torino l’accesso all’aeroporto è rimasto chiuso per ore. Roma ha visto oltre 100.000 persone paralizzare il Raccordo Anulare tra l’appoggio (impensabile) di automobilisti e passanti, prima di occupare la facoltà di Lettere della Sapienza.
Il 4 ottobre è attesa una nuova mobilitazione nazionale che promette di riempire ancora le strade della capitale a suon dell’ormai slogan: se bloccano la Flotilla, blocchiamo tutto.
Interessante è che per seguire i dati dei cortei è sufficiente aprire il sito del Ministero per gli Affari della Diaspora e per la Lotta all’Antisemitismo Israeliano, che in collaborazione con il J-soc National Center for Combating Antisemitism, ha pubblicato un rapporto capillare con orari, luoghi di concentrazione, coordinate geografiche, livelli di rischio attribuiti a ogni piazza, e l’elenco delle pagine social che hanno promosso le proteste.[1] Da quasi tutte le testate italiane, invece, si parla di un problema di ordine pubblico, più che sul perchè e quanti/e abbiano partecipato ai cortei, mettendo a nudo l’incapacità sia dei media che delle istituzioni di rispondere politicamente ed eticamente alle richieste di giustizia e solidarietà provenienti da grandi parti della popolazione.[2]
Sulla terraferma, navighiamo in un mare di confusione e contraddizioni. In Italia, il ministro della Difesa Guido Crosetto da una parte ha prima confermato l’impiego di una fregata Virginio Fasan per proteggere la Flotilla dopo gli attacchi notturni, salvo ritirarla dopo poche ore dichiarando che in acque israeliane non può garantire nulla, confondendo ancora una volta il nodo centrale della legittimità del blocco navale imposto da Israele nelle acque di fronte a Gaza. Difatti, seppure la flotta superasse la linea d’inizio del blocco navale non si troverebbe comunque in acque territoriali isrealiane, dettaglio su cui il Ministro Crosetto come il Ministro Nordio e molti altri continuano a insistentemente a confondersi. Ed invece è un passaggio fondamentale.
In acque internazionali solo le marine degli Stati di bandiera possono legalmente salire a bordo. israele sostiene di poterlo fare se le barche intromettono il blocco che si estende oltre 20 miglia nautiche dalla costa, in virtù del Manuale di Sanremo, ma la legalità del blocco imposto nel Gennaio 2009 fino ad oggi è molto dibattuta da giuristi e politici, come emerge da un’accurato approfondimento di ISPI[3]. Per essere legittimo un blocco navale non deve infliggere danni sproporzionati alla popolazione civile, affarmala ed impedire l’aiuto di aiuti umanitari (come affermato dallo stesso Manuale di Sanremo). Ad essere puntigliosi/e, una nave disarmata potrebbe in ogni caso attraversare quelle acque seppure fossero acque israeliane, ma che così non sono, perchè le acque territoriali davanti a Gaza sono acque sotto il controllo di Israele ed in nessun modo le sue acque territoriali. Inoltre, secondo la Convenzione di Ginevra, un blocco navale non può mai essere funzionale ad affamare una popolazione civile, cosa che contraddice la realtà di Gaza.[4]
Continuando sull’onda della confusione, all’Assemblea generale dell’ONU Giogia Meloni ha accusato Israele di aver “superato il limite del principio di proporzionalità” nella risposta ad Hamas, arrivando a “infrangere le norme umanitarie e causando una strage tra i civili”, per poi rivolgersi criticamente alla flottiglia: “Tutto questo è gratuito, pericoloso, irresponsabile. Non c’è bisogno di rischiare la propria incolumità infilarsi in un teatro di guerra per consegnare aiuti a Gaza che il governo italiano avrebbe potuto consegnare in poche ore”.[5] La proposta a cui fa riferimento sarebbe di affidare la consegna degli aiuti alla CEI e al Patriarcato Latino di Gerusalemme di Cipro, subordinando esclusivamente la distribuzione degli aiuti al governo israeliano, lo stesso che ha lo scopo di affamare il popolo palestinese (bloccando anche i biscotti al miele se troppo nutrienti)[6] e spopolarlo (come affermano i suoi stessi ministri).[7] Oltre che essere in contatto diretto con il Cardinale, Tony la Piccirella spiega che “la nostra missione ha lo scopo di aprire una canale permanente via terra e via mare che possa raggiungere aiuti reali e sufficienti alla popolazione, dunque la nostra rotta non può cambiare”, ribadendo che “la percolosità della missione non dipende da noi ma dalla violenza del governo israeliano” e dalla libertà lasciata ad israele di agire al di sopra della legge internazionale e della morale umana, senza alcuna conseguenza, e non da chi fa parte di una missione umanitaria pacifica protetta dal diritto internazionale.[8] Di fatto, così come è più facile concentrare l’attenzione sui disordini in piazza piuttosto che riconoscere il successo di una mobilitazione pacifica e diffusa in tutto il Paese, allo stesso modo è difficile ammettere il senso profondo della mobilitazione via mare, prendere il rischio di esporsi per creare un corriodoio umanitario permanente (al contrario di aiuti una tantum), diretto (per la consegna reale degli aiuti senza farse e mediatori), denunciare il genocidio in atto contando sul rispetto del diritto internazionale e dimostrarsi Stato civile. “Risparmiateci le lezioni di morale sulla pace se il vostro obiettivo è l’escalation. E non strumentalizzare la popolazione civile di Gaza se non vi interessa davvero il loro destino” ha detto Meloni.[9]
Anche il Presidente Mattarella ha ricevuto critiche relative all’ atteggiamento attendista dell’Italia e complicità con la strage dopo che, incontrando i rappresentanti israeliani al Quirinale, ha evitato ogni riferimento diretto al massacro e l’affamamento in corso, per rivolgere la stessa poker face invece alla Flotilla: rinunciate se volete salvarvi. Critiche sono arrivate anche in una lettera al Ministro Tajani da circa 700 dipendenti della Farnesina: lavorare con Israele durante una “guerra di sterminio” è un “profondo disagio etico e professionale”. I firmatari chiedono azioni immediate: riconoscimento dello Stato di Palestina, sospensione dell’accordo UE–Israele, nuove tariffe sui prodotti israeliani e perfino una “apartheid tax” come risarcimento ai palestinesi. Tutto questo avrà mica scosso il Ministro, che la mattina dell’avvicinamento della Flotilla alle coste di Gaza si è finalmente invece rivolto ad Israele chiedendo, almeno, di non usare violenza in caso di fermo di cittadini italiani che non sono li per motivi bellici.[10]
Oltreoceano, il 29 Settembre è stato annunciato il piano in 20 punti presentato da Trump e Netanyahu in conferenza stampa come peace in the Middle East (in perfetto stile sensazionalista-giullare trampiano).[11] ll piano prevede un cessate il fuoco immediato e lo scambio, entro 72 ore, di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas (circa 20 vivi e 28 morti), con i 250 ergastolani e 1.700 prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Seguirebbe un ritiro graduale delle forze israeliane da Gaza (senza alcuna tempistica definita), insieme al disarmo di Hamas e un’amnistia per chi decidesse di abbandonare la Striscia. La distribuzione degli aiuti sarebbe affidata a Nazioni Unite, Mezzaluna Rossa e ad alcune organizzazioni internazionali fino ad oggi escluse, mentre la farsa della Gaza Humanitarian Foundation verrebbe esclusa. Secondo il piano, Israele non dovrebbe né occupare né annettere la Striscia, ma il ritiro delle truppe avverrebbe progressivamente, con il trasferimento del potere a una “commissione palestinese tecnocratica e apolitica”. Quest’ultima sarebbe a sua volta posta sotto la supervisione di un nuovo organismo internazionale, il Consiglio della Pace, guidato direttamente da Trump e composto da leader palestinesi e figure internazionali, tra cui l’ex primo ministro britannico Tony Blair. Nella terza fase, il documento prevede che:
19. Con il progredire dello sviluppo di Gaza e l’attuazione fedele del programma di riforma dell’Autorità Nazionale Palestinese, potranno crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e lo Stato palestinese, che riconosciamo come legittima aspirazione del popolo palestinese.
20. Gli Stati Uniti avvieranno quindi un dialogo tra Israele e palestinesi per concordare un orizzonte politico di coesistenza pacifica e prospera.
Come ha commentato il segretario generale della Jihad Islamica Palestinese, Ziad Nakhaleh[12], il piano non affronta minimamente la questione della Cisgiordania e prevede una Palestina disarmata, priva di rappresentanza reale, commissariata da potenze esterne scelte da Israele, senza disinnescare l’imposizione di rapporti di forza. Non c’è chiarezza neache sulla garanzia che l’attacco da parte di Israele non riprenda dopo la resa, di esilio volonario per i combattenti di Hamas che lo vorranno e sulla tempistica della ritirata delle truppe israeliane dalla Striscia. Nethanyau ha poi invitato Hamas ad accettare concludendo che Israele “finirà il lavoro, con le buone o le cattive”.
Tempo perso forse per me a scriverne, e per chi a leggerne, che la prima cosa che ha fatto Netanyahu tornato in israele è stata negare che il documento preveda una possibilità di creazione di uno Stato Palesinese, a cui si oppone fermamente, ed affermare che l’IDF rimarrà nella maggior parte della Striscia di Gaza. E così chi detta le regole disegna il gioco in modo da non poter mai perdere. Anzi, potrebbe persino trarre vantaggio dall’accordo sul fronte interno, sia continuando il massacro con l’appoggio delle parti più radicali del suo governo, sia firmando l’accordo, con l’appoggio delle fasce più moderate, cosa che diventerebbe anche un trampolino per la sua rielezione futura.
E allora, passare in rassegna i fatti di questa soap opera dell’orrore (fatti reali di politica contemporanea) serve più oggi a costruire una consapevolezza più completa che nei futuri libri di storia come quando non ci andava di dover studiare ogni data, nome, passaggio degli accaduti delle atrocità della storia. Sarà meglio domandarsi, indignarsi, decidersi oggi se parlare de "La guerriglia dei ProPal" e limitarsi al "non ve ne fotte niente di aiutare le persone", come direbbe un Bruno Vespa qualunque? Davanti a questa realtà, con molte più delle calcolate 65.000 vittime genocidate in Palestina dal 7 Ottobre 2023, quante volte si continuerà a nominare questa data come condizione preventiva per osare dire altro? Quante volte sarvirà criminalizzare chi protesta, rompendo delle vetrine, per evitare di formulare una risposta politica ed etica all’altezza delle richieste di un popolo sotto assedio?
Mancano 100 miglia a Gaza. È tempo di dissenso per costruire la pace.
Per seguire le barche: https://globalsumudflotilla.org/tracker/
[1] https://www.gov.il/BlobFolder/reports/italy_nationwide_demonstrations_general_strike_solidarity_gaza_2025-09-22/en/mashlat_half2_2025_italy_nationwide_demonstrations_general_strike_solidarity_gaza_2025-09-22.pdf
[2] https://www.instagram.com/p/DO3SgLOjMlY?img_index=1
[3] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/gaza-flotilla-e-tensioni-217895
[4] Nicola Ghittoni su Morning, https://www.ilpost.it/podcasts/morning/, Ep. 1053: La Flotilla in zona ad alto rischio e le altre storie di oggi
[5] https://www.ilsole24ore.com/art/meloni-flotilla-sta-facendo-qualcosa-pericoloso-e-irresponsabile-AHfcRboC
[6] https://www.youtube.com/shorts/D4zd6MDEG2E
[7] https://www.corriere.it/esteri/25_settembre_18/smotrich-ministro-israele-ritratto-b8a17060-5200-466c-9757-637111c07xlk.shtml; https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/02/25/israele-vicepresidente-knesset-uccidere-tutti-adulti-gaza/7892177/
[8] https://www.instagram.com/reel/DPEuUIZDHWq/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==
[9] https://www.progetto-radici.it/2025/10/01/caso-flotilla-meloni-risparmiateci-lezioni-morale/
[10] https://www.middleeastmonitor.com/20250929-italys-foreign-ministry-in-revolt-over-israels-war-of-extermination-in-gaza/?utm_campaign=feed&utm_medium=referral&utm_source=later-linkinbio
[11] https://www.ilsole24ore.com/art/il-piano-20-punti-trump-testo-completo-AHjhIEuC
[12] https://www.middleeastmonitor.com/20250930-palestine-pij-leader-rejects-trumps-plan-warns-it-will-ignite-the-region/?utm_campaign=feed&utm_medium=referral&utm_source=later-linkinbio