Movimento per la Giustizia: la sua storia di Armando Spataro [1] - seconda parte
Sommario (seconda parte): 1. Magistrati del Movimento componenti del CSM, del CDC dell’ANM, del Direttivo dell’ADM e del Direttivo del Movimento stesso. - 2. Fusione del Movimento ed Articolo 3: nascita del Movimento per la Giustizia-Articolo 3. Alcune iniziative del gruppo. - 3. La rivista Giustizia Insieme, il sito web, la mailing list e la chat del Movimento. - 4. L’ esperienza del Movimento all’interno di MEDEL. 5. Dal Movimento e da MD ad Area Democratica per la Giustizia.
Segue a "la nostra storia" pubblicato il 10 ottobre 2022.
1. Magistrati del Movimento componenti del CSM, del CDC dell’ANM, del Direttivo dell’ADM e del Direttivo del Movimento stesso
Vorrei ricordare a questo punto quali sono stati i magistrati del Movimento per la Giustizia eletti alla carica di componenti del CSM, partendo dall’inizio degli anni ottanta, cioè da quando ancora il Movimento non esisteva ma già cresceva il dibattito che avrebbe portato alla sua fondazione nel 1988, nonché degli organi direttivi della Associazione Nazionale Magistrati, del Movimento stesso e dell’A.D.M.I.
Consiglio Superiore della Magistratura Epoca anteriore alla nascita del Movimento:
- CSM 1976-1981: Mario Almerighi;
- CSM 1981-1986: Vladimiro Zagrebelsky e Giovanni Tamburino;
CSM eletto in epoca anteriore alla nascita del Movimento, ma in carica durante i suoi primi anni di attività:
- CSM 1986-1990: Pietro Calogero, Vito D’Ambrosio (che annunciarono in plenum la fondazione del Movimento e la loro adesione al nuovo gruppo) e Stefano Racheli;
CSM per la cui elezione il Movimento presentò una lista propria:
- CSM 1990-1994: Alfonso Amatucci, Luigi Fenizia e Nino Condorelli;
- CSM 1994-1998: Vladimiro Zagrebelsky, Saverio Mannino, Paolo Fiore, Sergio Lari e Mario Chiarolla (che subentrò a V. Zagrebelsky, dimessosi in prossimità della scadenza della consiliatura, per assumere presso il Ministero della Giustizia la direzione dell’Organizzazione Giudiziaria, lasciata da Ernesto Lupo, e poi dell’Ufficio legislativo fino al 2001);
- CSM 1998-2002: Gioacchino Natoli, Ippolisto Parziale e Armando Spataro
- CSM 2002-2006: Ernesto Aghina, Paolo Arbasino e Giuseppe Fici;
- CSM: 2006 -2010: Dino Petralia, Ciro Riviezzo e Mario Fresa. Ernesto Lupo, quale Primo Presidente della Corte di Cassazione, ne fu membro di diritto dal 13.7.2010;
- CSM 2010-2014: Aniello Nappi, Paolo Carfì, Roberto Rossi. Ernesto Lupo, quale Primo Presidente della Corte di Cassazione, ne fu membro di diritto fino al 20.5.2013
CSM per la cui elezione, dopo consultazioni primarie ed elaborazione di un programma comune, i magistrati del Movimento si candidarono nella lista di Area o Area Democratica per la Giustizia, di cui si farà cenno più avanti:
- CSM 2014-2018, che vide ben sette candidati eletti, di cui cinque provenienti dal Movimento): Antonello Ardituro, Valerio Fracassi, Fabio Napoleone, Ercole Aprile e Nicola Clivio;
- CSM 2018-2022, che vide cinque candidati eletti, di cui uno proveniente dal Movimento): Mario Suriano;
- CSM 2022-2026, che ha visto eletti ben sei candidati di Area (pur a fronte dell’aumento a venti unità dei componenti togati), di cui due di “matrice movimentista”: Marcello Basilico e Tullio Morello.
Associazione Nazionale Magistrati: organi direttivi Sono stati ovviamente numerosi i magistrati del movimento per la giustizia che sono stati eletti componenti del Comitato Direttivo Centrale dell’ANM e della Giunta Esecutiva Centrale[2], così come di Consigli Giudiziari e Giunte Distrettuali dell’ANM. Impossibile elencarli tutti, almeno da parte di chi scrive, ma ben si può ricordare che in epoche diverse sono stati:
- Presidenti dell’ANM Mario Almerighi e Ciro Riviezzo;
- Vice Presidenti Giovanni Tamburino, Pietro Martello, Antonello Ardituro e Gioacchino Natoli (che è stato anche Vice Segretario).
Purtroppo Mario Almerighi (fondatore del Movimento, scomparso nel 2017), il 18 ottobre 1998, subito dopo essere stato eletto Presidente dell’ANM, decise di dimettersi sull’onda delle reazioni ad una intervista pubblicata sul Corriere della Sera, certamente non felice, che aveva rilasciato, ma la cui veridicità è sempre stata da lui contestata, anche in sede giudiziaria. Almerighi, come ha ricordato più volte Vito D’Ambrosio suo fraterno amico, visse quella vicenda con coinvolgimento talmente forte da spingerlo ad uscire dal Movimento, lamentando di non essere stato “difeso” associativamente da quella che era soprattutto una sua creatura. Il Movimento restò privo di un punto di riferimento molto importante.
Nel corso degli anni sono stati eletti componenti del CDC e/o della GEC dell’ANM anche Franco Roberti, Alfonso Amatucci, Aldo Celentano (che è stato Direttore de La Magistratura), Leonardo Agueci, Fortunato Lazzaro, Modestino Villani, Nino Condorelli, Armando Spataro, Mario Suriano, Mario Fresa, Nello Nappi, Ippolisto Parziale, Dino Petralia, Nicola Di Grazia, Alessandra Camassa, Alessandra Galli, Luigi Picardi, Marcello Basilico, Manuela Fasolato, Luisa Savoia, Giovanni Tedesco, Lilly Arbore.
Sempre per quanto riguarda le Associazioni nazionali, va qui anche ricordato che nel 1990 è stata fondata l’A.D.M.I. – Associazione Donne Magistrato Italiane, del cui Comitato Direttivo è componente Donatella Salari, attualmente anche vice presidente del Movimento per la Giustizia.
Movimento per la Giustizia: organi direttivi
Quanto alla carica di Presidenti, Segretari e Dirigenti del Movimento, fu costituito, dopo la fondazione del Movimento, un Comitato provvisorio allargato, di cui facevano parte Ernesto Aghina, Mario Almerighi, Nino Condorelli, Luciano Gerardis, Giovanni Kessler, Piero Martello, Sergio Materia, Memo Nataloni, Piervalerio Reinotti, Gioacchino Natoli, Roberto Sciacchitano, Giovanni Antonio Tabasso, Giorgio Vitari.
Negli anni successivi furono Presidenti, Segretari e Vice Presidenti del Movimento i seguenti magistrati.:
- Presidenti: V. Zagrebelsky, Mario Almerighi, Giovanni Tamburino, Ubaldo Nannucci, Nino Condorelli, Pietro Martello, Ernesto Aghina, Patrizia Morabito, Antonella Magaraggia, Dino Petralia, Claudio Gittardi, Bruno Giordano, Angelo Costanzo;
- Segretari: Mario Almerighi, Ippolisto Parziale, Ciro Riviezzo, Mimmo Carcano, Stefano Racheli, Armando Spataro, Nino Condorelli, Carlo Citterio, Valerio Fracassi, Nicola Di Grazia, Carlo Sabatini, Morena Plazzi;
- Vice Presidenti: Gioacchino Natoli, Pietro Martello, Patrizia Morabito, Antonello Spanu, Federico Mazza, Donatella Salari
Oltre tutti i Presidenti, Segretari e Vice Presidenti del Movimento sopra indicati (alcuni dei quali hanno fatto parte del Direttivo in più occasioni), sono stati eletti componenti dei vari Direttivi del Movimento succedutisi nel tempo: Roberto Rossi, Marcello Basilico, Maria Monteleone, Federico Mazza, Luca Ramacci, Rosanna Allieri, Giovanni Nardecchia, Luigi Patronaggio, Giacomo Nonno, Angelo Bozza, Franco Roberti, Christine Von Borries, Giuseppe Locatelli, Mino Lanzellotto, Gianni Caria, Daniela Troja, Giovanni Liberati, Angelo Mambriani, Luigi Picardi, Roberto Parziale, Anna Mantovani, Maria Teresa Orlando, Piero Padova, Paola Filippi, Giuseppe Sepe, Federico Mazza, Lucia Casale, Giuseppe De Gregorio, Marco Gianoglio, Natina Praticò, Mario Suriano, Paola Ghinoy, Anna Rita Mantini, Pasquale Serrao D’Aquino, Maria Teresa Gentile, Antonello Ardituro, Ignazio Fonzo, Tullio Morello, Stefano Civardi . Anche alcuni dei magistrati qui elencati hanno fatto parte in più occasioni del Direttivo[3].
Ho avuto anche io l’onore di esercitare il ruolo di segretario nazionale del Movimento per la Giustizia alla fine del 2002 e di essere stato eletto a far parte del Comitato direttivo centrale dell’ANM nel 2004, cioè dopo la cessazione della mia esperienza nel Csm (un “carrierismo” evidentemente al contrario secondo i duri e puri dell’associazionismo!). Voglio qui citare tali incarichi, soprattutto il primo, perché ciò mi consente di ricordare alcune vicende importanti, nonchè significativi interventi e iniziative del Movimento per la Giustizia.
2. Fusione del Movimento ed Articolo 3: nascita del Movimento per la Giustizia-Articolo 3. Alcune iniziative del gruppo
Certamente uno dei momenti più importanti della nostra storia fu prima l’avvicinamento e poi la fusione che si verificò tra il Movimento ed Articolo 3. Una storia che ricorda la fusione con Proposta ’88, ma che è più articolata di quella. L’ha ben raccontata Giovanni Tamburino per Giustizia Insieme nel 2008 e di seguito ne utilizzo le parti più significative.
La storia di Articolo 3 è innanzitutto la storia dei Ghibellini o di alcuni di essi. Il Ghibellin Fuggiasco era un foglio edito per la prima volta nel marzo del 1999, come “foglio critico-informativo” di Unità per la Costituzione, da giovani rappresentanti di quel gruppo del distretto della Corte d’Appello di Napoli, diretti da Modestino Villani. La metafora dantesca era utilizzata per stimolare il dibattito sui principali temi dell’ANM, dell’autogoverno e della giustizia con l’auspicio che quel movimento potesse allargarsi ai contributi di magistrati di altri distretti. Ben presto alcuni dei magistrati “Ghibellini” lasciarono Unità per la Costituzione per “incompatibilità ambientale” rispetto alla gestione dell’importante sezione napoletana di quella corrente. Tralasciando vicende delicate che si verificarono a Napoli in quel periodo e che riguardavano il locale Consiglio Giudiziario, la gestione della Procura e la Giunta distrettuale dell’ANM che si dimise (le nuove elezioni dell’ottobre del 2001 registrarono un clamoroso successo della “Lista 1 marzo”, composta da magistrati facenti riferimento a MD, Movimento e Ghibellini), va ricordato che i Ghibellini si caratterizzarono subito per il loro movimentismo, la trasversalità dei contributi e delle partecipazioni e la critica al correntismo come metodo per l’occupazione degli organi di autogoverno. Il gruppo si arricchì nei mesi successivi grazie alla partecipazione dei magistrati del distretto di Salerno aderenti a “Impegno per la legalità”. I Ghibellini furono protagonisti di un accordo con Movimento ed MD in vista della elezione del CSM nel 2002 (furono 8 i togati conseguentemente eletti in base alla nuova legge elettorale) e nell’ottobre del 2003, assumendo per la prima volta formalmente la denominazione di Articolo 3 (di cui presidente fu Antonello Ardituro), parteciparono alle elezioni per il rinnovo del CDC, ottenendo l’elezione di Modestino Villani e Mario Suriano. L’attività di Articolo 3 si estese progressivamente a livello nazionale e prese corpo un rapporto privilegiato con il Movimento per la Giustizia: a Napoli venne istituita la sezione “Movimento per la Giustizia – Articolo 3” che ottenne importanti successi nelle elezioni per la giunta locale e per il Consiglio Giudiziario. Quell’esperienza ormai nota a livello nazionale determinò la presentazione di una lista unica per il rinnovo del 2007 del CDC e la conseguente formazione in quell’ambito di un gruppo unico composto da G. Natoli, A. Ardituro, V. D’Ambrosio, L. Picardi e N. Di Grazia.
Ormai la strada era spianata e finalmente, nel corso dell’Assemblea di Roma del 13 e 14 dicembre 2008, fu formalmente ratificata la fusione in un unico gruppo, il Movimento per la Giustizia – Articolo 3: ancora e sempre in movimento, tutti, per offrire ai magistrati italiani una specifica proposta di impegno professionale e di cultura della giurisdizione, dell’associazionismo, del governo autonomo.
L’attività del gruppo continuava intanto a svilupparsi negli anni grazie a convegni, seminari di studio, pubblicazioni, assemblee.
Impossibile citarle tutte, sicchè preferisco ricordare solo alcune iniziative molto importanti, risalenti all’inizio di questo millennio, il periodo forse di maggiore e più intensa attività del gruppo anche quale conseguenza del difficile periodo politico che il Paese stava vivendo.
Diffondemmo i seguenti documenti:
- il 4 ottobre 2002, Il diritto dei forti (pubblicato anche su Avvenimenti), denunciando riforme e progetti di riforma in tema di giustizia (leggi sulle rogatorie e sul rientro anonimo dei capitali occulti costituiti all’estero, opposizione al mandato d’arresto europeo, legge delega sui reati societari, progetti di riforma del CSM e del sistema elettorale, ddl Cirami sul legittimo sospetto, il ddl Pittelli ed il progetto di riforma dell’ordinamento giudiziario) che stavano superando ogni più pessimistica previsione, in alcuni casi facendo arretrare l’Italia nella considerazione della comunità internazionale;
- nel dicembre del 2002, Quali riforme per l’ordinamento giudiziario (pubblicato su La Magistratura, organo dell’ANM), in cui, pur auspicando ogni possibile dialogo, ancora affrontavamo il tema delle riforme in discussione, caratterizzate da un prevalente intento punitivo, accentuatosi con le polemiche conseguenti alla sentenza di condanna del sen. Andreotti per l’omicidio Pecorelli emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Perugia;
- il 18 luglio 2003, Carriere separate, riforma rancorosa (pubblicato anche su Avvenimenti), concernente la “secolare” questione che ciclicamente affligge l’Italia, come avvenuto anche con il referendum abrogativo del 12 giugno 2022. Anche in quella occasione gli avvocati penalisti furono invitati invano ad un confronto pacato che tenesse conto della centralità della questione e della sua pertinenza al tema delle garanzie dei cittadini;
- il 18 settembre 2003, Sulle aggressioni di Berlusconi alla Magistratura, Presidente del Consiglio dei Ministri, note in Italia ed all’estero, fino alla sua “celebre” convinzione espressa il 4 settembre, secondo cui “I giudici sono matti, anzi doppiamente matti. Per prima cosa perché lo sono politicamente e, secondo, sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche . Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dalla razza umana”. Al di là del loro modesto livello, si tratta di affermazioni che allora non potevano far sorridere;
- il 3 ottobre 2003, “I magistrati tra bocche cucite ed interpretazioni creative” (pubblicato anche su Avvenimenti dello stesso giorno) in cui – a proposito del disegno di legge delega per la riforma dell’Ordinamento giudiziario approvato dalla Commissione Giustizia del Senato – attaccavamo duramente la previsione del divieto per i magistrati di “attività di interpretazione di norme di diritto che palesemente sia contro la lettera e la volontà della legge o abbia contenuto creativo”. Insomma, interpretazione della legge possibile solo in termini graditi alla maggioranza di turno ! ;
- il 17 ottobre 2003, “Libertà di associazione e manifestazione del pensiero: i diritti negati del cittadino-magistrato” (pubblicato anche da La Rinascita dello stesso giorno), in cui – sempre a proposito del disegno di legge delega appena citato ed al di là del condiviso divieto di iscrizione a partiti politici, già presente nello Statuto dell’ANM ed affermato nella giurisprudenza disciplinare – analizzavamo il divieto di partecipazione dei magistrati “…ad attività o iniziative di carattere interne ovvero ad ogni altra attività che non abbia carattere scientifico, ricreativo, sportivo o solidaristico”, ovviamente elencando i diritti costituzionali negati, specie a magistrati che – come quelli del Movimento e non solo – intendevano partecipare a dibattiti ed iniziative della cd. “società civile”;
-ottobre 2003, La giustizia in Italia: gli errori degli ultimi anni, i problemi reali, le riforme possibili” (autori Giovanni Melillo ed A. Spataro, pubblicato sul Giornale di storia contemporanea, n. 1 del gennaio 2004), in cui, partendo dal pubblico interesse quale stella polare di ogni riforma della giustizia, venivano presi in esame l’alluvionale produzione legislativa di quegli anni, il “giusto processo” all’epoca dello scritto, il diritto penale sostanziale, le riforme ad personam del secondo governo – Berlusconi, il contesto internazionale, il controllo del PM, l’efficienza del sistema, le riforme ordinamentali effettivamente utili, il processo civile e la riforma del diritto minorile;
-l’11 novembre 2003, “Il caso Pizzorusso al Consiglio Superiore della Magistratura”, in cui prendevamo posizione a favore ed a sostegno del prof. Alessandro Pizzorusso, in quanto, da docente in un corso di formazione per giovani magistrati, era stato accusato da certa stampa di avere diffuso un “libretto rosso del Politburo sparando pagine più dirompenti delle pallottole..con il preciso obiettivo di diffondere tra i giovani magistrati la faziosità e l’odio di parte…” ovvero con l’obiettivo “…di indottrinamento marxista-stalinista subdolamente compiuto nei confronti dei giovani magistrati”. La questione era stata sollevata da due consiglieri laici del Polo, che avevano anche minacciato le dimissioni sia per le espressioni loro rivolte nella relazione che per i presunti attacchi nei confronti del PdCM. Esprimemmo gratitudine al prof. Pizzorusso per le sue critiche, prive di espressioni insultanti, ai progetti in cantiere di riforma dell’ordinamento giudiziario, CSM incluso, ed aderimmo all’appello di importanti costituzionalisti in favore dell’accademico e della libertà di manifestazione del pensiero, di scienza ed insegnamento;
-il 28 novembre 2003, “La giornata della giustizia dell’ANM al Brancaccio di Roma: chiudere i cantieri aperti per la demolizione della giustizia” (pubblicato anche su La Rinascita dello stesso giorno), in cui si richiamava l’impegno di tutti alla diffusione di una corretta informazione, “di gruppo in gruppo, di persona in persona”, sui gravi rischi per l’assetto costituzionale che sarebbe arrivati in caso di approvazione della “controriforma” ordinamentale che era stata messa a punto dalla Casa della Libertà. La stessa ANM, unitariamente, aveva organizzato a Roma una imponente manifestazione pubblica durante la quale erano intervenuti il Presidente Oscar Scalfaro, l’ex Presidente della Consulta Elia, nonché giuristi come Coppi, Silvestri ed intellettuali come Flores d’Arcais, Camilleri, G. Bachelet, P. Ginsbourg, M. Ovadia, rappresentanti di sindacati ed altri ancora;
- l’11 dicembre 2003, La controriforma prussiana alla stretta finale (pubblicata su Avvenimenti lo stesso giorno), documento in cui, sempre a proposito delle riforme in cantiere, denunciavamo anche l’ambiguità di ampi settori del centrosinistra dichiaratisi d’accordo sulla necessità di una penalizzante riforma della giustizia. Marco Boato si era addirittura dichiarato aperto verso un’ipotesi d’inchiesta su Mani pulite ed il sen. Elvio Fassone spingeva per un confronto sulla riforma ordinamentale, proponendo una serie di modifiche all’insegna di una possibile “riduzione del danno”;
- Inaugurazione dell’anno giudiziario 2004: il dovere della memoria, in cui venivano citati alcuni passaggi della Cronaca della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del 1940 in epoca fascista (tratti da “Annali di diritto e procedura penale” 1940, Storia d’Italia, Einaudi) e descritti i magistrati che inneggiavano al Duce, nonché della Relazione del 1984 della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Loggia massonica P2 nella parte relativa ai Rapporti con la magistratura. il Movimento invitava magistrati e cittadini ad una mobilitazione permanente in difesa dei principi costituzionali di legalità, della separazione dei poteri, della autonomia della magistratura e della eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, così da “… non perdere memoria in difesa della democrazia”;
- 4 luglio e 7 luglio 2004, rispettivamente La controriforma dell’ordinamento giudiziario dopo la mozione di fiducia alla Camera dei Deputati e Gli obiettivi reali della Riforma della Costituzione e dell’Ordinamento giudiziario, in cui veniva ribadita la necessità di un impegno diffuso contro i predetti progetti di riforme, di cui alcuni politici (i cd. “quattro saggi”) avevano individuato i principi fondanti durante quattro giorni di vacanze in Valle di Cadore.
Mi fermo qui per non superare i confini temporali della rievocazione delle prese di posizione del Movimento che mi sono imposto, ricordando però gli auguri che, come Presidente (Nino Condorelli) e Segretario (chi scrive) del Movimento, rivolgemmo in occasione del Natale 2003 “ai magistrati italiani, a tutti” al termine di un altro anno di attacchi alla magistratura: “Cari colleghi ed amici stiamo attraversando l' "inferno": un premier "sequestra" la TV pubblica per oltre due ore di propaganda (così l'editoriale di Repubblica del 22 dicembre), dichiara di non essere interessato alle ragioni per cui il Capo dello Stato ha rifiutato la firma ad una legge incostituzionale, preannuncia di voler stravolgere il principio della par condicio tra i partiti nella propaganda politica attraverso la TV. Di fronte a questo allarmante scenario, risulta evidente l'errore di chi ignora che gli attacchi e le ingiurie alla Magistratura ed al principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge costituiscono solo una parte - forse neppure la più significativa - di una concezione privatistica del rapporto tra potere e diritti dei cittadini. Nè consola, purtroppo, la difesa dei principi costituzionali da parte di chi aspira ad essere in futuro forza di governo: nei contenuti e nelle modalità, essa appare spesso debole, burocratica, contraddittoria, ambigua. Ma né rabbia, né sconforto devono indebolirci”.
Parafrasando le parole con cui Marco Polo (in "Le città invisibili" di Italo Calvino), dopo avergli raccontato i suoi viaggi e descritto le città irriconoscibili visitate, risponde a Kublai Khan che gli chiede: "Tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso quale di questi futuri ci spingono i venti?”, Nino ed io così chiudemmo il nostro messaggio : A voi, a noi tutti un solo augurio, forte e convinto: non accettiamo l'inferno (fino a diventarne parte); stiamo insieme, cerchiamo contatti e comunicazione con chiunque abbia a cuore i valori che ci animano e per cui abbiamo scelto di fare questo lavoro. Come auspica il Marco Polo di Calvino, non smettiamo di cercare la città cui tende il nostro viaggio; impariamo a cercare, a saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno; per farlo durare, per dargli spazio e farlo crescere. Dobbiamo crederci senza arretrare di un solo passo. Auguri a tutti, dunque, sinceramente e con forza!”
Naturalmente, oltre alla produzione di documenti ed a pubbliche prese di posizione, il Movimento per la Giustizia ha organizzato molti eventi di grande impatto e successo.
Tra i tanti, voglio qui citarne citarne solo un paio, limitandomi a quelli di anni lontani:
- sempre a difesa della Costituzione, il Movimento per la Giustizia - con le associazioni della società civile Articolo 21 e Libertà e Giustizia - organizzò il 15
gennaio del 2004, nell’Auditorium della Provincia di Milano un convegno pluritematico su “Controriforme e diritti dei cittadini”, preceduto dalla diffusione di documenti in cui venivano affrontati i problemi che riforme e progetti di riforme in quel periodo stavano determinavano nei settori pubblici dell’istruzione e della ricerca, della informazione, della sanità e del lavoro. Nella sala affollatissima della Provincia, con centinaia di persone impossibilitate ad entrarvi, furono molte le voci autorevoli che intervennero sulle sofferenze del settore pubblico, introdotte da Sandra Bonsanti, Nino Condorelli e Federico Orlando: Carlo Bernardini sulla crisi della ricerca, Rosy Bindi sulla sanità, Giuseppe Casadio sul mondo del lavoro, Tullio De Mauro su quello dell’istruzione pubblica, Paolo Ferrua sulla giustizia, Alessandro Pizzorusso sui progetti di riforma della Costituzione, Sergio Zavoli sull’attacco a stampa ed informazione televisiva. Paolo Flores d’Arcais intervenne su «Passione civile, storia e verità di Stato». La manifestazione registrò, soprattutto, un grande intervento finale di Oscar Luigi Scalfaro, capace anche quella sera di sintetizzare le ragioni della perdurante modernità della nostra Carta Costituzionale: i quotidiani diedero grande rilievo all’evento e La Repubblica parlò di un nostro “trionfo”;
- pochi giorni dopo, il 24 gennaio 2004, a Catania, il Movimento per la giustizia organizzò un magnifico evento in ricordo di Gabriele Chelazzi, magistrato fiorentino anch’egli fondatore del gruppo, deceduto nel 2003, esperto di mafia e terrorismo e cultore del coordinamento investigativo[4]. Il convegno era intitolato Lo stato della risposta istituzionale alla mafia ed al terrorismo, settori criminali in cui moltissimi magistrati del Movimento hanno lavorato per anni ed anni. Introdotti da Ignazio Fonzo e coordinati da Gianni Melillo, intervennero Virginio Rognoni (Vice Presidente del CSM), Pierluigi Vigna (Procuratore Nazionale Antimafia), i prof.ri Eligio Resta ed Alfredo Galasso, gli on.li Enzo Bianco, Anna Finocchiaro, Ignazio La Russa, Giovanni Burtone ed i magistrati Franco Roberti (altro storico “movimentista”), Gioacchino Natoli, Giuseppe Gennaro, Gaetano Paci, Luigi De Ficchy e Roberto Alfonso;
- il 3 ed il 4 ottobre 2008, a Reggio Calabria, il Movimento organizzò un altro importante convegno intitolato “La nuova dirigenza degli uffici giudiziari. Progetto per una gestione partecipata”, riguardante, cioè, un tema particolarmente caro al gruppo. Vi parteciparono i dirigenti del Movimento dell’epoca, nonchè componenti del CSM e del CDC (appartenenti al Movimento e ad altri gruppi), altri magistrati esperti ed avvocati che dedicarono molta attenzione alla organizzazione e gestione degli uffici giudicanti e requirenti. Questa la presentazione del convegno:
La riforma dell’ordinamento giudiziario, che ha disposto tra l’altro la temporaneità degli incarichi dirigenziali e la conseguente decadenza di molti magistrati che li ricoprivano, ha imposto al C.S.M. un rapido rinnovo dei vertici di tanti uffici giudiziari. E l’organo di autogoverno non si è lasciato sfuggire l’occasione di procedere ad un profondo cambiamento anche generazionale, stabilendo il principio che l’anzianità costituisce soltanto presupposto di legittimazione per la partecipazione al concorso.
Ciò comporta che per la prima volta sono chiamati a responsabilità dirigenziali numerosi magistrati che finora hanno svolto altre funzioni. Si viene così a determinare un radicale cambiamento culturale. Intanto, la consapevolezza della temporaneità dell’incarico e dell’ineludibilità della verifica dell’operato e dei risultati impone una costante attenzione al progetto organizzativo. Inoltre, viene meno il convincimento, finora assai radicato, che l’accesso ai vertici dirigenziali sia riservato soltanto ai magistrati più anziani che senza demerito abbiano percorso una sorta di cursus honorum. E finalmente si fa strada l’idea che la stessa organizzazione degli uffici non sia appannaggio esclusivo dei dirigenti, ma coinvolga, sia pure con funzioni e responsabilità differenti, tutti i magistrati, anche i più giovani, chiamati da subito a fornire ogni utile apporto.
Il convegno vuole appunto riflettere, partendo da angolature diverse per ufficio e per funzioni, sulla nuova cultura della gestione, come momento di partecipazione di tutti i magistrati all’organizzazione degli uffici.
In questa prospettiva s’impone un fecondo confronto tra dirigenti e magistrati che svolgono diverse funzioni, nel convincimento che sia ormai tempo di cambiare profondamente i moduli organizzativi degli uffici giudiziari
Evidente l’attualità e l’importanza degli argomenti trattati in quella occasione.
3. La rivista Giustizia Insieme, il sito web, la mailing list e la chat del Movimento
Un ulteriore salto di qualità segnò la storia del Movimento tra la fine del 2008 ed il 2009, allorchè, dopo la fusione con Articolo 3, i due gruppi unificati diedero vita alla rivista quadrimestrale in cartaceo “Giustizia Insieme” (Aracne Editrice srl): il primo numero risale al dicembre 2008 (n. 0/2008). Direttore ne fu inizialmente il segretario Valerio Fracassi, mentre la redazione fu costituita da Ernesto Aghina e Carlo Citterio (coordinatori scientifici), nonché da Alfonso Amatucci, Ferruccio Auletta, Pasquale D’Ascola, Salvatore Dovere, Paola Filippi, Camilla Gattiboni, Luigi Lanza, Luca Perilli, Antonio F. Rosa, Giuseppe Sepe e Modestino Villani. Dal n. 2.3/2012, assunse il ruolo di direttore Nicola Di Grazia, nuovo segretario generale del Movimento-Articolo 3.
Sin dalle prime pubblicazioni, la rivista è stata una piattaforma “aperta” ai contributi non solo degli appartenenti al gruppo, ma anche di avvocati, accademici, giornalisti: il modo migliore per parlare di giustizia e dei suoi rapporti con la società senza isolarsi in una grotta.
Dopo vari anni di pubblicazione in cartaceo, con copertina rigidamente verde, l’ultimo numero (nn. 2.3/2013) fu pubblicato nel dicembre 2014, ma da quel momento – grazie anche all’infaticabile Luca Ramacci - la rivista iniziò ad essere diffusa solo sul web (https://www.giustiziainsieme.it/) e diventò, unitamente a Questione Giustizia che fa capo ad MD, una delle più importanti sedi di dibattito su temi giuridici di ogni natura, incluse la giustizia dell’U.E., quella amministrativa e tributaria, la materia ordinamentale, la tematica dei diritti umani etc. La sua periodicità è giornaliera e, come per le antiche edizioni in cartaceo, è aperta ad ogni tipo di contributo. Direttrice scientifica è Paola Filippi (inizialmente con Bruno Giordano), direttore responsabile Marcello Basilico, ma redazione e comitato scientifico[5] sono ricchi di saperi di diversa estrazione, a partire (gli altri non me ne vorranno) da quelli di Roberto Conti che della rivista è stato ed è ancora una colonna, pur essendosi recentemente dimesso dalla funzione di codirettore scientifico. È interessante leggere “gli obiettivi” di Giustizia Insieme nella homepage (anch’essa con sfondo verde e logo immutato):
“Giustizia Insieme”, si propone l’ambizioso progetto di realizzare una piattaforma permanente dedicata al confronto tra magistrati, avvocati, studiosi del diritto e società civile. L’originale obiettivo della rivista cartacea: diffondere il modello di magistrato non autoreferenziale ma capace di ascoltare e confrontarsi con la società e che trovava massima espressione comunicativa nella “doppia voce” del togato a confronto sul medesimo tema con il non togato, rimane immutato, pur nel cambiamento della veste grafica e delle regole redazionali.
“Giustizia insieme” si offre così come proscenio on line ove voci diversamente togate o in abito borghese potranno trovare il loro luogo di confronto sui temi giuridici tenuti insieme dal filo rosso della giustizia al servizio della società, una tavola rotonda, accessibile a tutti, finalizzata a contribuire al dibattito sui temi della giustizia.
Un Filo rosso da dipanare in termini di aspirazione al miglioramento dell’esercizio della funzione giurisdizionale nella consapevolezza della molteplicità degli effetti diretti e indiretti che ognuna delle decisioni del magistrato, dell’avvocato così come di tutti gli attori del processo, determina nell’individuale e nel sociale.
L’evoluzione della nostra società ha mutato le nuove generazioni e con esse i giovani magistrati, i giovani avvocati e gli attori del processo. Ai giovani, per primi, si rivolge “Giustizia insieme” con l’impegno di ricordare che tra l’essere e l’apparire la scelta va rivolta all’essere con tutte le responsabilità connesse perché solo ciò che “è” incide e solo “su ciò che è” si incide, ciò che appare rimane sugli schermi e infine disorienta.
“Giustizia insieme” per collaborare alla formazione di un modello di magistrato che ascolti, osservi e si confronti al fine di incidere efficacemente con la sua giurisprudenza e l’organizzazione del suo ufficio nel percorso della legalità del nostro paese.
“Giustizia insieme” per offrire un luogo di confronto duttile ai cambiamenti quale eredità per le future generazioni che, come noi, continueranno ad aspirare ad una magistratura che non sia corporativa, autoreferenziale e ripiegata su sé stessa bensì che sia impegnata ad ascoltare le parti del processo, a studiare, a ricercare soluzioni e a confrontarsi per poi decidere, nel silenzio della camera di consiglio, senza mai distogliere lo sguardo dal destinatario della sua decisione.
Il potere determina grandi responsabilità e, come è scritto nella prima presentazione della rivista, “la giustizia è una questione troppo importante perché se ne occupino solo i giudici”; Giustizia insieme” allora perché insieme si interpretino e si applichino le norme e si utilizzino gli strumenti a nostra disposizione per rendere tempestiva e efficace l’azione giurisdizionale.”
Davvero incredibile il numero e la varietà degli argomenti trattati a più voci nella rivista nel corso della sua storia: essendone impossibile un dettagliato elenco di argomenti ed autori, mi limito a citare, a solo titolo di esempio, interventi su riforme della Giustizia e del CSM (con dibattito sull’ipotesi anticostituzionale e strampalata del sorteggio dei suoi componenti), ruolo dell’avvocatura nei Consigli giudiziari, criterio delle “pari opportunità”, carichi e condizioni di lavoro dei magistrati, rapporti tra mafia, politica e mondo degli affari (storico intervento di Franco Roberti, all’epoca Procuratore a Salerno), temi connessi dell’immigrazione e dei diritti fondamentali, sicurezza ed igiene sul lavoro, giudici e letteratura, approccio dei giovani magistrati ed avvocati al mondo della giustizia, comunicazione e giustizia nel mondo del web, processi e informazione, giustizia disciplinare, magistratura onoraria, ricordi non retorici di G. Falcone e P. Borsellino a vent’anni dalla loro morte, l’esperienza dei magistrati nelle scuole, l’esperienza all’interno di Medel, Associazione sovranazionale dei magistrati progressisti (di cui si dirà appresso), rapporto tra diritto comunitario e diritto interno, la storia di Area e della sua carta dei valori approvata nell’Assemblea di Roma dell’8 giugno 2013, l’organizzazione degli uffici giudiziari ed in particolare delle Procure (contrastandone la tendenza a considerarla una struttura verticistica in nome di una gestione partecipata) ed il loro rapporto con i cittadini, pubblico ministero e polizia giudiziaria, giurisdizione e politica tra società e istituzione, diritto del lavoro. Ma, considerata l’importanza storica dell’apporto di G. Falcone al Movimento, voglio citare l’articolo di Gioacchino Natoli del maggio 2022 dal titolo Nascita e storia del pool anti-mafia: il problema del metodo, in cui l’autore narra dettagliatamente la storia delle complicità e contiguità tra mafia e istituzioni sin dall’inizio degli anni 60, del superficiale metodo di lavoro che Falcone criticò ed innovò dando vita a quello che fu chiamato “il metodo-Falcone”, del ruolo di Borsellino, Di Lello, Chinnici e Caponnetto nella creazione del pool specializzato etc.. Ma Natoli ricorda anche la mancata nomina di Falcone a Consigliere Istruttore di Palermo, la creazione e le competenze di DDA e DNA, la testimonianza di Alfredo Morvillo sul sistema delle “carte a posto”, concludendo con l’auspicio che non sia dispersa “la grande storia di un grande Uomo, né quelle di una “lunga guerra” sui modelli organizzativi più efficaci per contrastare Cosa Nostra, che insieme hanno formato, però, la storia giudiziaria dell’Italia e di Palermo”.
A proposito del citato passaggio della rivista dal formato cartaceo alla versione sul web, va detto – ricordando le parole di Luca Ramacci (Giustizia Insieme n. 2/2010) – che il Movimento per la Giustizia ha promosso, in anni lontani ed in epoca di incompatibilità tra informatica e pubblica amministrazione (uffici giudiziari in particolare), varie iniziative per indirizzare al meglio i magistrati all’utilizzazione di Internet e delle infinite risorse che offre. Tra queste, una serie di incontri ideati da Ernesto Aghina ed organizzati presso alcuni uffici con il titolo “Il magistrato nella Rete, navigare nel diritto” che ebbero un buon successo con grande partecipazione dei magistrati, cui si cercava di fornire informazioni sugli strumenti disponibili per migliorare il lavoro attraverso una capillare ricerca di testi di legge, sentenza, consultazione di siti Internet.
Il Movimento per la Giustizia ha sempre avuto un’attenzione particolare per l’informatica ed è stato forse il primo gruppo dell’ANM, grazie al webmaster Luca Ramacci, ad utilizzare internet dando vita al sito www.movimentoperlagiustizia.it.
Ed è stato sicuramente il primo gruppo, sin dai suoi primi anni di vita e grazie anche all’intervento di Federico Mazza, a realizzare una “comunità informatica” attraverso una mailing list di discussione che raggiunse rapidamente un numero considerevole di iscritti, consentendo, cosa mai avvenuta prima, la possibilità di discutere e scambiarsi opinioni in tempo reale: una vera e propria “piazza virtuale”, peraltro da subito aperta a persone estranee alla magistratura, ma comunque interessate al mondo della giustizia (avvocati, docenti, giornalisti) ed allo scambio anche di documenti. L’uso delle mailing list si è poi rapidamente propagato all’interno della magistratura, agli altri gruppi associativi e, mediante la realizzazione di liste dedicate, ha favorito l’approfondimento di materie specifiche così determinando la creazione di più siti Web.
Oggi il Movimento-Articolo 3 si è dotato anche di un’interessante chat su WApp che consente il tuning immediato tra tutti i partecipi: il tempo di postare, di leggere e – se si vuole – di ripostare ed il dibattito è avviato ed è alla portata di tutti. Nella chat scorre la vita del Movimento così come essa è ed è così realizzato pienamente il sogno di trent’anni fa, cioè l’immediata conoscenza dei fatti per tutti e la possibilità di intervento in linguaggio corrente: ciò ne ha fatto uno strumento di libertà insostituibile che va difeso pur se, ma questa è l’opinione di chi scrive, non si può ignorare l’importanza della mailing list che consente un dibattito forse meno rapido ma più approfondito.
4. L’ esperienza del Movimento all’interno di MEDEL (Magistrats Européens pour la Démocratie et les libertés)
Dopo un periodo di attenzione alle sue attività e sulla scia di MD, il Movimento si è iscritto nel 2004 a Medel, fondata a Strasburgo nel 1985 e dotata di statuto consultivo presso il Consiglio d’Europa, operandovi con successo e convinzione grazie, in particolare, all’impegno di Gioacchino Natoli, Luca De Matteis, Marcello Basilico, Christine Von Borries, Alessandro Sutera Sardo, Carlo Sabatini ed altri.
MD è stata una delle associazioni fondatrici di Medel (Vito Monetti l’ha presieduta) ed ormai ne fanno parte 23 associazioni di giudici e pubblici ministeri di 16 stati europei, cui aderiscono circa 20.000 magistrati.
L’impegno in Medel è tuttora oggi uno dei punti qualificanti dell’attività del Movimento, consentendo di sviluppare ed arricchire una comune cultura europea fondata sui valori propri dello Stato di diritto, del rispetto delle libertà fondamentali, della difesa dell’indipendenza della magistratura. Si tratta di un impegno che deve essere intensificato, specie in un periodo come questo in cui si manifestano aggressioni nei confronti di magistrati in vari Stati sovranisti (già il 16.11.2006, il Movimento fece sentire la sua voce a Madrid nel corso di un incontro di Medel intitolato “Colloquio sulla trasformazione del diritto in una società globalizzata”) ed in cui il problema dell’immigrazione richiama la necessità di difesa di principi e diritti come solidarietà, diritto all’asilo e ad altre forme di protezione. Non a caso, sempre Medel è stata co-organizzatrice dello stupendo evento di Lampedusa del 2009 che sarà appresso citato
5. Dal Movimento e da MD ad Area Democratica per la Giustizia
Vista la loro indiscutibile vicinanza culturale e le “alleanze” spesso attuate in occasioni di elezioni associative (distrettuali e nazionali), Magistratura Democratica e Movimento per la Giustizia-Art.3, con atto fondativo (la Carta Dei Valori) approvato dall’Assemblea di Roma l’8 giugno 2013, formalizzarono la nascita di “Area”, fino a quel momento mero “cartello elettorale”, divenuta, proprio con l’approvazione di quella Carta, e grazie all’esperienza di lavoro comune maturata negli organi di autogoverno centrali e locali e nell’Associazione Nazionale Magistrati, un gruppo autonomo della magistratura associata[6].
In realtà, una parte del Gruppo ebbe delle perplessità quanto all’avvio del percorso che ha condotto ad Area. Alle molte e ai molti che dicevano con entusiasmo “contaminiamoci” ve ne erano altri che vedevano difficoltà di amalgama tra MD, che appariva organizzazione rigidamente strutturata, ed il Movimento, che ha sempre tratto il suo appeal dalla mancanza di una strutturazione forte e dunque oggettivamente da una maggiore libertà, se non una pluralità, di discussioni interne ed esterne e di giudizio sugli eventi.
Comunque, era stato il 2012 l’anno di svolta di AREA (già presente – come si è detto - in molte realtà locali), atteso che per le elezioni del CDC dell’ANM del febbraio 2012, per la prima volta MD e MOV3 presentarono una lista unica appunto denominata AREA e non due separate.
Area elesse propri esponenti nel Consiglio Superiore della Magistratura, nei Consigli Giudiziari e in tutti gli organi rappresentativi dell’Associazione Nazionale Magistrati. Il Coordinamento di Area fu inizialmente composto da rappresentanti delle due predette correnti, facenti parte dei rispettivi Direttivi.
Nel corso dell’Assemblea veneta del Movimento – Articolo 3 del 22 dicembre 2014, Lorenzo Miazzi formulò un documento-proposta per la necessaria struttura e precisazione dei fini di Area, da intendersi come un soggetto autonomo rispetto ai gruppi che vi avevano dato vita, il che non implicava l’esaurimento della loro esperienza o il superamento dell’appartenenza essendo evidente che quei gruppi continuavano ad essere la spina dorsale della nuova esperienza, un esperimento senza precedenti per l’associazionismo giudiziario, che richiedeva però struttura ben precisa e la scelta di cosa Area doveva essere.
Sulla base di tali riflessioni, nel giugno 2015 fu approvata una carta di organizzazione in forza della quale, ad ottobre dello stesso anno, furono eletti i componenti del Coordinamento Nazionale di Area, chiamando al voto diretto tutti i magistrati aderenti.
Il 21 giugno 2016 Area si costituì formalmente come associazione con atto notarile e si diede uno Statuto, approvato dall’Assemblea Nazionale il 27 novembre 2016.
Il 26 e il 27 maggio 2017 si è tenuto a Napoli il Primo Congresso Nazionale che ha segnato una svolta, icasticamente rappresentata dal mutamento del nome: “Area” è diventata “Area Democratica per la Giustizia” (AreaDG), ha assunto dunque un’identità più chiara, ha dato avvio ad una campagna di iscrizioni ed ha contestualmente aperto il proprio sito internet. Non ha però mutato la propria natura di associazione plurale aperta al contributo di tutti.
Questa la sua auto-presentazione:
Dal sito di “Area Democratica per la Giustizia”
“Siamo magistrati italiani ed europei, orgogliosi di far parte di una magistratura indipendente e autonoma, che, proprio perché tale, è stata capace di far fronte al terrorismo e alle mafie e di tutelare i diritti fondamentali delle persone. Siamo consapevoli che l’evoluzione del ruolo del magistrato e il crescente rilievo della giustizia nella vita collettiva sottolineano l’esigenza della professionalità, della responsabilità e della deontologia del magistrato. La Costituzione è il nostro punto di riferimento nell’esercizio della giurisdizione e nell’autogoverno. Area nasce da un’idea di giustizia come esigenza inalienabile di ogni persona, bene comune e funzione pubblica al servizio della società. Vogliamo realizzarla, partendo e beneficiando dell’esperienza e del patrimonio storico e ideale di Magistratura Democratica e del Movimento per la giustizia-Art. 3.”
Con queste parole il nostro primo atto fondativo – la Carta Dei Valori, approvata dall’Assemblea di Roma l’8 giugno 2013 – descriveva l’identità e lo scopo di “Area”, nata come “cartello elettorale” tra Magistratura Democratica e Movimento per la Giustizia-art.3, e divenuta, proprio con l’approvazione di quella Carta, e grazie all’esperienza di lavoro comune maturata negli organi di autogoverno centrali e locali e nell’Associazione Nazionale Magistrati, un gruppo autonomo della magistratura associata.
Dall’approvazione della Carta dei Valori molto cammino è stato fatto. Area ha eletto propri esponenti nel Consiglio Superiore della Magistratura, nei Consigli Giudiziari e in tutti gli organi rappresentativi dell’Associazione Nazionale Magistrati.
Nel giugno 2015 ha approvato una carta di organizzazione in forza della quale, ad ottobre dello stesso anno, ha rinnovato il precedente organo rappresentativo e, per la prima volta, ha eletto i componenti del Coordinamento Nazionale chiamando al voto diretto tutti i magistrati aderenti. Il 21 giugno 2016 si è costituita come associazione e si è data uno Statuto, approvato dall’Assemblea Nazionale il 27 novembre 2016. Il 26 e il 27 maggio 2017 si è tenuto a Napoli il Primo Congresso Nazionale che ha segnato una svolta, icasticamente rappresentata dal mutamento del nome: “Area” è diventata “Area Democratica per la Giustizia” (AreaDG), ha assunto dunque un’identità più chiara, ha dato avvio ad una campagna di iscrizioni ed ha contestualmente aperto questo sito internet.
Con le iscrizioni Area Democratica per la Giustizia diventa anche economicamente autonoma, ma non cambia la propria natura di associazione plurale aperta al contributo di tutti.
Area Democratica per la Giustizia si riconosce nell’Associazione Nazionale Magistrati e nella sua funzione di presidio dell’autonomia e indipendenza della magistratura italiana, ma aspira a rinnovarla uniformando la sua azione di rappresentanza ad alcuni principi ispiratori: l’apertura alla società, la trasparenza nel funzionamento della giurisdizione e del governo autonomo, l’affermazione dei principi di eguaglianza, solidarietà e giustizia.
Crediamo in una magistratura attenta ai diritti, particolarmente a quelli dei più deboli ed emarginati, sensibile alle nuove istanze di tutela che nascono dall’evoluzione della società.
Pensiamo che un soggetto collettivo aperto alla collaborazione di persone diverse (anche non iscritte) possa contribuire ad una miglior comprensione della realtà nella quale i magistrati sono chiamati ad operare, renderli liberi da pericolose spinte corporative, aiutarli a non trasformarsi in burocrati. Possa, soprattutto, renderli protagonisti – insieme agli avvocati, al personale amministrativo e a tutti gli operatori del settore - del quotidiano sforzo per migliorare il funzionamento della Giustizia: che è per noi – oggi come sempre – un bene comune, strumento imprescindibile ed essenziale perché i valori Costituzionali possano trovare attuazione.
Anche in questo caso, visto l’oggetto di questa relazione, può essere utile ricordare quali sono stati i magistrati che, da componenti del Movimento per la Giustizia – Articolo 3, hanno fatto parte del Coordinamento (organo sostanzialmente equivalente ad un Direttivo) di Area (fase iniziale) e poi di Area Democratica per la Giustizia:
Coordinamento dal 2013 Giuseppe De Gregorio, Antonello Spanu, entrambi all’epoca facenti anche parte del Direttivo del Movimento
Coordinamento dal 2015 Paola Filippi, Giorgio Falcone, Mario Suriano (poi dimessosi), Giuseppe De Gregorio (in sostituzione di M. Suriano)
Coordinamento 2017-2019 Morena Plazzi e Marco Gianoglio
Coordinamento 2019-2021 Giuseppe De Gregorio, Donatella Salari, Stefano Civardi,
Coordinamento in carica dal 2022: non ne fa parte alcun magistrato di “estrazione – Movimento”[7].
E’ comunque utile ricordare che la norma transitoria dello Statuto di AreaDG (Art. 24 - Norma transitoria) prevede che “per il biennio 2015-2017 sono componenti di diritto del Coordinamento Nazionale anche i segretari dei gruppi fondatori, Magistratura Democratica e Movimento per la Giustizia-Art.3. Fino al 31/12/16 hanno diritto di voto in assemblea anche tutti coloro che sono già iscritti a Magistratura Democratica e Movimento per la Giustizia-art. 3).” Questa previsione, proprio perchè transitoria, lascia intendere come, ab initio, fosse previsto che AREADG, dopo la spinta dei gruppi che maggiormente l’avevano ideata, dovesse tendere – ove possibile - ad avere vita autonoma e propria identità.
Dall’approvazione della Carta dei Valori, comunque, molto cammino è stato fatto, ma non sono mancate dialettiche e polemiche interne: ad esempio, pur riconoscendosi unitariamente nell’Associazione Nazionale Magistrati e nella sua funzione di presidio dell’autonomia e indipendenza della magistratura italiana, MD, nonostante molti dei suoi iscritti “militassero” ormai convintamente in Area, ha determinato uno strappo interno non marginale autonomamente decidendo di presentare una propria lista di candidati in occasione delle elezioni del settembre del 2022 dei componenti togati del CSM. Il Movimento, pur continuando ad esistere, non lo ha fatto, riconoscendo solo ad Area la gestione della politica associativa ed elettorale.
Pur convinto della necessità perdurante di preservare il patrimonio culturale e storico di corrente all’interno di Area, ritengo che la scelta di MD nella predetta fase elettorale, indipendentemente dai risultati (6 gli eletti di Area, 2 quelli di MD, di cui uno candidatosi da indipendente nella lista di MD, al pari di una storica ed autorevole esponente del Movimento) non costituisca una bella pagina nella storia di Area Democratica per la Giustizia e non sia nemmeno giustificata dalla modifica dell’art. 1, punto 2, della citata Carta dei Valori intervenuta il 26.9.2021[8] che secondo, una interpretazione che non condivido (forse a causa della quasi quadriennale mia lontananza dai palazzi di Giustizia), avrebbe trasformato AREA in un gruppo autonomo di cui MD ed il MOVIMENTO non farebbero più parte (o quasi) !
È troppo presto per un commento ampio ed approfondito dell’esito di queste elezioni, ma a parere di chi scrive vi sono dei punti fermi nella storia e nella struttura di Area Democratica per la Giustizia che non possono essere ignorati e che servono per valutare quanto accaduto:
- MD e MOVIMENTO sono le due correnti che hanno fondato AREA (poi AREA – DG) e non si sono mai impegnate ad autosciogliersi per questo, pur se al nuovo gruppo hanno via via aderito magistrati che non appartenevano né all’una, né all’altra corrente;
- è stata per questa ragione prevista la possibilità di doppia tessera (AREA-MD oppure AREA-MOVIMENTO), con versamento di una doppia quota associativa;
- la dialettica interna e quella associativa hanno permesso che i due gruppi fondatori manifestassero talvolta opinioni divergenti su alcune questioni, ma mai in misura da determinare incompatibilità per la loro convivenza in AREA;
- il MOVIMENTO, anzi, ha scelto di rinunciare sostanzialmente ad assumere posizioni autonome o a diffondere documenti a propria firma, “delegando” ogni pubblica presa di posizione ad AREA. Qualcuno, all’interno del MOVIMENTO (tra cui chi scrive) non ha condiviso tale scelta, ritenendo che l’identità della corrente non dovesse andare dispersa, né con lo scioglimento formale del gruppo, né con il silenzio, salvo che, in un improbabile e non vicino futuro, una simile scelta non fosse stata comune e contestuale anche da parte di MD;
- è certo però che la “difesa” ed il significato della diversa identità storica dei gruppi (MD è stata costituita nel 1964 e il Movimento per la Giustizia nel 1988), pur potendo determinare una corretta interlocuzione interna, non hanno sin qui impedito l’importante cammino in comune delle due correnti “per” Area – “in” Area: lo dimostra la loro costante “alleanza” in occasione delle elezioni per il CSM e per gli organi direttivi dell’ANM. Ed è bene aggiungere che quando un “cartello elettorale” è fondato su comunanza di principi non è affatto disdicevole, anzi;
- la scelta di MD per le ultime elezioni dei membri togati del CSM costituisce invece un inevitabile segnale di “rottura” : se AREA ha sempre avuto una comune lista di candidati ed MD oggi si sfila e se ne crea una propria, è evidente che ci si trova dinanzi ad una ingiustificata rottura, non si sa se e quanto sanabile. Due liste “contro” non sono un segnale di unità e di comune sentire.
- non è un caso il fatto che molti storici magistrati aderenti ad MD, che hanno sin dalla fondazione di Area lavorato in modo convinto per la nuova comune realtà associativa, si siano dimessi da Magistratura Democratica.
In ogni caso, è bene attendere lo sviluppo di questa complessa vicenda per trarne conclusioni definitive riguardanti la storia ed il futuro del Movimento per la Giustizia (che deve recuperare il suo spirito originario e riappropriarsi di una quota di autonomia politica, pur all’interno di Area), di Magistratura Democratica (che dovrebbe tornare a credere in Area DG) e di Area Democratica per la Giustizia, che deve porre al centro del suo agire la questione morale, l’impegno sociale e la resa della giustizia in senso non burocratico, attraverso una dirigenza capace di meglio ascoltare e valutare anche il dissenso interno. Continuerà o riprenderà, in tal modo, un auspicabile cammino comune.
A seguire, nel prossimo numero di Giustizia Insieme, la III^ ed ultima parte del testo.
[1] Armando Spataro è stato uno dei fondatori del Movimento per la Giustizia nel 1988. Questo intervento contiene riflessioni ed ampi brani in parte già pubblicati in un suo libro (Ne valeva la pena. Storie di terrorismi e Mafie, di segreti di Stato e di giustizia offesa, Laterza, 2010), nonché in interviste ed articoli vari, tra cui quelli pubblicati su Giustizia Insieme, Questione Giustizia, I diritti dell’uomo, Politica del Diritto e in relazioni predisposte per Corsi di aggiornamento della SSM. Vengono anche riportati, con l’assenso degli autori, brani tratti da due interventi di Giovanni Tamburino e Vito D’Ambrosio, pubblicati sulla rivista “Giustizia Insieme” 0/2008, in occasione del ventennale della fondazione del Movimento per la Giustizia. Anche ogni più limitata citazione di interventi ad altri attribuibili, comunque, è qui riportata con l’assenso dei rispettivi autori. Va precisato, infine, che – ai fini della redazione del presente documento – sono risultati utili i suggerimenti di altri vari “storici” appartenenti al Movimento per la Giustizia – Art. 3.
Durante il suo intervento a Scandicci (SSM), l’autore – secondo lo schema previsto anche per gli altri tre relatori (Mario Cicala per Magistratura Indipendente; Wladimiro De Nunzio per Unità per la Costituzione e Vittorio Borraccetti per Magistratura Democratica) - è stato intervistato da Antonella Magaraggia, co-fondatrice e già Presidente del Movimento per la Giustizia.
[2] Può essere utile qui ricordare i magistrati che sono stati Presidenti e Segretari dell’ANM dal periodo di fondazione del Movimento per la Giustizia fino ad oggi e con i quali, dunque, il gruppo si è sempre lealmente confrontato.
Si tratta di dati acquisiti presso l’ANM che non dispone invece dell’elenco di tutti coloro che sono stati componenti del CDC :
Periodo | Presidenti ANM | Segretari ANM |
17 aprile1988 | Raffaele Bertoni | Edmondo Bruti Liberati |
Aprile 1989 | Raffaele Bertoni | Antonio Martone |
2 dicembre 1991 | Giacomo Caliendo | Mario Cicala |
10 maggio 1992 | Mario Cicala | Franco Ippolito |
22 gennaio 1994 | Elena Paciotti | Marcello Maddalena |
4 marzo 1995 | Antonio Abbate | Edmondo Bruti Liberati |
14 dicembre 1996 | Elena Paciotti | Wladimiro De Nunzio |
17 ottobre 1998 | Mario Almerighi | Paolo Giordano |
18 ottobre 1998 | Francesco Castellano (ff) | Paolo Giordano |
28 febbraio 1999 | Antonio Martone | Mario Cicala |
7 novembre 1999 | Mario Cicala | Claudio Castelli |
15 aprile 2000 | Giuseppe Gennaro | Francesco Lo Voi |
16 marzo 2002 | Antonio Patrono | Lucio Aschettino |
25 maggio 2002 | Edmondo Bruti Liberati | Carlo Fucci |
25 maggio 2003 | Edmondo Bruti Liberati | Carlo Fucci |
30 aprile 2005 | Ciro Riviezzo | Antonio Patrono |
12 marzo 2006 | Giuseppe Gennaro | Nello Rossi |
24 novembre 2007 | Simone Luerti | Luca Palamara |
17 maggio 2008 | Luca Palamara | Giuseppe Cascini |
24 marzo 2012 | Rodolfo Maria Sabelli | Maurizio Carbone |
9 aprile 2016 | Piercamillo Davigo | Francesco Minisci |
1 aprile 2017 | Eugenio Albamonte | Edoardo Cilenti |
24 marzo 2018 | Francesco Minisci | Alcide Maritati |
6 aprile 2019 | Pasquale Grasso | Giuliano Caputo |
16 giugno 2019 | Luca Poniz | Giuliano Caputo |
5 dicembre 2020 | Giuseppe Santalucia | Salvatore Casciaro |
[3] L’autore si scusa con altri componenti del Direttivo del Movimento eventualmente qui non nominati. Si scusa anche se, per una scelta necessaria di sintesi, non sono qui riportati i periodi di esercizio delle funzioni di coloro che sono stati componenti di organi direttivi dell’ANM e del MOVIMENTO, citati nella pagina precedente ed in questa.
[4] Sempre alla memoria di Gabriele Chelazzi fu dedicato il libro intitolato “Il coordinamento delle indagini di criminalità organizzata e terrorismo” (Giuffrè, 2004), a cura di Giovanni Melillo, Armando Spataro e Piero Luigi Vigna, con cessione dei proventi all’Associazione Libera.
[5] Redazione: Direttrice scientifica Paola Filippi, Direttore Responsabili Marcello Basilico. Coordinatrice di Redazione Ilaria Buonaguro. Componenti: Ernesto Aghina, Marta Agostini, Gabriele Allieri, Giuseppe Amara, Maria Cristiana Amoroso, Andrea Apollonio, Elisa Arbia, Elisa Asprone, Beatrice, Chiara Bicchielli, Franco Caroleo, Carlo Citterio, Angelo Costanzo, Costantino De Robbio, Franco De Stefano, Marco Dell’Utri, Giovanni Di Giorgio, Carlo Vittorio Giabardo, Riccardo Ionta, Giovanni Liberati, Enrico Manzon, Lorenzo Miazzi, Werner Mussner, Alessandro Nazzi, Sibilla Ottoni, Ilaria Palmieri, Donatella Palumbo, Michela Petrini, Isabella Pierazzi, Luca Ramacci, Filippo Ruggiero, Sandro Saba, Federica Salvatore, Francesca Urbani.
Comitato Scientifico: Alfonso Amatucci, Mirzia Rosa Bianca, Bruno Capponi, Corrado Caruso, Roberto Conti, Mariella De Masellis, Pasquale Fimiani, Fabio Francario. Giacomo Fumu, Gabriella Luccioli, Giuseppe Melis, Vincenzo Militello. Dino Petralia, Oreste Pollicino, Giuseppe Santalucia, Mario Serio, Giorgio Spangher.
[6] Sintesi tratta dal sito web di Area Democratica per la Giustizia
[7] Attualmente il Coordinamento di Area Democratica per la Giustizia è composto da Egle Pilla (presidente), Eugenio Albamonte (segretario) e da Roberto Arata, Ilaria Casu, Daniela Galazzi, Luca Minniti e Chiara Valori
[8] Nell’assemblea generale di Cagliari del 26.9.2021 di Area DG, il testo previgente dell’articolo 1, punto 2 della Carta dei Valori di Area DG è stato modificato nella parte in cui affermava che “Area è un’associazione plurale, che comprende persone e gruppi, con la loro identità ed autonomia”. Il nuove testo è il seguente: “Area è un’associazione plurale, che comprende magistrati che si riconoscono nei valori espressi nella presente Carta”.