In occasione della nomina del Primo Presidente della Cassazione riteniamo sia utile offrire alla lettura il discorso tenuto dal consigliere Antonello Cosentino all'adunanza plenaria del 4 settembre 2025.
Il discorso dà conto del ruolo della Cassazione nel nostro Paese e di come Pasquale D'Ascola ne incarni il profilo più adatto a presiederla, non solo per il ventennale esercizio delle funzioni di legittimità ma soprattutto per la sua innata attitudine al dialogo con l'accademia e l'avvocatura.
"Dalla Cassazione passa, prima o poi, tutta cronaca e tutta la storia del nostro Paese. La Cassazione orienta la giurisprudenza e orienta il paese", ciò riesce bene se si valorizza l'ascolto e il confronto.
La redazione
"Grazie Signor Presidente,
prima di tutto vorrei ringraziarLa per l’onore che ci regala presenziando a questa seduta del Consiglio, come sempre Ella fa quando il Consiglio è chiamato a pronunciarsi su questioni di particolare rilevanza.
Rivolgo un saluto grato e, se mi permettete, affettuoso alla Prima Presidente Margherita Cassano; questo Plenum l’ha già salutata, tributando il giusto riconoscimento ad una personalità e ad un percorso professionale davvero straordinari; ma anche oggi, nell’ultimo Plenum a cui Ella partecipa, non posso non ringraziare la Presidente Cassano per averci sempre aiutato - e parlo solo dell'attività svolta nel CSM, perché di tutto il resto ci saranno poi altre sedi per parlare - a portare il livello del dibatto consiliare oltre la routine burocratica e a sollevare lo sguardo verso i principi etici e giuridici che debbono guidare l’azione del CSM e l’azione dei magistrati.
La Cassazione è un ufficio di rilevanza strategica nella geografia giudiziaria del Paese.
Lo è perché, da sola, gestisce parte significativa, molto significativa, dei flussi di affari che compongono il contezioso civile e penale nazionale, come del resto abbiamo toccato con mano in occasione delle recenti delibere prese da questo Plenum per potenziare la capacità del nostro apparato giudiziario di raggiungere gli obbiettivi imposti all'Italia dai vincoli del PNRR.
Lo è perché è l’ufficio di vertice del sistema delle impugnazioni; in tale veste, tra l’altro, interlocutore necessario, e non meramente eventuale, della Corte di Giustizia dell’Unione europea.
Lo è perché giudice di ultima istanza, in quanto tale custode ultimo dello jus litigatoris, “organo supremo della giustizia”, secondo la lapidaria definizione dell’art. 65 dell’ordinamento giudiziario.
Ma la Cassazione non è soltanto un ufficio di rilevanza strategica nella geografia giudiziaria; è un ufficio di rilevanza strategica nella geografia culturale del Paese.
La Cassazione orienta la giurisprudenza e la giurisprudenza orienta la vita.
Dalla Cassazione passa, prima o poi, tutta cronaca e tutta la storia del Paese.
Dalla Cassazione passa il mutamento della società italiana, e chiunque abbia avuto la fortuna di lavorare in Cassazione lo sa.
In questa prospettiva la nomina del primo presidente della Corte di cassazione non può esaurirsi in una valutazione legata ad un approccio formalistico.
Nel caso in esame, lo dirò fra breve, la valutazione che mi induce ad esprimere il mio consenso per la proposta di nomina del dott. D’Ascola è una valutazione fortemente ancorata ai dati di testo unico.
Ma qui c'è anche un tema di modello culturale.
Il dott. Mogini è un magistrato che ha raccolto una stima enorme in tutte le funzioni che ha svolto nel corso della sua lunga esperienza giurisdizionale. Come sempre accade, quando si tratta di nominare gli apicali di legittimità, è una scelta fra eccellenze. Ciò detto, i criteri indicatori fissati dal testo unico sono, a mio avviso, assolutamente univoci. Il presidente D'Ascola ha più esperienza di legittimità, più esperienza di presidenza di sezione, più esperienza di titolarità di una sezione, è presidente aggiunto della Corte.
Ma, al di là di questo, il presidente D'Ascola ha attraversato il lungo e in largo l’intera storia del diritto civile del Paese; ha interloquito per decenni con l'Avvocatura; ha costruito, in continuo dialogo con l'Accademia - e penso ad Andrea Proto Pisani, penso a Sergio Chiarloni, penso a Giorgio Costantino - la trama degli osservatori del processo civile, la trama del dialogo tra magistratura e avvocatura. Il dottor D'Ascola ha lavorato fortemente sulla formazione dei magistrati, quando ancora quasi nessuno (a parte la presidente Cassano e pochi altri) lo faceva (la formazione fatta dal CSM, non quella, fatta 15 anni dopo, dalla Scuola Superiore della magistratura); è stato uno dei pionieri del dialogo continuo tra giurisprudenza e Accademia; le sue sentenze, soprattutto quelle delle sezioni unite, sono commentatissime, studiatissime, dibattutissime.
La sua nomina, in questo momento, rappresenta, a mio avviso, la definizione di un modello di magistrato immerso nella realtà del giudizio, nel rapporto con l'Accademia, nel rapporto con la società.
E penso che sia il profilo giusto per la presidenza della Corte di cassazione".