GIUSTIZIA INSIEME

ISSN: 2974-9999
Registrazione: 5 maggio 2023 n. 68 presso il Tribunale di Roma

    Intervista a Tullio Morello, candidato al CSM per le elezioni del 18 e 19 settembre 2022

    Intervista a Tullio Morello, candidato al CSM per le elezioni del 18 e 19 settembre 2022

    Intervista a Tullio Morello, candidato al CSM per le elezioni del 18 e 19 settembre 2022

    di Federica Salvatore

    Quali sono le tue pregresse esperienze professionali, anche in ambito associativo e istituzionale? 

    Sono in magistratura dal 1991, ho iniziato a Palermo come magistrato di sorveglianza immediatamente dopo le stragi del 1992 e dopo 4 mesi di servizio mi sono trovato sottoposto a misura di protezione per delle gravi intimidazioni subite. Affrontare responsabilità maggiori di quelle che erano le mie giovani spalle mi ha aiutato a crescere in fretta. Poi ho lavorato come GIP a Torre Annunziata e a Napoli per oltre 20 anni, e da circa 6 anni presto servizio presso il dibattimento penale, dove da più di un anno sono presidente di sezione e da alcuni mesi Presidente Coordinatore del settore. Venti anni della mia vita giudiziaria li ho spesi anche dedicando tempo all’associazionismo e sono stato Presidente dell’Anm a Torre Annunziata e a Napoli e Consigliere Giudiziario presiedendo le due commissioni più delicate all’interno del Consiglio Giudiziario, quella flussi e quella di vigilanza.

    Pensi che possano costituire un utile bagaglio per affrontare le sfide del futuro Consiglio?

    Ritengo che nella vita le esperienza siano importanti, le mie lo sono state sicuramente, ne vado fiero anche perché nonostante i tanti ruoli ricoperti di me si è sempre parlato bene e ho ottenuto risultati importanti negli organi in questione. Ho imparato a fare squadra anche all’esterno del mio gruppo e al CSM sarà necessario farlo e farlo bene, nell’ambito di un delineato recinto di valori etici di efficienza e di trasparenza che non potranno mai essere scavalcati per quanto mi riguarda laddove dovessi essere eletto. Il nuovo CSM avrà una nutrita componente laica composta da 10 membri che astrattamente sarà il gruppo più forte e temibile, la politica ha dato ampia dimostrazione di avere a cuore principalmente una normalizzazione della magistratura tentando di ridurne l’indipendenza.

    La magistratura vive una profonda crisi di credibilità, sia esterna che interna: quali sono le ragioni che ti hanno indotto a candidarti in un momento così difficile?

    Ritengo che quando il gruppo che hai contribuito a fondare ti chiede di metterti in gioco in suo nome hai un dovere di accettare anche e soprattutto se in quel momento stai vivendo un particolare momento di gratificazione personale, gli interessi della categoria vengono prima di quelli dei singoli. E’ un sentimento che mi è stato trasmesso sin da giovane da mio padre, attualmente magistrato in pensione.

    Cosa ritieni che il prossimo Consiglio possa fare per recuperare una diversa opinione nei cittadini?

    Per recuperare la fiducia dei cittadini nell’attività giudiziaria la prima cosa è quella di rendere la giustizia qualitativamente migliore e i tempi di risposta più brevi. Viviamo schiacciati dai numeri. Alla politica quei numeri che ci fanno lavorare in maniera non efficace fanno comodo perché costituiscono un alibi per lasciare il cerino in mano al magistrato di turno sulle inevitabili disfunzioni. Sarà compito del CSM e anche della stessa ANM trovare occasioni e strumenti per denunciare in continuazione che il rapporto magistrati/numero di procedimenti/popolazione/gradi di giudizio non ha eguali al mondo. Che ad esempio per una banalissima rapina di un cellulare con un temperino possono arrivare a interessarsene nel corso di un processo anche 25 magistrati diversi prima che il giudizio divenga definitivo. I processi sono troppi e i magistrati sono troppo pochi, attualmente tra l’altro vi è un vuoto di organico del 15%.

    Il nuovo Consiglio avrà il delicato compito di dare un contributo sulle misure di attuazione della riforma Cartabia. Quali sono gli aspetti che ritieni più delicati per gli uffici giudicanti e su quali punti ritieni che il nuovo CSM debba concentrare maggiormente l’attenzione?

    La sfida andrà vinta sul piano delle priorità. Dubito che il Legislatore farà cose buone al riguardo. I dirigenti degli uffici, in raccordo con il CSM, dovranno fare un grande lavoro sulle priorità, affinchè la scure della prescrizione o dell’improcedibilità cada su quelle vicende in cui fa meno danni.

    La magistratura è composta da numerosi colleghi che non hanno ancora conseguito la seconda valutazione di professionalità, i quali si trovano ad operare in Tribunali dove i carichi e le condizioni di lavoro sono spesso più pesanti che in altri Uffici. Quale ritieni debba essere, in generale e con specifico riferimento alla posizione di tali colleghi, il contributo del nuovo consiglio in materia di valutazioni di professionalità e miglioramento delle condizioni di lavoro?

    Le valutazioni di professionalità vanno semplificate e in tal senso il fascicolo delle performances rischia di rendere tutto più complicato e pericoloso. I più giovani sono stati visti da molti come i magistrati del futuro ma in realtà sono i magistrati del presente. A loro personalmente chiedo un impegno partecipativo che li faccia sentire motore pulsante dell’organizzazione degli uffici. Quando un provvedimento non è condiviso non si abbiano remore a proporre osservazioni, proprio con tale strumento, oltre che porre l’attenzione dei consiglieri più distratti a una valutazione che non deve essere di routine, anche il più giovane collega fornisce il suo tassello all’organizzazione dell’ufficio. Le osservazioni non devono essere avvertite come una lesa maestà da parte di chi le subisce. Il CSM dovrà interpretare le norme che accentuano la verticalizzazione degli uffici giudiziari, più di quanto non sia stata già introdotta dalla riforma del 2006 confrontandosi costantemente con il dettato costituzionale che dice tutt’altro.

    Spesso i colleghi si lamentano della scarsa trasparenza dell’attività consiliare. Ritieni che questo sia un punto sul quale il prossimo consiglio debba intervenire e se sì, con quali misure?

    Le circolari devono essere più chiare, le informazioni devono essere alla portata di tutti, il sito internet va rinnovato e le informazioni delle pratiche devono essere di immediata consultazione per tutti gli interessati. Nella mancanza di trasparenza si annidano i principali mali del clientelismo. A parole tutti vogliono maggiore trasparenza, laddove dovessi essere eletto sarò particolarmente attento al riguardo anche a segnalare ogni condotta contraria a questo sacrosanto principio.

    Visti gli ambiziosi obiettivi richiesti dal PNRR, ritieni che una diversa e più efficace distribuzione delle risorse possa contribuire in modo più efficiente al raggiungimento degli obiettivi? Quali sono a tuo avviso gli strumenti possibili nell’azione consiliare per coniugare qualità e produttività?

    La geografia giudiziaria va rivista e gli organici delle Corti di Appello e della Corte di Cassazione vanno rinforzati e resi effettivi, l’improcedibilità è dietro l’angolo e anche tutto quello che di devastante ne conseguirebbe. L’adozione di buone prassi è la chiave per contrastare la mancanza di uomini e mezzi. Gli uffici devono dialogare tra di loro per comunicare le esperienze più positive da esportare e adattare altrove. Siamo una categoria piena di grandi menti e grandi studiosi. Le sentenze sono solo un aspetto del nostro lavoro, le potenzialità per riprendere il prestigio che meritiamo ci sono tutte. Occorre rifuggire i sensi di frustrazione che tante volte viviamo nel nostro lavoro quotidiano e riappropriarci della alta funzione morale affidataci dalla Costituzione. 

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