La Strage di Marzabotto 80 anni dopo
Il 29 settembre 1944 alle prime luci dell’alba aveva inizio la più grande strage di civili compiuta dai nazisti in Europa occidentale. Si trattava di un'operazione militare per l'annientamento dei gruppi partigiani e il rastrellamento del territorio nemico. L’eccidio di Montesole non si configura come una rappresaglia bensì come un rastrellamento finalizzato al massacro, parte di una strategia più ampia applicata nel 1944 e nel 1945 dalle truppe tedesche in Italia. L’obiettivo era terrorizzare la popolazione civile al fine di evitare la formazione di qualsiasi forma di resistenza o disperdere gruppi di resistenza già formati.
Sotto il comando del maggiore Walter Reder, più di mille soldati nazisti con elementi italiani appartenenti alla Guardia nazionale repubblicana circondarono una vasta area intorno al Montesole, nei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Vado in provincia di Bologna, procedendo poi sistematicamente, casa per casa, a rastrellare tutta la popolazione civile con una violenza atroce e inaudita perpetrata anche contro bambini molto piccoli e persone anziane. Incendiarono case e intere borgate, ammazzando anche gli animali.
L'eccidio venne compiuto in 115 luoghi diversi tra paesini, case sparse, chiese, cimiteri.
Tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944 i militari della 16a Divisione corazzata granatieri delle SS, con la complicità e il supporto di fascisti italiani, assassinarono circa 800 persone, tra cui 221 bambini di età compresa fra i 14 giorni di vita e i 13 anni. Ai pochi sopravvissuti fu impedito per giorni di seppellire i cadaveri, e molti corpi furono rinvenuti mesi dopo. Le mine disseminate dai tedeschi in ritirata continueranno a uccidere, fino al 1966, altre 55 persone. Nel 1951 il paese di Caprara sopra Panico, già sede comunale, sarà dichiarato "nucleo abitato scomparso".
Il procedimento penale fu istruito dalla Procura Militare di La Spezia e il processo di primo grado, avanti il Tribunale Militare di La Spezia, iniziato nella primavera del 2005, vedeva imputati 17 ufficiali delle SS.
Il 13 gennaio del 2007, dopo 23 udienze dibattimentali, venivano dichiarati responsabili del massacro 10 dei 17 ufficiali a processo. Il 7 maggio 2008 la Corte Militare d'Appello di Roma confermava gli esiti della sentenza di primo grado.
Il Processo di La Spezia è stato possibile grazie al ritrovamento nel 1994 del cosiddetto “armadio della vergogna” nella cancelleria della Corte militare di Appello presso la Procura Generale Militare, a Palazzo Cesi in Roma. Si trattava di un armadio con le ante rivolte verso il muro, chiuso da una catena, con al suo interno vari fascicoli riguardanti crimini nazifascisti in Italia tra cui l’eccidio di Marzabotto.
Un altro responsabile della strage, il maggiore Walter Reder, fu giudicato responsabile del massacro di Marzabotto dal Tribunale militare di Bologna nel 1951.
La memoria è viva anche grazie ai sopravvissuti, che soprattutto a partire dalle testimonianze rese a La Spezia hanno iniziato a parlare pubblicamente e nelle scuole.
Tutto il territorio colpito dalla strage è oggi compreso nel Parco storico di Montesole, i cui principali obiettivi oltre alla tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale sono conservare il patrimonio storico e mantenere aperta la riflessione su quanto accaduto per contribuire alla costruzione di una cultura di pace rivolta soprattutto alle giovani generazioni.
La distruzione del tessuto sociale e la devastazione prodotta a Montesole nel 1944 è ancora testimoniata dalle rovine presenti sul territorio. Sono pietre e mura che parlano, a chi le sa ascoltare. Marzabotto-Monte Sole è uno spazio di riflessione sul nostro tempo e sul rapporto tra diritto alla verità, la memoria, il pericolo dell’oblio, l’urgenza di una educazione alla legalità che significhi anche educazione alla pace.
Epigrafe di Salvatore Quasimodo
Questa è memoria di sangue
di fuoco, di martirio,
del più vile sterminio di popolo
voluto dai nazisti di von Kesselring
e dai loro soldati di ventura
dell’ultima servitù di Salò
per ritorcere azioni di guerra partigiana.
I milleottocentotrenta dell’altipiano
fucilati ed arsi
da oscura cronaca contadina e operaia
entrano nella storia del mondo
col nome di Marzabotto.
Terribile e giusta la loro gloria:
indica ai potenti le leggi del diritto,
il civile consenso
per governare anche il cuore dell’uomo,
non chiede compianto o ira,
onore invece di libere armi
davanti alle montagne e alle selve
dove il Lupo e la sua Brigata
piegarono più volte
i nemici della libertà.
La loro morte copre uno spazio immenso,
in esso uomini di ogni terra
non dimenticano Marzabotto,
il suo feroce evo
di barbarie contemporanea.
