Il mare dei diritti (Atti del convegno) Comunicazione al Procuratore presso la Corte internazionale sui crimini nel Mediterraneo.
di Omer Shatz (presentazione di Calogero Ferrara)
Giustizia Insieme pubblica la Comunicazione redatta da Omer Shatz, avvocato internazionalista esperto in contenzioso di natura internazionale, al Procuratore presso la Corte Penale Internazionale ai sensi dell’art. 15 dello Statuto di Roma avente ad oggetto una disamina degli effetti delle politiche dell’Unione Europea e degli Stati Membri in materia di immigrazione soprattutto sulla c.d. rotta Centrale Mediterranea ed in Libia, nel periodo 2014-2019.
Come è noto il menzionato art. 15 disciplina il potere di indagine del Procuratore della CPI che può essere esercitato motu proprio, anche sulla base di informazioni ricevute da organizzazioni non governative (art.15, 2) ed è condizionato all'autorizzazione (art.15, 3-4-5) della Camera dei giudizi preliminari, competente a valutare la ragionevolezza dell'accusa.
Ebbene nel caso di specie, la Comunicazione oggetto di pubblicazione si inquadra proprio nelle attività delle NGO finalizzate ad informare l’Autorità Giudiziaria Internazionale di eventuali crimini ritenuti di sua competenza, poichè è il frutto del progetto pro bono di una “legal clinic” in materia di diritto internazionale e delle migrazioni tenutasi nel biennio accademico 2017-2019 presso il Capstone on Couther-Terrorism and International Crimes e il Master sui Diritti Umani e Azioni Umanitarie della Scuola degli Affari Internazionali di Parigi (PSIA).
Lo scopo della Comunicazione è ben chiaro sin dal preambolo ove si evidenzia che vengono sottoposti al Procuratore della CPI elementi di prova relativi ai crimini contro l’umanità commessi da pubblici ufficiali della Unione Europea e degli Stati Membri come parte di un progetto premeditato finalizzato a contenere il flusso migratorio dall’Africa sulla rotta del Mediterraneo centrale sin dal 2014.
La Comunicazione si articola in 4 differenti sezioni.
Nella Prima si analizzano dal punto di vista fattuale le politiche seguite dalla EU e dagli Stati Membri per regolamentare il flusso migratorio, soprattutto attraverso la Libia, prendendo le mosse dalla disamina del Regolamento di Dublino del 1990 e proseguendo con quello del Trattato dell’Amicizia Italia – Libia del 1998.
In seguito si procede alla analisi della situazione politica che conduce alle c.d. “Primavere Arabe” e, in particolare, alla caduta del regime di Gheddafi, e alle conseguenze sulle politiche europee di contenimento con l’adozione delle varie operazioni sia nazionali (come Mare Nostrum) o comunitarie (Triton e Triton plus).
Da ultimo vengono altresì esaminati alcuni casi concreti ritenuti significativi, anche ponendo attenzione a due tra i profili più controversi i questi anni: il ruolo delle NGO nel Mediterraneo ed i poteri e le capacità di intervento della Guardia Costiera Libica.
La Seconda sezione è dedicata alla individuazione ed alla esplicazione dei presupposti legali, sia sostanziali che processuali, che legittimano il potere di intervento del Procuratore della CPI ritenendosi integrate, nei casi sottoposti, fattispecie di reato rientranti nella giurisdizione di detto organo e la ricorrenza degli elementi sia di tipo oggettivo che soggettivo nelle condotte esaminate.
Nella Terza sezione della Comunicazione si analizzano i risultati del progetto, anche alla luce dei documenti riportati in allegato nella Quarta sezione (tra cui le dichiarazioni rese da una vittima, il parere di un Esperto sulla situazione della politiche migratorie in Libia e uno schema di 11 eventi SAR tra il 2017 ed il 2019), formalizzandosi le richieste di attivazione dei poteri di indagine del Procuratore.
Invero, si ritiene che i risultati derivanti dalle politiche adottate sono stati: a) la morte per annegamento di migliaia di migranti; b) il respingimento illegittimo di decine di migliaia di migranti che stavano cercando di scappare dalla Libia; c) la complicità di uomini politici e pubblici ufficiali dell’UE e degli Stati Membri nei conseguenti crimini di deportazione, omicidio, riduzione in schiavitù, tortura, stupro, persecuzione ed altri atti inumani, commessi ni campi di detenzione in Libia ed in altri centri di tortura.
Alla luce di quanto sopra esposto e del fatto che da oltre otto anni è pendente presso l’OTP (Office of the Prosecutor) della Corte Penale Internazionale l’indagine per crimini commessi in Libia si sottopone detto materiale probatorio e la relativa disamina legale e fattuale per intraprendere tutti i necessari step procedurali ed investigativi al fine di fornire una risposta giudiziaria a tali orrendi crimini.