Il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria
di Sebastiano Finocchiaro
Sommario: 1. La scelta. - 2. La struttura. - 4. Un ufficio “particolare”. - 3. L’organizzazione e la sfera di intervento. - 5. Riflessioni conclusive.
1. La scelta.
La scelta di svolgere le funzioni giudicanti presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, con la correlativa presentazione di domanda nell’estate del 2011, non trovava, ad onor del vero, originarie radici in sublimi moti dell’animo, dettati dal sacro fuoco di un’idealizzata azione salvifica in favore dei minori deviati e/o disagiati, bensì, molto più prosaicamente, nell’esigenza personale di sperimentare contesti nuovi alla ricerca di diverse, stimolanti, esperienze.
Tale interesse collimava, altresì, con l’opportunità di poter condividere compiti ed attività con chi stimavo professionalmente già dai tempi della comune - per sede ma non per funzioni - esperienza lavorativa in Palmi e che mi aveva reso edotto della intervenuta vacanza di un posto in quell’Ufficio, decantandomi il percorso lavorativo intrapreso con il nuovo Presidente.
E così, dopo aver migrato, sino ad allora, da un settore all’altro del tribunale palmese, ricoprendo di fatto tutte le funzioni dello “scibile” civile (fuorché il fallimentare riservato ai soli turni feriali) nonché quelle del monocratico penale, mi ritrovavo, nel marzo del 2012, insediato nel mio nuovo incarico di magistrato “tuttofare” minorile, ovvero Gip, presidente del Collegio Gup, giudice di sorveglianza e addetto agli affari civili.
Reggio Calabria la conoscevo già per avervi qui svolto le funzioni di (allora si chiamava così) uditore giudiziario nel civile nell’anno di grazia 1998, di transito da Messina, originario mio distretto di appartenenza, prima di convolare a nozze.
Scherzando (ma non troppo) con i colleghi autoctoni, ne esaltavo la bellezza paesaggistica … riflessa “per così dire”... affacciandosi il suddetto capoluogo sul meraviglioso colpo d’occhio offerto dalla lussureggiante vegetazione della costa ionica sicula incastonata tra le pendici del maestoso vulcano “Mongibello” (appellativo meno noto dell’Etna), tanto da condurre alla definizione di “chilometro più bello d’Italia” di dannunziana memoria.
Il mio amore per la terra d’origine non poteva, in ogni caso, far sì che disconoscessi lo struggente e malinconico splendore di alcuni posti incantati del territorio reggino e la feroce bellezza di quella assolata natura così simile alla mia, tanto da farmi sentire a casa.
Sulla peculiare “caratura” caratteriale del comprensorio umano di riferimento nutrivo, invero, qualche riserva (derivante dall’essere soliti, nel messinese, appellare, in senso bonario, con l’epiteto di “testa di calabrese” tutti coloro che presentavano evidenti tratti di ostinata cocciutaggine) anche se già avevo avuto modo di sperimentare il carattere fiero e risoluto di tanti residenti dall’animo sincero e franco, capaci di slanci e gesti di grande umanità e solidarietà; certo, le reazioni registrate nel corso degli anni a fronte di provvedimenti incidenti sulle responsabilità genitoriali non sono state sempre contenute nel legittimo ambito della critica trasmodando a volte in espressioni per così dire colorite e velatamente intrise dell’augurio di ogni male ma tant’è… credo veramente possa valere in tali casi il famoso detto per cui “tutto il mondo è paese”.
Avamposto di una cultura di legalità, baluardo di un’incessante e difficile azione di sostegno per quella particolare fetta di popolazione di età ricompresa tra zero e diciotto anni (con punte fino ai venticinque), il mio nuovo Ufficio si è palesato, da subito, trasudante sentori di vita reale, di un vissuto spesso crudo e sofferto, altre volte coraggioso e speranzoso persino … “contro ogni speranza”, indissolubilmente fuso e confuso - quasi con quel medesimo andamento del moto ondoso che ritmicamente ne lambisce le coste del territorio di appartenenza - a quello dei suoi stessi operatori, tutti invero dotati di una speciale sensibilità che solo l’interazione con un simile contesto poteva quasi magicamente creare.
Forgiato, pertanto, temprato, oserei dire, ad una simile scuola, mi sono scoperto nel tempo profondamente cambiato, anche nell’approccio al diritto, non più, come dapprima, vissuto quasi da esteta della materia ma come magistrato a tutto tondo, arricchito umanamente e professionalmente di una esperienza pregna dell’apporto di altri saperi, pian piano acquisiti, pur nella consapevolezza di un segmento di operatività in cui proprio per la ontologica, magmatica, cointeressenza dell’agire più facile poteva risultare l’errore e più complesso disvelare il discrimine tra apparente e reale, tra veritiero e suo simulacro.
2. La struttura.
Il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria è fisicamente collocato in un edificio sì grande ma con ambienti poco spaziosi, strutturalmente obsoleto e poco funzionale alle sue crescenti esigenze ed a quelle dell’utenza di rifermento, pur con tutti gli interventi di ammodernamento effettuati nel tempo.
La sua sede, separata da quella di tutti gli altri uffici giudiziari della città, insiste vicino la locale Stazione ferroviaria ed è dotata di un piccolo parco/giardino ad esso prospiciente, curato dai ragazzi ospiti della Comunità Ministeriale, i cui alloggi insistono nella medesima struttura.
A pian terreno, oltre ai predetti locali e quelli destinati al personale di cancelleria dell’area penale ed al magistrato dell’ufficio Gip-Gup, vi è l’unica aula destinata alla celebrazione dei giudizi penali, utilizzata anche dai colleghi dell’Ordinario per gli incidenti probatori da svolgere “in forma protetta”.
Al primo piano fuori terra, invece, fruibile solo mediante una non agevole rampa di scala, si trovano gli uffici della Procura, le stanze del personale di cancelleria dell’area civile, degli altri magistrati del Tribunale e quella dei giudici onorari.
Mancano, invero, spazi adeguati e sufficienti per la trattazione delle udienze civili, a fronte del considerevole numero di utenti, mentre le camere di consiglio per i procedimenti civili, per le medesime ragioni, sono svolte all’interno della stanza presidenziale.
3. L’organizzazione e la sfera di intervento.
L’ufficio si trova oggi nella situazione di completo organico, dato da parametrarsi tuttavia alla consistenza della pianta correlativa, risalente nel tempo e prevedente una dotazione di appena 4 giudici togati, compreso il Presidente, e due soli magistrati requirenti, il Procuratore ed il suo sostituto.
Si avvale, altresì, allo stato, dell’insostituibile e preziosa opera di 11 giudici onorari – ovvero una sola unità in meno di quante contemplate – ed ha una sfera di competenza territoriale coincidente con quello del distretto di Corte d’Appello, tale cioè da comprendere, per una superficie pari a 3.183 km², ben 97 comuni metropolitani, con una popolazione di oltre 500.000 residenti.
Il contesto territoriale di riferimento, com’è noto, risulta particolarmente problematico e ciò sia per l’endemica presenza di una criminalità organizzata di stampo mafioso particolarmente efferata e violenta (connotata dalla presenza di numerose famiglie di “ndrangheta” che si assicurano potere e rispetto negli ambiti di operatività grazie all’acclarata continuità generazionale, fenomeno che coinvolge i deteriori modelli educativi dei figli minori a tali nuclei appartenenti), sia per le ampie e diffuse sacche di arretratezza culturale e di povertà socio-economica che ivi si ritrovano, quanto, ancora, per l’emersione di casi sempre più frequenti ed allarmanti di disgregazione familiare, contraddistinti dall’uso ricorrente della violenza fisica e /o psicologica degli adulti, direttamente perpetrata in danno dei minori ovvero dagli stessi subita nella declinazione della forma assistita.
L’oggetto degli interventi spiegati dal tribunale afferisce, quindi, a situazioni sì eterogenee ma tutte estremamente delicate e complesse per la sorte di soggetti in tenera età coinvolti, che richiedono perciò un approfondito esame e un’attenta ponderazione degli interessi in gioco, attività che si estende anche alla delicata fase esecutiva del giudizio, offrendo peraltro la materia sempre nuovi e diversi spunti di confronto, anche dialetticamente vivace, tra tutti gli operatori coinvolti.
4. Un ufficio “particolare”.
Il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria svolge un ruolo profondamente incidente sul tessuto sociale, essendosi distinto in questi ultimi anni per le numerose azioni a tutela di minori figli di testimoni/collaboratori di giustizia in casi che hanno avuto clamore per le cruente dinamiche familiari connesse, riuscendo a dare, a fronte di risorse umane e materiali davvero esigue, un segnale importante, offrendo speranza concreta e possibilità di scelta di vita diversa a chi quella speranza e quella possibilità sembrava averle perse quasi irrimediabilmente.
L’azione posta in essere dall’ufficio afferisce, come detto, ad un vasto ed articolato ambito, coinvolgendo sia il settore civile, comprensivo in primis della volontaria giurisdizione e delle procedure adottive, che quello penale, articolato nelle diverse sezioni GIP-GUP, del Riesame e del Dibattimento, che, ancora, la Sorveglianza, in cui la competenza si estende ratione materiae sino al compimento del 25° anno di età del condannato, ricomprendendo i cd giovani adulti, con gli spunti interessanti da ultimo offerti dalla recente normativa in materia di esecuzione penale per i minorenni del D.lgs n. 121/2018, con precipuo riguardo alle misure penali di comunità.
Ancora, devesi evidenziare come il peculiare carattere dei procedimenti civili rientranti nella competenza funzionale del Tribunale per i minorenni, non omologabili a quelli pendenti presso altre autorità giudiziarie, la promiscuità delle funzioni e il ristrettissimo numero di giudici presenti in organico determinano il non poter essere l’effettiva tempestività degli interventi commisurata ai tempi di definizione del procedimento quanto piuttosto ai tempi di prima risposta.
In tale ottica il T.M. di Reggio si è dotato di uno schema procedimentale condiviso tale da assicurare la pronta convocazione delle parti ovvero l’adozione di provvedimenti urgenti emessi inaudita altera parte; inoltre, risolvendosi gran parte dei procedimenti civili ivi pendenti in cause di volontaria giurisdizione, che per loro struttura non si prestano ad essere concluse con sentenza o comunque con provvedimento destinato a divenire immodificabile (giudicato), si è optato per una scelta di tutela attraverso il tendenziale “mantenimento della procedura aperta” sotto il costante monitoraggio dei servizi per un apprezzabile arco temporale.
Ancor più complessa è risultata, poi, la gestione dei procedimenti de potestate relativi a minori appartenenti a contesti familiari mafiosi, stante la delicatezza delle situazioni psicologiche, personali e familiari inevitabilmente in essi coinvolte; a riprova delle difficoltà evidenziate i provvedimenti citati sono stati adottati a seguito di un proficuo circuito comunicativo tra i diversi uffici giudiziari interessati (Procura della Repubblica e Tribunale ordinario per i procedimenti penali, Procura della Repubblica per i Minorenni e Tribunale per i Minorenni per il connesso procedimento civile di volontaria giurisdizione), consacrato in un importante protocollo di intesa siglato in data 21.3.2013 tra tutti gli Uffici Giudiziari del Distretto della Corte di Appello di Reggio Calabria, che ha impegnato i giudici designati alla loro trattazione in un’attività particolarmente dispendiosa, nell’obiettivo di contemperare le esigenze di tutela delle indagini penali e quelle, di valenza non inferiore, di una tempestiva protezione dei minori coinvolti.
Tali procedimenti hanno implicato un notevole impegno per ogni singolo magistrato, per la complessa attività istruttoria, per le argomentazioni motivazionali particolarmente articolate a corredo dei provvedimenti relativi e per le problematiche connesse alla loro esecuzione, costituendo tuttavia, ormai, una prassi operativa dell’ufficio, sussunta nel protocollo “Liberi di scegliere”,
Tale protocollo, siglato a Reggio Calabria nel luglio del 2017, è stato appena rinnovato a Roma, il 5 novembre 2019, con l’intervento della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle Pari Opportunità, del Ministero della Giustizia, del MIUR, della CEI, della Direzione Nazionale Antimafia e della rete di associazioni “Libera”, oltre ai massimi rappresentanti degli uffici giudiziari reggini, consacrando quella innovativa pratica di interventi che, dopo iniziali ed aspre critiche, ha anche trovato riconoscimento ed avallo da parte del CSM mediante la risoluzione del 31 ottobre 2017.
Parimenti, in ambito penale in questi anni l’Ufficio ha trattato numerosi procedimenti per vicende di notevole allarme sociale, in ragione della particolarità della criminalità minorile del distretto, che costituisce frequentemente un naturale complemento della criminalità organizzata presente sul territorio, strutturata su base prevalentemente familiare.
5. Riflessioni conclusive.
E’ chiaro che per assicurare una maggiore incisività all’azione del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria sarebbe auspicabile, oltre ad implementare il personale amministrativo, appena sufficiente a condizione di assenza di defezioni, un potenziamento della dotazione della componente togata, tentando, altresì, di porre rimedio alle carenze organizzative dei servizi socio-sanitari del territorio, risultando allo stato determinate aree del distretto di giurisdizione prive di assistenti sociali. La ricorrenza di siffatte condizioni determina, infatti, un’inevitabile – e spesso non prevedibile – dilatazione dei tempi necessari per ottenere le informazioni indispensabili per l’adozione dei provvedimenti di competenza.
Il turn over, che caratterizza altre realtà giudiziarie periferiche, per di più meridionali, invero non è un fenomeno quivi così incidente, stante l’esiguità dei giudici assegnati all’ufficio, il quale, per altro verso, sconta tuttavia un pregiudizio ancora diffuso nei riguardi della giurisdizione esercitata, spesso considerata di rango e grado inferiore a quella ordinaria, perché ritenuta tecnicamente modesta e/o poco impegnativa, come se i giudici minorili in quanto tali fossero etimologicamente e tautologicamente “figli di un dio minore”.
Ne sono comprova i reiterati tentativi, anche recenti, di soppressione/incorporazione degli uffici minorili, frutto di un approccio politico/culturale al sistema francamente superficiale, risultando, a mio avviso e in senso opposto, auspicabile un potenziamento degli stessi ed un ampliamento delle aree di intervento sino all’istituzione di quel Tribunale della Famiglia quale unico e specializzato ufficio preposto alla trattazione di tutti i correlativi affari.
In conclusione, posso affermare che la scelta a suo tempo operata ha permesso di disvelarmi una realtà del tutto nuova, particolare e complessa, insegnandomi ad affrontare sfide, non previamente immaginabili, anche ardue e, al contempo, mi ha consentito di conoscere ed apprezzare non solo un manipolo di colleghi seri e scrupolosi ma anche professionisti di altre scienze validi e motivati, che quotidianamente si spendono tra mille difficoltà e ostacoli.
Questo peculiare modus operandi, frutto di un’azione autenticamente sinergica, mi consente, perciò, di poter parlare oggi di un’esperienza giudiziaria certamente unica ed irripetibile, tale anche perché maturata in un lembo di terra del profondo e martoriato Sud, vero e proprio luogo dell’anima ancor prima che - e non solo geograficamente - “estrema periferia dell’impero”.