Copertina di Fabio Magnasciutti - Ponti versus muri, o muri e ponti
Editoriale
Ponti versus muri, o muri e ponti. Si direbbe, e siamo certi alcuni lo penseranno, magari senza esternarlo, quanta retorica attorno a queste espressioni, quanto desiderio, stucchevole fino al punto da risultare vagamente nazionalpopolare, di sfruttare le due espressioni oltre il loro significato consueto e proprio dell’edilizia per farne, invece, icone abusate di un pensiero che tende ad autocelebrare come giusto, convincente, corretto tutto quanto sta sopra il ponte ed invece scorretto e negletto quanto è alla base del muro.
Diversa vorrebbe essere la prospettiva che anima i contributi che Giustizia insieme si appresta ad offrire ai suoi lettori a partire da domani in un periodo “natalizio” – pare si possa, almeno quest’anno, continuare a chiamarlo così senza suscitare cattivi pensieri discriminatori – tradizionalmente dedicato ad uno stacco, fisico e mentale. Saggi, appunti, riflessioni che in quei due termini hanno trovato il punto di innesco per affrontare temi e problemi che “vivono” nella società del nostro tempo, alcuni ben avvertiti alla comunità dei giuristi, altri meno presenti.
Problemi a volte “nostri”, altre volte vissuti in realtà spaziali diverse e per questo, forse a torto, avvertiti come marginali rispetto ai “nostri” e dunque meritevoli di attenzione minore.
Ne è nata una collettanea di pensieri, suggestioni e rappresentazioni plurali.
Quindici opere dell’ingegno che hanno passato sotto la lente di ingrandimento accadimenti della storia come la guerra del Vietnam - Augusto D’Angelo, Il ponte di La Pira contro la guerra in Vietnam – e la caduta del muro di Berlino – Andrea Apollonio, Il confine tra le cose e il coraggio di superarlo: il muro (di Berlino) oggi – ma anche il tempo presente – Giuseppe Savagnone, Nel Natale del Covid non siamo più tanto buoni; Tommaso Manzon, Un muro d'oro puro, simile a terso cristallo: una meditazione natalizia a margine di Apocalisse 21 – la drammaticità della crisi pandemica e delle divaricazioni aspre progressivamente manifestatesi sui rimedi e sui costi da questi prodotti – Marco Dell’Utri, Il ponte fragile della ragione. Appunti sull’obbligo vaccinale – fino a toccare le piaghe più dolorose del nostro tempo presente, alcune tragicamente quotidiane - M. C. Amoroso, Il muro che vorrei fra uomo e donna, – altre fisicamente lontane ancorché collegate a fenomeni ormai divenuti planetari. Qui la riflessione si è orientata verso come quelli migratori, ben lontani dall'essere geograficamente limitati al Mediterraneo, come ci ricorda Tania Groppi mettendo insieme le reazioni sovraniste polacche alla situazione migratoria nell'America del sud - Migranti, ponti e muri dalla Polonia al continente latino americano – e, ancora nel terzo millennio, di segregazione - Karim El Sadi, Gaza. Il dramma del fanciullo palestinese e il muro dell'indifferenza. Quali ponti per il futuro? – che lo street artist Bansky ha scolpito in alcuni suoi murales realizzati proprio a Gaza, affrescando i muri con immagini di rara intensità e bellezza.
Interventi che sembrano tutti condurre il lettore verso una dimensione universale dei “doveri” e delle responsabilità, nella quale le sovranità statali sembrano in cerca di un riposizionamento ancora oggi incompiuto e incerto – Enzo Cannizzaro, Stati sovrani e giustizia globale – e che, senza evocare l'idea utopica di open borders che propagandava John Lennon in Imagine, interrogano tutti noi su quanto il giurista e la giustizia debbano continuamente misurarsi con una dimensione del diritto sempre più sconfinata, per dirla con Maria Rosaria Ferrarese e parimenti alimentarsi della conoscenza di un mondo complicato e complesso qual è quello in cui viviamo, nel quale il passato non può essere oggetto di mera (e forse troppo comoda) epurazione, come ci suggerisce David Cerri – Chi aiuterà il minore a dialogare col giudice nel nuovo processo di famiglia? L’esperto come San Cristoforo – ma anzi sentinella attiva del e sul nuovo che avanza.
Una rappresentazione, quella dei ponti e dei muri che, d’altra parte, è sembrata non potesse e non dovesse prescindere dalle riflessioni orientate sulle poderose capacità espressive proprie del mondo della della cinematografia – Dino Petralia, Il prigioniero coreano, alle prese con un cinema di frontiera – della musica, con Luigi di Paola – Sting, The brigde – che ci conduce per mano attraverso l'acqua, la città sommersa ed il ponte della mente rappresentato nell'ultimo album del poeta-cantante e con Giuseppe Arbia, Pink Floyd - The Wall, che analizzerà i muri nei quali si rinchiude l'individuo, e del disegno satirico. Infine – o, meglio, all'inizio – Fabio Magnasciutti, con la vignetta che accompagna questo editoriale e che ne incarna davvero la sua portata di senso. Tutte quante, espressioni plasticamente capaci di dimostrare quanto sia prima di tutto interiore e quotidiano, anche se spesso inconfessato, per ciascuna persona sensibile, il conflitto fra ponti e muri, la ricerca di un confine appagante fra le esigenze del sé e quelle degli altri; quanto ancora sia difficile eliminare l’uno e scegliere l’altro, quanto sia essenziale, ancorché oneroso, provare a mettere “insieme” l’uno e l’altro, attingendo alla risorsa preziosa, anche se aspra e onerosa, del confronto e del dialogo, rifuggendo da schematismi astratti e, soprattutto, da coloro che si ergono a tutori dell’uno o dell’altro corno della questione e si fanno portatori di un’unica e sola “verità”, invece di andare alla ricerca delle cause delle verità plurali che spesso si fronteggiano. Il che non vuol certo negare la necessità di affrontare le questioni nodali del nostro tempo con alla base alcune idee cardine e non negoziabili, quali la tutela dei diritti fondamentali, il rispetto della Costituzione, la salvaguardia dello Stato di diritto, ma soltanto invitare tutti ad un approccio capace di ascoltare le diverse prospettive per coglierne ciò che di buono e vero esse potrebbero avere.
Insomma, per dirla con Giorgio La Pira, che ha attivato l’idea portante di queste riflessioni, piace assecondare e proporre una prospettiva che si fondi sul motto “osare l’inosabile”, investire su tutto ciò che è prodotto del pensiero umano per trarne forza e alimento, senza perdere di vista, appunto, i cardini sui quali la nostra civiltà poggia – recte, deve poggiare –. Fondere, dunque, i ponti con i muri piuttosto che porsi in una prospettiva che vede il bianco nel ponte e il nero nel muro, superare l’idea stessa che sia sufficiente eliminare il muro, invece ponendo le basi per una linea di azione e di pensiero capace di capire le ragioni del muro per poterlo valicare insieme a chi ne ha rappresentato le esigenze. Perseguire, dunque, un ragionevole accomodamento fra diverse prospettive che proprio la giurisprudenza delle Sezioni Unite della Cassazione ha di recente individuato come Grundnorm per risolvere conflitti apparentemente insanabili in ambito religioso senza deflettere mai dall’idea di stare dalla parte della persona umana e dei valori che essa riflette. Idea che Piero Calamandrei ebbe a perseguire con forza, come ci ricorda la riflessione dedicata alla rivista Il Ponte che il Maestro creò sulle ceneri della seconda guerra mondiale di Giuliano Scarselli – G. Scarselli, Il Ponte di Piero Calamandrei (una storia fiorentina) -.
In questa prospettiva fare memoria costituisce dunque risorsa preziosa per spiegare meglio il tempo presente e prefigurare un futuro anche solo un pizzico migliore.
Alla direzione scientifica ed alla redazione non resta altro che far giungere un ringraziamento sincero a chi questo viaggio ha con passione reso possibile e dunque a tutte le Autrici e gli Autori che, ne siamo certi, hanno reso più stabili i ponti e dato un senso profondo ai muri del nostro tempo.
Buon Natale, buon anno e, soprattutto, buona lettura.