Il diritto alla salute ai tempi del coronavirus e la scomparsa di una generazione tradita di Laura Cocucci.
recensione a “L’Ovulo Rosso nel Sottobosco” di Nico Cocucci
L’11 aprile 2020 sarebbe stato il suo compleanno, ma la crudeltà del coronavirus che qualche giorno prima gli aveva già portato via la moglie, gli ha impedito di superarlo.
“L’Ovulo Rosso nel Sottobosco” è il suo viaggio fantastico, lungo 100 anni e più.
Mio padre Nico Cocucci era un medico nato nel 1932, come tanti di questa generazione falcidiata dal virus, con i piedi nell’Ancien Regime e ha messo la testa, dato uno sguardo, nel futuro liquido, istantaneo, frammentato e pauroso dei Millennials.
Il Secolo lungo. Un inno alla vita. Al vorace bisogno di vita. Raccontare da dove veniamo e di cosa siamo stati e siamo testimoni, per essere ancora piu’ affamati.
Ci ha insegnato che la vita è misteriosa, paurosa e sempre bellissima. Anche nella morte. E se in questo viaggio - “turgido” si potrebbe dire – il pudore dà alle ultime pagine qualcosa di crepuscolare, sappiamo che in realtà non è mai stato così. Era un giacobino inguaribile. “Non sarò mai un moderato!” E allora…“Allons Enfant !”.
A causa della pandemia l’Italia si ritrova improvvisamente orfana di una intera generazione che se ne è andata in silenzio. Centinaia di anziani sono morti senza un saluto, senza un abbraccio, senza una carezza negli ospedali, nelle residenze sociosanitarie o in solitudine nelle proprie case, senza avere il tempo di raccontare la loro vita.
A differenza di quella dei nostri padri e dei nostri nonni la mia è stata invece una generazione felice. Siamo nati nel boom economico degli anni ‘60, abbiamo vissuto un lungo periodo di pace, abbiamo conosciuto benessere e serenità, abbiamo vissuto la piena attuazione della Carta Costituzionale italiana che riconosce il diritto alla salute come un diritto fondamentale dell’individuo.
Solo qualche giorno prima il Presidente Mattarella, in occasione del 70^ Anniversario della Giornata Mondiale della Salute, aveva pronunciato un discorso nel quale aveva affermato che tanti lutti e sofferenze hanno reso ancor più evidente il valore della salute componente essenziale del diritto alla vita. Aveva ribadito che “la qualità della vita e gli stessi diritti fondamentali della persona sono strettamente legati alla capacità e all’universalità del servizio alla salute” e aveva riconosciuto con autorevolezza che “i Servizi Sanitari Nazionali costituiscono capisaldi essenziali della comunità”.
Nel libro mio padre parla anche del suo impegno politico dedicato all’amministrazione dei principali ospedali milanesi che lo impegnò per circa venti anni. Con orgoglio espresso in forma dubitativa afferma “per tanti anni credo di avere contribuito alla trasformazione e alla costruzione della sanità pubblica a Milano”.
Spiega poi della decisione di interrompere questo impegno definito un servizio, a metà degli anni settanta con l’entrata in vigore della L. nr. 833/78, esprimendo feroci critiche sulla lottizzazione delle cariche nel sistema sanitario che negli anni a seguire portarono al sistema diffuso di corruzione politica disvelato da Tangentopoli.
Non vi è dubbio che la salute debba essere un diritto per tutti. Il bilanciamento tra diritto alla tutela della salute e criteri di economicità motivati dall’esigenza di contenimento delle spese e delle risorse non può essere inteso in maniera assoluta.
Verso un nuovo modello di tutela del diritto alla salute la Corte Costituzionale ha più volte affermato che l’ambito della garanzia costituzionale del “nucleo essenziale del diritto alla salute” copre la pretesa ad accedere a prestazioni indispensabili per dare risposta ad esigenze terapeutiche urgenti ed indifferibili.
Una società moderna, democratica e solidale dovrebbe sapersi prendere cura degli anziani anche in situazioni di emergenza garantendo tempi e qualità delle “prestazioni sanitarie”.
Senza dubbio dobbiamo coralmente ed incondizionatamente ringraziare gli straordinari medici, infermieri e tutto il personale sanitario che, con elevatissima professionalità ed incredibile spirito di servizio, hanno fatto l’impossibile per garantire il diritto alla salute e per salvare vite umane, in molti casi mettendo a rischio la propria vita.
Non va però dimenticato che, durante l’emergenza della pandemia, vi sono stati giorni in cui non vi erano sufficienti ambulanze per portare gli anziani in ospedale, le ambulanze disponibili arrivavano con comprensibile ritardo, i servizi di pronto soccorso ricevevano centinaia di pazienti ed in alcuni casi i medici sono stati costretti a decidere quali pazienti curare in terapia intensiva ed infine in molte residenze socio sanitarie il numero dei decessi ha raggiunto livelli allarmanti.
Sono molti i temi sui quali la società civile dovrà avviare una riflessione collettiva a partire dai tagli al sistema del welfare degli ultimi venti anni, al rapporto tra sanità pubblica e privata, ai rapporti tra Servizio Sanitario Nazionale e Sanità Regionale.
Ci ha lasciato una generazione di anziani che beneficiava di una aspettativa di vita altissima e che è stata “tradita” da un eccessivo ottimismo sulle capacità del nostro servizio sanitario.
Queste “Memorie Sparse” mio padre aveva chiesto a noi figli di farle conoscere. Questo è una edizione riveduta e corretta del suo manoscritto originale. C’è la sua storia che è poi la storia degli uomini che con le loro passioni, i loro ideali di libertà, di partecipazione e di giustizia sociale nel dopoguerra hanno contribuito alla crescita dell’Italia...ci sono le mie radici...le radici degli uomini che seppero dare libertà e dignità al nostro Paese.
Leggetelo se avete voglia e consideratelo come un “vaccino benefico”.
L' ovulo rosso del sottobosco