In ricordo di Beniamino Caravita di Toritto
di Elisabetta Catelani
Troppo presto se ne è andato Beniamino Caravita di Toritto ed ha lasciato un grande vuoto negli allievi, studenti, amici, nei tanti colleghi che lo stimavano e che apprezzavano per le sue doti di disponibilità, curiosità, per l’intelligenza frizzante, veloce nel centrare ed analizzare un problema, per l’apertura al dialogo, anche con coloro che partivano da posizioni molto diverse dalle Sue, ma sempre alla ricerca di un punto d’incontro, là dove era possibile.
Era Professore di Istituzioni di diritto pubblico nell’Università di Roma “La Sapienza”, noto non solo in ambiente Accademico grazie alle sue doti di costituzionalista poliedrico, ma molto ascoltato anche nelle Istituzioni, nel Parlamento, nel Governo, a livello regionale e, più in generale, in numerosi enti locali. Componente di tante commissioni governative, fra cui si può ricordare quella per le riforme istituzionali, istituita dal governo Letta. Importante e stimato Avvocato, spesso pronto a combattere le cause più complesse davanti alla Corte costituzionale, così come dinanzi agli altri giudici.
La sua vita è stata un insegnamento per molti e lo ricorderemo per l’intuito e la lungimiranza che ha dimostrato in tanti contesti: è stato uno dei primi, negli anni ’80, a studiare, da un punto di vista costituzionale, il tema dell’ambiente. Ed ancora oggi il suo volume su Il diritto pubblico dell’ambiente, pubblicato dal Mulino originariamente nel 1990, è il punto di riferimento per lo studio della materia, grazie agli aggiornamenti continui su un tema in continua evoluzione.
È stato uno dei primi a fondare nel maggio del 2003 una rivista di diritto costituzionale on line Federalismi.it, che è poi diventata una delle riviste più dinamiche, più aggiornate e di più ampio approfondimento in una pluralità di settori giuridici. Una rivista che ha avuto il pregio di consentire, all’inizio, un’analisi di questioni prevalentemente regionali in una fase storica, quella successiva alla riforma del Titolo V della Costituzione, in cui il regionalismo italiano era da costruire, cosicché il dibattito aperto in quella sede è sicuramente servito per contribuire all’interpretazione di norme in parte oscure o comunque suscettibili di una pluralità d’interpretazioni. L’autorevolezza che velocemente ha acquisito la rivista ha consentito un allargamento dei settori di intervento, dal diritto costituzionale in tutte le sue sfaccettature, al diritto amministrativo, al diritto dell’Unione europea, al diritto internazionale, ad ogni tema connesso alla vita delle Istituzioni. Insomma, una rivista eclettica, come era Lui, curioso ed interessato ad ogni profilo pubblicistico dello Stato. La rivista era e rimarrà sicuramente un luogo di dibattito aperto ad ogni interpretazione, indirizzo, orientamento culturale, senza preconcetti e senza ideologie, ma con metodo scientifico, come lui l’ha sempre voluta.
Ma lo ricorderemo, altrettanto, per il Suo carattere combattente in ogni occasione della vita, anche quelle più tristi e devastanti, come l’ultima che ha vissuto con tanta forza d’animo, a testa alta e senza mai compatirsi, lavorando fino a quando ha avuto l’ultima energia possibile. Grande forza, lucidità, capacità di approfondimento, emersa in modo netto nell’ultima e bellissima relazione sul sistema universitario svolta nel mese di ottobre scorso al seminario dell’Associazione dei costituzionalisti italiani, di cui era anche Vice Presidente, quando ormai la malattia l’aveva debilitato nel fisico, ma non nella mente e nella sua capacità di dimostrare sempre che il Suo apporto al dibattito costituzionalistico era essenziale.
Combattente in ogni iniziativa, nei tanti referendum che ha seguito nel periodo di grande attività dei radicali, fino al referendum sulla riforma costituzionale del 2016, in cui aveva creduto, pur consapevole dei limiti della riforma. Sempre pronto, comunque, a rialzare la testa, a ripartire con un altro progetto. Là dove c’era un nuovo tema di dibattito, c’era un’iniziativa di Beniamino Caravita, per la curiosità che lo caratterizzava e per il desiderio di capire, di studiare, di approfondire.
Lo ricorderemo anche per la Sua capacità di dubitare, di non avere un’idea preconcetta, ma aperta alle diverse soluzioni possibili, a cui poi arrivava anche ascoltando gli altri.
Avremo tempo per onorarlo nel modo giusto ed adeguato come merita, ma oggi lo ricordo con grande affetto e tanto rimpianto.
Un pensiero speciale alla famiglia con cui ha sempre condiviso i suoi progetti e le sue battaglie.