Recensione di Paola Belsito a "Le unghie rosse di Alina" di Christine Von Borries
Prendi quattro giovani donne curiose, spiritose, intriganti, impegnate, apparentemente forti e decise anche se, dietro all’apparenza, nascondono notevoli tratti di fragilità e di insicurezza, in particolare per quel che concerne le loro vite private e i loro rapporti sentimentali.
Immagina che quelle quattro giovani donne siano saldamente legate l’una all’altra, accomunate da quel sentimento di solidarietà che spesso contraddistingue e qualifica positivamente i rapporti personali declinati al femminile, un vincolo fatto di affetto, vicinanza e complicità, così stretto da farle sentire parte di un gruppo in cui ciascuna completa e sostiene l’altra; amiche per la pelle, insomma, che non riescono a lungo a fare a meno l’una dell’altra perché il legame che le unisce è così forte che, senza le altre, ciascuna di loro si sente privata di una delle due ali che le servono per volare.
Inserisci quelle donne in una cornice unica e affascinante, Firenze, la città nella quale tutte loro vivono e che grazie ai loro incontri, attraverso i loro sguardi, possiamo cogliere in alcuni squarci intensi e vivaci, ora una strada, ora una piazza, ora un noto locale del centro cittadino, ora i meravigliosi colli che la circondano esaltandone la straordinaria bellezza.
Una cornice all’interno della quale irrompe prepotentemente l’omicidio di una giovanissima e bella ragazza, una prostituta ucraina, un delitto che inizialmente coinvolge solo due delle amiche fiorentine, Valeria, pubblico ministero e madre di due bimbi, in attesa del terzo, magra, capelli fini biondi, sorriso luminoso e un tono di voce morbido e gentile, ed Erika, poliziotta, sportiva e mamma single del piccolo Tommaso, una massa di capelli rossi alla prese con un esame per diventare ispettore di polizia; un’inchiesta che in breve vedrà partecipi a tempo pieno anche le altre due amiche, Monica, commercialista, vivace e appassionata del suo lavoro, accogliente e generosa, e non soltanto per il suo gradevole aspetto fisico, e Giulia, giornalista d’inchiesta, capelli corti, decisa e naturalmente curiosa, dagli apparenti modi bruschi e in perenne lotta con un ambiente maschilista che cerca inutilmente di escluderla dalle indagini più scottanti.
Dopo “A noi donne basta uno sguardo” l’autrice scrive un altro capitolo della serie incentrata sulle quattro amiche fiorentine e ci regala un nuovo giallo di attualità, “Le unghie rosse di Alina”, la narrazione di un’indagine per omicidio che si interseca e si dipana intorno alla vita delle sue protagoniste che, mosse dall’amicizia che le lega ma anche da una istintiva curiosità e da quel pizzico di temerarietà e avventatezza che non guasta alla costruzione di un clima di crescente suspense, si ritrovano ad investigare riuscendo infine, tutte insieme, a svelare le ragioni dell’efferato delitto e a smascherare il colpevole.
Sullo sfondo il motivo conduttore del romanzo e dell’indagine trattata dalle nostre quattro intraprendenti amiche, un tema delicato e controverso quale è il desiderio di maternità, l’aspirazione di molte, tante donne di poter avere un bambino indipendentemente dalla possibilità biologica di concepirlo; il concatenarsi degli eventi ci porta così nel mondo della fecondazione assistita, e ci fa intravedere come dietro ad un atto d’amore si possano nascondere interessi economici rilevanti e finalità illecite camuffate con la necessità di abbreviare dei tempi spesso troppo lunghi e di bypassare la burocrazia e le limitazioni all’accesso all’assistenza sanitaria previste dalla legge vigente nel nostro paese.
Il tema viene affrontato dall’autrice con leggerezza e sensibilità, oltre che con una particolare attenzione per la vittima del reato, ancora una volta una giovane immigrata che paga con la vita il desiderio di costruirsi un futuro dignitoso nel nostro paese.
Il risultato è un thriller sentimentale che si legge tutto d’un fiato, godibile, scorrevole, equilibrato e ben costruito che, via via che si dipana la storia, si fa più avvincente, tanto da celare proprio nelle ultime pagine, quando tutto sembrava oramai definitivamente chiarito, un ultimo colpo di scena. L’autrice centra ancora una volta l’obbiettivo di divertire e appassionare il lettore alternando alla vicenda criminale e giudiziaria le storie professionali e personali delle quattro amiche che, tra una chiacchierata e una confidenza, si buttano anima e corpo in una storia che riuscirà a mettere a repentaglio la sicurezza ora dell’una, ora dell’altra, ma che sapranno risolvere in maniera corale e rocambolesca. Christine si conferma così scrittrice in grado di narrare storie di grande attualità con garbo e invidiabile naturalezza, e con una dose di delicatezza che è caratteristica e pregio dell’animo femminile.
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