Non è facile parlare di Dino Petralia
di Leonardo Agueci
Devo riconoscere che scrivere di Dino Petralia si è rivelato molto più complicato di quanto avessi immaginato, nel momento in cui ho (incautamente) accettato di farlo.
E non tanto perché su Dino manchino le cose da dire. Tutt’altro! Quello che è riuscito a realizzare come magistrato potrebbe costituire materia per intere pubblicazioni, giuridiche e non..!
Nei miei ricordi, però, all’immagine (oggettiva) del collega esemplare, si sovrappone costantemente, fino a confondersi, quella (del tutto personale) del compagno di tante battaglie, dell’amico generoso e sincero, del vicino di stanza su cui sai sempre di potere fare affidamento, senza timore di ambiguità o malintesi.
E allora provo a mettere ordine.
La storia professionale del dott. Bernardo (Dino) Petralia, entrato in magistratura nel 1980, si è articolata attraverso le tappe che seguono:
- Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trapani fino al 1985;
- Giudice del Tribunale di Sciacca fino al 1990;
- Giudice del Tribunale di Marsala fino al 1996;
- Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Sciacca fino al 2006;
- Componente del Consiglio Superiore della Magistratura nel quadriennio 2006-2010;
- Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Marsala fino al settembre 2013;
- Procuratore della Repubblica Aggiunto presso il Tribunale di Palermo fino al luglio 2017;
- Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria fino al maggio 2020;
- Capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia fino al 1 marzo 2022, data del suo collocamento a riposo.
Il suo curriculum fa venire i brividi, non solo per la pluralità e importanza degli incarichi ricoperti, ma soprattutto per la vastità, rilevanza, originalità, efficacia e qualità straordinarie delle iniziative avviate e portate a compimento; per l’indiscusso senso di giustizia e di indipendenza che le hanno sempre accompagnate; per il carisma e l’autorevolezza riconosciute e consolidate nel tempo; per il valore altissimo del servizio prestato alle Istituzioni.
Ha svolto funzioni giudiziarie requirenti e giudicanti; penali e civili; semidirettive e direttive; di primo e di secondo grado; in uffici grandi, medi e minuscoli; ha poi fatto parte dell’organo di autogoverno della magistratura e, da ultimo, ha ricoperto un incarico amministrativo di elevatissima responsabilità.
Esperienze molteplici, come può vedersi, ma in ciascuna di esse ha lasciato quello che per lui è diventato il vero tratto distintivo, ossia il qualificato apporto di efficienza, originalità e rinnovamento, che si è sempre più intensificato man mano che sono cresciute le sue competenze.
Il suo metodo costante di lavoro - sia da magistrato “semplice”, che da dirigente d’ufficio - si è basato sul preliminare studio approfondito del contenuto delle norme sostanziali, procedurali ed amministrative – soprattutto quelle più recenti e di maggior carattere riformatore - e quindi, in sede di applicazione pratica, sul più ampio sfruttamento delle loro potenzialità, anche attraverso soluzioni del tutto inedite, in modo da ottenere risultati significativi, innovativi e talvolta davvero rivoluzionari.
Per ricordare solo alcune delle iniziative adottate quale Procuratore della Repubblica di Sciacca e, più avanti, quale Procuratore della Repubblica Aggiunto di Palermo, si possono citare l’incisiva applicazione delle norme sulle confische antimafia nella fase del procedimento di esecuzione (art. 12 sexies del D.L. n.306/92); la costituzione di un permanente raccordo operativo tra i diversi titolari dell’azione di prevenzione; la semplificazione dei procedimenti a tutela delle vittime di estorsione e usura, previsti dalla L. 23.2.1999 n.44; l’elaborazione di condivisi criteri interpretativi del paradigma relativo alla “particolare tenuità del fatto”, introdotto quale causa di non punibilità dall’art. 131 bis del Codice Penale e, nel campo civile, i criteri di sollecita definizione, da parte del P.M., dei procedimenti di negoziazione assistita in materia coniugale, previsti dall’art. 6 del D.L. 12.9.2014 n. 132.
Ed ancora, quale Procuratore Generale di Reggio Calabria, si è fatto promotore della innovativa costituzione di un bollettino informativo permanente sulle principali pronunzie giudiziarie in materia di “ndrangheta”, denominato “Progetto S.a.Ndra”.
Un altro interesse che ha sempre coltivato è stato costituito dalla sistematica ricerca di dialogo e collaborazione con organismi ed istituzioni esterne rispetto al mondo della Giustizia - come Università, Ordini professionali ed Enti locali – sia per finalità di arricchimento culturale e professionale, sia per concordare prassi ed usufruire di risorse utili al concreto esercizio della giurisdizione.
Da giudice del Tribunale di Marsala è riuscito perfino a definire un’intesa con lo Stato Maggiore dell’Aeronautica, ottenendo l’autorizzazione ad utilizzare in sicurezza i locali di una base militare vicina al Palazzo di Giustizia, per una lunga e impegnativa camera di consiglio.
Questo tipo di attività non ha minimamente condizionato la sua produzione giudiziaria, che si è invece collocata sempre su un piano di altissimo livello, sia quantitativo che di qualità: non si contano le pubblicazioni dei suoi provvedimenti su riviste specializzate in materia civile e penale, così come gli elogi ricevuti per l’azzeramento di pendenze arretrate e, più in generale, per l’alta resa di giustizia degli uffici da lui diretti.
Molto intenso è stato anche il suo impegno, da giudicante e da requirente, nei procedimenti a carico dei principali esponenti di temibili cosche mafiose e dei loro fiancheggiatori, in quelli per misure di prevenzione antimafia, oltre che nella scrupolosa gestione di numerosi collaboratori di giustizia e delle relative richieste di programmi di protezione, anche con carattere d’urgenza.
Il dialogo, il rispetto reciproco e lo spirito di collaborazione sono stati il fondamento del suo rapporto con avvocati ed operatori di giustizia, facendogli ottenere da tutti indiscussa stima e considerazione.
Per i magistrati, Dino Petralia ha rappresentato da sempre un riferimento sicuro, una guida scrupolosa, un trascinatore appassionato; da dirigente d’ufficio e coordinatore di gruppi di lavoro ha tenuto molto a favorire lo scambio di opinioni ed alimentare lo spirito di squadra, ma ha inderogabilmente preteso rigore e massimo impegno; lavorare al suo fianco è stata, per testimonianza unanime, un’esperienza ineguagliabile di arricchimento professionale e gratificazione personale.
L’esemplarità del suo comportamento, da magistrato e da dirigente di Procura, gli ha portato – già nel 2006 - grande rispetto e popolarità tra i colleghi ed ha costituito il presupposto per la sua elezione al Consiglio Superiore della Magistratura, dopo essersi presentato come interprete convincente dei valori di dedizione professionale, di garanzia dei diritti individuali, di efficacia della loro tutela giudiziaria, di tassativa incompatibilità dei magistrati rispetto a qualsiasi centro di potere, interno o esterno.
Quale componente del CSM si è a lungo occupato dell’organizzazione degli uffici giudiziari, facendosi carico della elaborazione delle direttive più importanti in tale materia, ma ha anche avuto parte fondamentale in molte delle più significative determinazioni adottate del Consiglio a tutela dell’indipendenza di singoli magistrati o del corretto funzionamento di interi uffici, specie in relazione a vicende controverse e spinose, oggetto di forti pressioni da parte dell’opinione pubblica.
Ho voluto fin qui dare una sommaria e parziale descrizione delle esperienze affrontate da Dino Petralia nei suoi anni da magistrato, dei risultati che ha conseguito, dei riconoscimenti che gli sono stati attribuiti, del suo straordinario valore di uomo delle Istituzioni.
Ma il ritratto di Dino, almeno per me, rimane incompleto senza i ricordi comuni e le manifestazioni di vera amicizia che li hanno accompagnati, a testimonianza delle sue rare qualità umane.
Il primo incontro con lui risale al 1985, in occasione di un incontro tra magistrati tenuto a Trapani a circa un mese di distanza dal terribile attentato di Pizzolungo, che costò la vita ad una madre di famiglia ed ai suoi due figli piccoli, investiti per pura fatalità dall’esplosione di una autobomba destinata a colpire il sostituto procuratore Carlo Palermo, miracolosamente rimasto illeso.
A quell’epoca la Procura di Trapani era impegnata in prima linea nella forte azione di contrasto alla potente criminalità mafiosa insediata in quel territorio (allora non c’erano ancora le DDA) e si trovava di conseguenza esposta a sanguinose e incombenti ritorsioni: l’attentato di Pizzolungo seguiva difatti l’uccisione del sostituto procuratore Giacomo Ciaccio Montalto, avvenuta nel 1983, ed avrebbe preceduto di pochi anni quella del giudice Alberto Giacomelli, caduto nel 1988; a ciò si aggiungevano vicende molto gravi, interne agli uffici giudiziari trapanesi, che avevano portato all’arresto di un sostituto e all’allontanamento del Procuratore della Repubblica.
In contrapposizione – però - al permanente clima di tensione che per effetto di tali vicende avvolgeva quegli uffici, destava forte ammirazione la lucida determinazione e l’apparente serenità con cui Dino (allora poco più che trentenne), insieme ad altri magistrati ugualmente molto giovani, si mostrava in grado di tenere testa ai pericoli concreti e attuali gravanti su di loro e di affrontare con sicurezza le enormi difficoltà che, in quel contesto, quotidianamente si presentavano.
Negli anni successivi, soprattutto dopo il 1992, il nostro rapporto si è sempre più rafforzato, evolvendosi rapidamente dalla dimensione di stima e collaborazione tra colleghi a quella di autentica amicizia, che tale si è mantenuta nel tempo, consolidandosi specialmente durante il periodo, tra il 2013 e il 2017, nel quale abbiamo fatto parte dello stesso ufficio.
La nostra intesa si è basato certamente sulla forte condivisione di valori e sulla comunanza di idee, specialmente in materia di azione giudiziaria, ma ancora di più sulla collaborazione leale, sul sostegno quotidiano e sul confronto sincero anche nelle (rare) occasioni di disaccordo; lavorando vicino a lui ne ho ininterrottamente apprezzarne la costante onestà intellettuale, la rigorosa coerenza morale e la sconfinata generosità, della quale ho ricevuto svariate prove, sia nell’ambito dei rapporti d’ufficio che di quelli personali.
Dino è persona elegante, dinamica e gentile; lucida nelle sue valutazioni e piena di interessi culturali ed artistici, che ama comunicare agli altri senza spocchia ma cercandone piuttosto la condivisione; manifesta attenzione e rispetto verso i suoi interlocutori, guadagnandone agevolmente la fiducia.
Negli uffici giudiziari dai quali è passato, ha sempre lasciato una generale e incondizionata scia di stima, apprezzamento e spesso di affetto.
I colleghi che ha avuto a fianco e, ancora di più, quelli più giovani, che ha formato con i suoi insegnamenti ed il suo esempio, non hanno quasi mai interrotto i loro rapporti con lui ed hanno al contrario continuato a considerarlo, anche a distanza di anni, come sicuro punto di riferimento e fonte preziosa di consigli, non solo di natura professionale.
Se si considera, in definitiva, che una grande aspirazione dei magistrati in pensione rimane quella di riuscire a lasciare, presso i colleghi chiamati a sostituirli, almeno qualche traccia della propria personalità e delle esperienze vissute, si può davvero comprendere lo straordinario valore dell’imponente patrimonio morale e professionale affidato da Dino Petralia, con il suo pensionamento, a diverse generazioni di colleghi, che l’abbiano personalmente conosciuto o meno!!