Ricordo di Umberto Romagnoli (1935 - 2022)
di Gian Guido Balandi
Umberto Romagnoli è stato tra gli esponenti di spicco del giuslavorismo di un lunghissimo periodo che copre l’ultimo quarantennio del secolo ventesimo e i primi venti anni dell’attuale.
Professore alla facoltà di Scienze Politiche di Bologna, dove ha ricoperto anche la funzione di Preside, dopo un breve periodo iniziale della carriera in Ancona e a Modena. Componente del gruppo bolognese, di cui Federico Mancini si considerava “capostipite”, che – con anche Giorgio Ghezzi e Luigi Montuschi – nel 1972 redasse il commentario allo Statuto dei lavoratori, nel quadro del Zanichelliano Commentario Scialoja Branca, Umberto Romagnoli si è sempre distinto per la metodologia di ricerca.
Sua infatti la grande capacità di coniugare una impeccabile conoscenza e frequentazione del dato normativo dogmatico – si era formato alla scuola processualcivilista di Redenti e Carnacini – con l’apprezzamento dei dati socio politici che costituiscono l’imprescindibile sfondo del diritto del lavoro.
Soprattutto è stata caratteristica dei suoi studi l’approfondimento storico che ne ha fatto uno dei più valorosi storici del diritto non specialista. Fondamentali, proprio a questo proposito, i suoi volumi Il lavoro in Italia. Un giurista racconta (Bologna: il Mulino 1995); Giuristi del lavoro. Percorsi italiani di politica del diritto (Roma: Donzelli 2009); Giuristi del lavoro nel novecento italiano. Profili (Roma: Ediesse 2018).
La sua produzione monografica non si limita a questi titoli, ma comprende opere sia di impianto più “tradizionale” come Il contratto collettivo d’impresa (Milano: Giuffrè 1963), La prestazione di lavoro nel contratto di società (Milano: Giuffrè 1967), Le associazioni sindacali nel processo (Milano: Giuffrè 1969), sia altre decisamente innovative come la contemporanea Contrattazione e partecipazione (Bologna: il Mulino 1968). Questa contemporaneità dei tre lavori dimostra la straordinaria versatilità dello studioso, in quest’ultima ricerca affronta infatti le vicende sindacali di una industria tessile contaminando sapientemente il diritto del lavoro con le relazioni industriali e la sociologia.
Insieme con il sodale Giorgio Ghezzi, per un ventennio – dall’ inizio degli anni 80 ai duemila – ha pubblicato presso Zanichelli un importantissimo e innovativo Manuale di diritto del lavoro e diritto sindacale, che resta un punto di riferimento metodologico per la manualistica, almeno quella “di carta”.
E. stato per molti anni condirettore della Rivista Trimestrale di Diritto e Procedura Civile – una delle “classicissime” tra i periodici giuridici – e nel 1987 ha fondato, presso l’editore il Mulino e in collaborazione con alcuni più giovani colleghi, la rivista Lavoro e diritto, che ha diretto fino al 2016. In quest’ultima ha fatto confluire l’esperienza maturata in Politica del diritto, di cui è stato una delle firme più importanti fin dalla fondazione nel 1970.
La produzione saggistica è vastissima e caratterizzata da una scrittura molto brillante e letterariamente assai pregevole, aspetto al quale Umberto Romagnoli era particolarmente sensibile.
Non ha mai espressamente frequentato metodologie comparatistiche, tuttavia i caratteri della sua ricerca, che sopra ho troppo sinteticamente richiamato, ne facevano testi “naturalmente” capaci di prestarsi ad una riflessione comparata, e così la conoscenza delle sue opere nel mondo di lingua spagnola – penisola iberica e sub continente latino americano – è stata vasta ed approfondita fino a valergli tra lauree h.c.: in Castilla La Mancha, a Buenos Aires e a Lima.
Alla diffusione del suo pensiero e alla crescita di una intera classe dirigente sud americana ha contribuito potentemente l’essere stato tra i fondatori e poi ispiratore e partecipante, dalla fine degli anni Ottanta del 900 fino a che la pandemia non ne ha impedito l’organizzazione, del “Curso de Especialización para Expertas/os Latinoamericanas/os en Relaciones Laborales”, negli ultimi circa vent’anni svoltosi a Toledo, dopo Bologna e la collaborazione con il Centro Oil di Torino.
Si è spento a Bologna il 12 dicembre 2022, all’ età di 87 anni, lasciando la moglie Lisa, le figlie Daniela e Barbara e tre nipoti.