La rivista Giustizia Insieme esprime forte condanna circa l’estrema gravità delle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario da parte del Governo di Israele nei confronti del popolo palestinese, degli abitanti della Striscia di Gaza e della Cisgiordania.
Giustizia Insieme sostiene le ragioni del cessate il fuoco e della fine di tutti i crimini commessi a danno della popolazione palestinese, unendosi a tutte le manifestazioni di solidarietà nazionali e internazionali che condannano lo sterminio della popolazione civile, richiamando il rispetto dei diritti umani all’esistenza, a una vita dignitosa, a un’adeguata alimentazione, alle cure sanitarie, all’istruzione.
Giustizia Insieme ribadisce il principio costituzionale del rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.
Tenendo a mente le ordinanze della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio, 28 marzo e 24 maggio 2024, nelle quali la Corte indica a Israele di «take all measures within its power to prevent the commission of all acts within the scope of Article II of [the Genocide] Convention» e «take all measures within its power to prevent and punish the direct and public incitement to commit genocide in relation to members of the Palestinian group in the Gaza Strip», ravvisiamo come necessità urgenti e inderogabili:
- la cessazione immediata delle ostilità e un cessate il fuoco duraturo, anche per garantire la liberazione di tutti gli ostaggi;
- la riapertura sicura e stabile dei corridoi umanitari;
- il pieno ripristino e il rispetto del diritto internazionale umanitario e delle deliberazioni ONU;
- l’impegno dei governi coinvolti a intraprendere, con determinazione, la via diplomatica per una pace giusta e permanente, che porti alla fine della colonizzazione, alla liberazione e autodeterminazione del popolo palestinese e al riconoscimento dello Stato palestinese;
- il sostegno morale e politico agli obiettori di coscienza, renitenti alla leva, disertori, attivisti nonviolenti israeliani e palestinesi che rifiutano ogni complicità, da ambo i lati, al massacro e all’occupazione.
Nei prossimi giorni da diversi porti del Mediterraneo salperanno decine di barche appartenenti alla Global Sumud Flotilla. Si tratta di una coalizione pacifista di attiviste e attivisti provenienti da oltre quaranta paesi del mondo, centinaia di persone a bordo di queste barche con l’obiettivo di rompere l’isolamento umano e materiale della popolazione di Gaza. La più grande iniziativa indipendente organizzata finora per cercare di portare aiuti umanitari ai civili della Striscia di Gaza e rompere l’assedio navale che Israele ha imposto sulla Striscia.
Una missione umanitaria e nonviolenta.
L’idea è proprio attraccare a Gaza, per consegnare alla popolazione gli aiuti umanitari che le imbarcazioni trasportano e per creare un corridoio umanitario che consenta di rifornire la popolazione di beni di prima necessità.
Un obiettivo materialmente quasi impossibile, poiché, come è noto, l’esercito israeliano non consente a nessuna imbarcazione nemmeno di avvicinarsi alle coste della Striscia.
Come ha ricordato lo storico Alessandro Barbero, “sumud” è parola araba che indica “la capacità di resistenza, di sopportare tutto davanti alle avversità”. Guardare con speranza alla missione umanitaria della Global Sumud Flotilla - ha ricordato ancora lo storico - è sperare di portare a Gaza un po’ di dignità.
Le prime imbarcazioni partiranno dai porti di Genova e Barcellona nella mattina di oggi 31 agosto.
Per Giustizia Insieme a Barcellona c'è la dottoressa Alice Bazzichelli, che seguirà per noi i lavori della Global Sumud Flotilla.