GIUSTIZIA INSIEME

ISSN: 2974-9999
Registrazione: 5 maggio 2023 n. 68 presso il Tribunale di Roma

    L’estremo saluto al Protocollo n.16 annesso alla CEDU

    EDITORIALE

    Lestremo saluto al Protocollo n.16 annesso alla CEDU

    Alle 15,35 del 23 settembre 2020, innanzi alle Commissioni riunite II e III della Camera dei Deputati è proseguito l’esame del disegno di legge C. 1124 Governo e C. 35 Schullian, relativo alla Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 15 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 24 giugno 2013, e del Protocollo n. 16 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 2 ottobre 2013.

    Come emerge dal resoconto parlamentare il Presidente Cabras ricordava solennemente che nella seduta del 23 luglio 2020 era stato approvato un emendamento con il quale era stato espunto dall'articolato del testo base ogni riferimento alla ratifica del Protocollo n. 16. Il testo così modificato, proseguiva Cabras, inoltrato alle Commissioni per i relativi pareri, riceveva incondizionato assenso dalla Commissione Bilancio mentre la Commissione Affari costituzionali esprimeva il medesimo avviso, a condizione che  le Commissioni di merito provvedessero ad espungere anche dal titolo del provvedimento il riferimento al Protocollo n. 16. La Commissione Politiche dell'Unione europea, pur approvando il testo, per parte sua aveva invitato le Commissioni ad addivenire quanto prima anche alla ratifica del Protocollo n. 16, al fine di potersi avvalere di nuovi strumenti atti a favorire ulteriormente l'interazione e il dialogo tra i giudici nazionali e la Corte europea dei diritti dell'uomo, in coerenza con l'obiettivo di una maggiore armonizzazione ed efficacia nella tutela dei diritti e delle libertà fondamentali contemplati nella Convenzione e nei suoi Protocolli.

    Si celebrava, così, in forma solenne, l’estremo saluto  al Protocollo n.16 che intendeva – e intende, essendo ormai entrato in vigore per effetto delle ratifiche operate da 15 Paesi del Consiglio d’Europa – offrire la possibilità alle Alte Corti di richiedere, se ritenuto necessario rispetto al giudizio pendente, un parere non vincolante alla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo.

    L'esito finale avutosi nella sede parlamentare non  sorprende, essendo stato suggerito e accarezzato da una parte della dottrina costituzionalistica italiana con argomentazioni che hanno offerto lo spunto per la non ratifica a  forze politiche di varia estrazione, come risulta dai lavori assembleari.

    Approvata la modifica del titolo il provvedimento veniva quindi inviato all’Assemblea della Camera che il 30 settembre 2020 lo approvava trasmettendo il testo al Senato. La relatrice del provvedimento dichiarava in quell’occasione che “il rinvio al futuro” della ratifica del Protocollo n.16 era sorta a “causa di profili di criticità connessi al rischio di erosione del ruolo delle alti Corti giurisdizionali italiane e dei principi fondamentali del nostro ordinamento.”

    Nella stessa direzione si poneva buona parte dei Deputati  intervenuti  nella discussione in Aula, nel corso della quale non sono mancate manifestazioni di autentico plauso all’indirizzo delle Commissioni, visto che il Protocollo n.16  avrebbe posto una pietra tombale sulla sovranità giuridica italiana, favorendo una deriva europeista in campo giuridico preoccupante per la giustizia italiana.

    In nome di una “presunta” salvaguardia dell’autonomia nazionale si è dunque celebrata la mancata ratifica di un trattato internazionale sottoscritto dall’Italia che priva proprio le Alte giurisdizioni italiane- Corte Suprema di Cassazione, Consiglio di Stato, Corte dei Conti  e la stessa Corte costituzionale – dell’opportunità formidabile  di dialogare in via preventiva  con la Corte edu malgrado non fossero mancati espliciti riferimenti all’estrema utilità di tale strumento provenienti da quegli stessi ambienti giudiziari -ed in particolare dai vertici della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato, da Guido Raimondi, già Presidente della Corte edu,  dall'attuale giudice italiano alla Corte edu e dalla stessa Corte costituzionale-.

    Sulla scelta del Parlamento si registra, ora, un silenzio assordante degli organi rappresentativi della magistratura e delle sue articolazioni culturali.

    Giustizia Insieme intende accendere i riflettori sul tema e riaprire il dibattito nell'Accademia, nelle giurisdizioni e nella società civile, auspicando che il legislatore riattivi prontamente il procedimento di ratifica del Protocollo n.16 per dare voce e spazio ai diritti fondamentali di tutti quelli che si attendono una risposta giudiziaria da parte dei giudici nazionali che intendono dialogare con le Corti sovranazionali, cogliendo l’estrema importanza e l’imprescindibilità  di quel confronto che assume i tratti della equiordinazione e non della gerarchia. Sperando così che il Protocollo n.16 possa resuscitare presto in Parlamento. 

      

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