Intervento del Presidente dell'ANM Cesare Parodi al Congresso di Area DG, Genova 10 ottobre 2025
Buonasera a tutti, io potrei dirvi che dovevo parlare domani – questo è vero – e questa notte contavo di scrivere il mio discorso, infarcendolo di ricche citazioni. Meno male che non l'ho fatto perché le citazioni colte, devo dire, parlo per invidia, le ha fatte tutte il presidente Pinelli. Non sto scherzando, la sua cultura ogni volta che lo sento parlare mi impressiona, però mi ha bruciato tutte le citazioni che stanotte avrei cercato. Quindi devo improvvisare, come sempre peraltro, qualcosa da dire di abbastanza intelligente.
Avevo qualche buona idea da raccontarvi, ma le ha già esposte tutte il professor Romboli, e quindi anche le possibilità che avevo di raccontarvi in qualche modo un po' di spunti orecchiati in tantissimi dibattiti ai quali ho partecipato - anche abbastanza vivaci, con esponenti di idee diverse dalle nostre - ve li ha spiegati benissimo lui.
Allora che cosa mi resta da fare? Un piccolo collage delle esperienze di questi mesi nella speranza che poi voi, parlandone in giro, possiate portarli a chi conoscete, perché credo siano utili alla nostra causa. Sempre con un'idea ben chiara: finiamola di pensare di dover parlare fra di noi, avendo come interlocutori avvocati e professori. Noi dobbiamo parlare alla gente, ai cittadini. E noi non siamo abituati a questo, io per primo sto combattendo dal primo giorno una battaglia perché dobbiamo imparare a comunicare in maniera diversa.
Certo dobbiamo conoscere gli argomenti giuridici del dibattito ma non dobbiamo pensare ‘Eh ma tanto l'Alta corte, i due CSM, come li spiego?’ e rinunciare. Sarebbe un errore.
Io prendo sempre come esempio mia zia. Mia zia è mancata tanti anni fa, era una simpatica signora della provincia di Alessandria, la zia Mariuccia, e io penso sempre a lei quando faccio questi discorsi perché devo parlare alle persone come lei ( le uniche che mi vedono in televisione perché io non esisto sulle reti nazionali quindi vado in onda quando capita dalle 15 alle 18 del pomeriggio e quindi sono abituato a questo genere di pubblico).
Però dobbiamo parlare anche agli altri e allora usare gli stessi discorsi, gli stessi argomenti travasandoli in qualche modo nel contesto degli interlocutori ai quali ci rivolgiamo.
Quando mi hanno detto che avrei dovuto parlare al congresso di Area, come sempre mi sono fidato del primo pensiero che mi viene in mente; io inizio sempre con la prima idea che mi passa per la testa e in questo caso non mi sono venuti in mente Habermas o Zagrebelsky. Mi è venuto in mente Lucio Dalla. Ognuno parla ai livelli che conosce e il primo pensiero è stato una vecchia canzone - qui c'è qualcuno vecchio come me e quindi qualcuno se la ricorda- che diceva: “cosa sarà che fa crescere gli alberi la felicità, che fa morire a vent'anni anche se vivi fino a cento?”
Ecco se parliamo alla gente dobbiamo partire da questo: cosa sarà che spinge tutti questi magistrati con sensibilità così diverse (pensate compresi quelli di MI – state tranquilli, siamo assolutamente convinti che questa riforma come dice il nostro segretario è proprio sgangherata) a condividere questa battaglia di idee e di difesa di valori?
Cosa sarà, allora, ci accomuna tutti quanti?
Spieghiamolo: noi non andremo a guadagnare meno, non avremo meno ferie, non avremo secondo me di più - addirittura forse di meno- da lavorare; spieghiamo che il 99,9 per cento dei magistrati - me compreso - non ho mai pensato di candidarsi a CSM e quindi non siamo spiaciuti di perderemo per sempre questa possibilità; spieghiamo che la maggior parte di noi non ha mai pensato e che pochissimi hanno cambiato funzioni: la cambiano i giovani che vengono mandati da una parte all'altra d'Italia. Diciamolo alla gente che non è la nostra vita che potrebbe cambiare ma che potrebbe essere la loro.
Questo è difficile da far credere; è maledettamente difficile da far credere ma è la chiave di tutto, specie quando alcuni giornali – certa stampa, così come dicono “certi magistrati” che non ci vogliono bene continuano a porci domande del tipo – ‘Ma voi non pensate di difendere i vostri privilegi, il vostro essere una casta ?”
Basta con questa di storia della casta e dei privilegi, perché non è questo il punto. Non è questo il punto ed è difficile farlo capire, perché i tempi sono brevi.
Il quadro generale che si è venuto a formare negli anni e rispetto al quale siamo stati un po' passivi, abbiamo lasciato in qualche modo che l'opinione pubblica venisse modificata un po' strumentalmente un po' accidentalmente. E oggi ci troviamo in difficoltà e abbiamo pochi mesi una nostra credibilità. Noi certo dovremmo parlare della riforma e dovremo affrontare questi temi – vedremo rapidamente magari come - ma dovremmo parlare soprattutto anche di noi di quello che è il significato del nostro lavoro, il significato della nostra presenza nella società, del perché davvero siamo qui.
Cos'è che ci spinge comunque a farci insultare, anche frequentemente? A me è capitato ed è capitato ad altri dell’ANM, con delle accuse - davvero ingiuste- di voler in qualche modo difendere i nostri famosi “privilegi! Per farci capire, andiamo sul piano della logica di base perché è la cosa più facile. Pensiamo davvero al sorteggio senza arrivare all'esempio – che ha fatto pure il professor Gatta, illustre penalista milanese, professore di diritto penale – “Neanche nel condominio noi sorteggiamo l'amministratore!”
Guardate che è un problema di logica generale, tutti possono capirlo: il principio di rappresentatività è un valore assoluto riconosciuto ovunque. Quando un avvocato a Belluno mi ha detto ‘Eh ma no guardi lei si sbaglia, 2500 anni fa ad Atene c’era il sorteggio i direi si rispondere : “Ecco, appunto 2500 anni fa, è passato un po’ di tempo.”
Vogliamo dirlo evidentemente che le cose sono cambiate… E quando gli avvocati in tutti i dibattiti ci dicono ‘C'è il tribunale dei ministri che viene sorteggiato, la corte d’assise è composta da sorteggiati “non è difficile rispondere che sono giurisdizionali non di amministrazione come è, al contrario, il Consiglio superiore della magistratura. Diciamolo questo, chiaramente.
E poi c’è un argomento che vi tireranno fuori sempre e comunque: ‘Se un giudice può mandare in carcere un uomo, se può rovinarlo dal punto di vista patrimoniale, come possiamo pensare che quel giudice non sia adatto a risiedere su uno scranno del Consiglio superiore della magistratura?’. Ribattiamo in modo semplice: “Però non è neanche adatto per votare un suo rappresentante”. Quel giudice può fare tutto ma non può neanche scegliere chi lo rappresenta.
Lo ha spiegato molto bene il professor Romboli prima di me: il Csm non è nato per tutelare i magistrati - che in quell’epoca non godevano di particolare fama visti i rapporti con il potere costituito – ma per difendere la funzione giurisdizionale. Come dice il professor Flick, per garantire non tanto la separazione dei poteri ma la separazione dal potere: questo è il punto.
Il Csm è stato chiamato a garantire la separazione dal potere politico dal potere esecutivo: questo noi dobbiamo assolutamente fare capire alle persone.
La rappresentatività è un valore che tutti, con le parole giuste, possono perfettamente comprendere perché il singolo rappresentante si fa portatore di una serie di esigenze, di criticità, di sensibilità della collettività nemmeno l'interesse solo di quella collettività ma dell'interesse comune. Questo accade in tutti i contesti umani organizzati. L'ho detto agli avvocati al congresso delle Camere Penale: voi siete fortunati avete sorteggiato l’avv. Caiazza e l’Avv. Petrelli, si fa presto a dire va bene il sorteggio. Dopo, privatamente tanti mi hanno detto che forse avevo ragione.
I due Csm. Provate a pensare, come pure alcuni accademici che probabilmente non ci amano tantissimo, hanno tratteggiato in quadro particolare, paragonando i PM separati a 2000 samurai. 2000 PM isolati, con il loro CSM che se la cantano e se la suonano e che si valutano da soli progetti organizzativi delle procure. Attenzione: a me può anche andar bene, ma va bene a tutti il fatto che verrebbe meno il controllo incrociato tra giudici e PM sull'efficienza? È davvero una garanzia migliore il fatto che ognuno valuta e decida fino in fondo sulle proprie scelte o non è meglio un sistema dove si incrociano le valutazioni, dove magari si litigano ma si arriva a un risultato efficace? Questo è un principio basilare: avremmo ai vertici della magistratura due organi che se va bene colloquiano, ma alla fine del confronto si presenta un contrasto sarà il Presidente della Repubblica a doversi impegnare per cercare un accordo? Vi sembra un sistema efficiente? Ed è così difficile da far capire questa logica per cui è proprio il lavoro in comune che è garanzia di efficacia di controllo e quindi in qualche modo di interesse della giustizia?
L’Alta corte. Dividiamo giudici e PM su tutto però l'Alta corte giudica su tutti ugualmente. La riforma separa PM e giudici in tutto ma proprio l'Alta corte è una per tutti. Vi è una logica ? Non solo: un altro argomento logico, secondo me molto forte. La riforma cambia il Csm e le rende un meraviglioso organo in quanto prevede il sorteggio dei componenti (come nel bingo i componenti). Quindi avremo un Csm che funziona benissimo e che può fare tutto ma che non può svolgere la funzione disciplinare. Strano, vero ?
Come la mettiamo: se è composto di sorteggiati quindi dovrebbe funzionare per tutto. O no ? Forse anche questo problema potrei provare a spiegarlo anche a mia zia.
E ancora: non c'è nessuna garanzia che la quota politica abbia una rappresentatività delle minoranze. Voi direte un dettaglio? No, non è un dettaglio perché se modificano questo aspetto, tutti i membri politici che saranno sorteggiati saranno appartenenti alla maggioranza. Vi sembra normale questo? Vi sembra un dato non inquietante? Secondo me lo è.
E poi , ovviamente , bisogna sottolineare che una valutazione disciplinare nasce dalla conoscenza della vita di un ente, di un organo, dei soggetti che in quell’ente lavorano. Per l’Alta Corte avremo dei giuristi magari bravissimi totalmente astratti dal contesto che devono valutare. Io mi sono occupato di difese disciplinare (per adesso per altri, ma non si può mai dire). Può capitare di depositare una sentenza con qualche giorno di ritardo: se noi andiamo ad effettuare una valutazione astratta ci sarà quasi certamente una condanna. Se al contrario si spiega - come a me è capitato - del perché c'è stato questo ritardo, delle ragioni del contesto, ossia se procediamo alla contestualizzazione della valutazione della colpa, potrebbe esserci una assoluzione. È un principio che noi applichiamo a tutti: ai medici, agli ingegneri, ma per i magistrati sarebbe molto difficile farlo applicare in termini generali.
Un ultimo tema: la separazione delle carriere. Questa è stata una straordinaria operazione di marketing del governo, bisogna riconoscere assolutamente questa grande capacità. Hanno intercettato questa volontà ultratrentennale di una parte autorevole dei penalisti italiani, forse neppure di tutti, per instradare tutto un movimento di pensiero che fa capo agli avvocati italiani a favore della riforma. Una riforma che il professor Romboli ci ha detto si poteva introdurre con una legge ordinaria. E ciò, per sfruttare un antico desiderio dell’avvocatura. Anche in questo caso, molti mi hanno detto privatamente “Il sorteggio… beh sì dottore ha ragione però la separazione delle carriere la aspettiamo da trent'anni quindi lei mi capisce che non posso non votare la riforma’.
Lo capisco anche troppo bene questo discorso, ma noi dobbiamo essere pronti a fronteggiare quest'argomento. Non è difficile. Quando vi dicono che esiste un unico modello di processo accusatorio nell'alto dei cieli, che c'è il processo accusatorio dove il giudice è separato dal PM, sarebbe simpatico rispondere che non è così
Non è vero, non esiste un modello ideale, unico garantito in tutto il mondo. Provate a pensare, raccontatelo anche ai vicini di casa ‘Ma lei vorrebbe veramente un processo accusatorio dove le sentenze non sono motivate, dove decide la giuria senza nessuna motivazione?’ Un processo dove se l’imputato vuole rendere interrogatorio deve dire la verità?
Basterebbe questo per capire che il nostro è un altro mondo e- posso dirlo - migliore. Il nostro è un mondo migliore perché ha coniugato esigenze di civiltà giuridica diverse. E spiegate due cose semplicissime: che non esiste da nessuna parte al mondo un processo accusatorio in un paese dove l'azione penale è obbligatoria. Trovatemene uno, perché non può funzionare; nel 1984 l'onorevole Casini commentando quello che sarà poi il progetto del nuovo codice dell'89 ha detto “facciamo questo progetto che sicuramente sarà molto bello e potrà funzionare se la maggior parte dei processi si svolgerà con riti alternativi’.
Noi abbiamo un processo accusatorio – come molti affermano- che tuttavia si regge come sistema sul fatto che la maggior parte dei processi vengono svolti con un rito che non è accusatorio: l'abbreviato non è accusatorio, non lo è il patteggiamento, non lo è decreto penale. Questo è il punto. Diciamo allora chiaramente che il nostro sistema è equilibrato, ma accusatorio all’italiana. Il professor Romboli mi ha fregato la battuta più bella quando ha detto che quando hanno riscritto l’art. 111 nel 1999 – inserendo in Costituzione una norma che in realtà è una norma procedurale- non hanno perlato di separazione delle carriere.
E pure non hanno chiamato mia zia e le sue amiche per riscrivere l’art. 111: han preso di fior di giuristi che però si sono dimenticati di scrivere che bisognava anche separare le carriere. È strano che giuristi raffinati e colti questo dettaglio la hanno dimenticato: chissà come mai. In un dibattito, un giornalista a fronte del fatto che il giudice è già in realtà terzo, ha risposto “Il giudice sì è già terzo, ci vorrebbe un giudice un po’ più terzo” . Avrei dovuto rispondergli: “Guardi facciamo quarto e la chiudiamo qua”.
E allora finisco ovviamente con l'invito che vi ho fatto all'inizio, invito molto difficile. A me è capitato, molti anni fa, come esperienza personale di pronunciare parole per me molto importanti, tre le parole più importanti della mia vita e sentirmi rispondere ‘questa è retorica vuota’
Mi è successo ed è un ricordo terribile ed è il timore che vivo ancora oggi tutti i giorni, quando vado in giro e spiego ai cittadini che noi facciamo tutto questo perché crediamo che quello attuale sia il sistema migliore per voi e non per noi. Temo che molti possano pensare che anche questa è retorica vuota.
E allora io vi chiedo, noi vi chiediamo come ANM, un forte impegno in questo senso. Un impegno di testimonianza, che vada al di là della riforma, che parli veramente di quella che è la nostra vita, del nostro ruolo nella società. Dobbiamo raccontarci, raccontarci in modo diverso un po’ più vero di quanto fanno in tanti in maniera strumentale.
Io amo molto uno scrittore che forse non è più popolare da tanti anni, che ha scritto una volta “la gran cosa è resistere e fare il nostro lavoro e vedere e udire imparare capire; e scrivere, quando si sa qualcosa e non prima e porco cane – lo scrive lui e non io – nemmeno troppo dopo”.
E questo è quello che ci aspetta: noi sappiamo cosa dire, oggi è il momento di dirlo con chiarezza sulla riforma e non solo: parliamo del nostro lavoro, delle nostre fatiche e dei nostri dubbi, perché in questo momento, e non dopo, noi oggi possiamo parlare.
Proveranno a fermare le nostre parole. Già più volte, avrete notato, qualcuno ha detto che si tratta di politica, che, come magistrati dovremmo astenerci dal parlare anche dei temi della riforma, lasciando intendere la possibilità di porre dei vincoli, magari disciplinari, per condizionare la nostra possibilità di esprimerci su questi temi.
Se lo faranno ancora, se proveranno a farlo, sarà un buon segno perché vuol dire che staremo colpendo nel segno. E allora voglio terminare con queste precise parole: se ci sarà - e non posso escluderlo- una volontà di fermare anche le nostre parole magari con una minaccia di legge disciplinare, legata anche al nostro manifestarci su questo tema sul quale abbiamo diritto di parlare prima di tutto come cittadini io sarò il primo a denunciarmi. So anche chi sarà il secondo perché qua in prima fila davanti a me e sono convinto che molti altri lo faranno, magari anche tra quelli presenti in questa sala.
Grazie.
Trascrizione del discorso fatto a braccio a Genova.