GIUSTIZIA INSIEME

ISSN: 2974-9999
Registrazione: 5 maggio 2023 n. 68 presso il Tribunale di Roma

    ​“Sentiamo un po’ cosa sanno dirmi questi malandrini”: alcune riflessioni su infanzia e adolescenza nell’opera di Pasolini

    Sentiamo un po’ cosa sanno dirmi questi malandrini”: alcune riflessioni su infanzia e adolescenza nell’opera di Pasolini

    di Maria Federica Moscati 

    L’intento di questo scritto è condividere alcune iniziali riflessioni di una ricerca ancora in corso su come l’infanzia e l’adolescenza siano rappresentate nell’opera di Pasolini e una sua comparazione con il diritto e i metodi di ricerca. Come suggerito dalla citazione nel titolo, queste brevi riflessioni si concentrano su Comizi d’Amore.[1]

    In generale, infanzia e adolescenza hanno un ruolo importante nell’opera di Pasolini. Pasolini racconta la propria infanzia e l’adolescenza, ma dedica spazi importanti a bambini/e, adolescenti e giovani adulti. Mamma Roma, Edipo Re, Ragazzi di Vita sono solo alcuni esempi di tale narrazione. A ben guardare, quella che ne esce è una fotografia di bambini/e ed adolescenti non considerati ‘minori’ ma persone. Benché raccontati alcune volte di adolescenti in situazioni di degrado, e benché all’epoca la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e Adolescenza (1989) ancora non esistesse, bambini/e ed adolescenti sono comunque considerati/e non solo in termini di protezione ma soprattutto come agenti. Inoltre, potremmo spingerci quasi a sostenere che Pasolini adotti un approccio contestuale e intersezionale nella sua rappresentazione: età, genere, classe sociale, livello di istruzione, relazioni familiari, ambiente sono analizzati e utilizzati per raccontare l’infanzia. Lontano da una visione paternalistica italiana, per la quale bambini/e e adolescenti sono considerati estensione dei genitori, i bambini, bambine e adolescenti in Pasolini non sono infantilizzati ma empowered. Questa visione agente e partecipativa di bambine/i e adolescenti non sempre è condivisa da diritto, politiche e programmi scolastici, o dall’etica metodologica da applicare quando si sviluppano ricerche con bambini/e e adolescenti.[2]

    Comizi d’Amore, film inchiesta girato agli inizi degli anni 60 e basato su interviste riguardo vari aspetti della sessualità, è un’opera in cui partecipazione e ascolto confluiscono. Tra le varie persone che Pasolini intervista vi sono bambine/i e adolescenti di varie età. Perché tutto questo sarebbe originale, qualcuno potrebbe chiedere?      

    L’innovativa unicità non è solo nei temi ma anche nella metodologia e nei metodi partecipativi utilizzati da Pasolini – l’autore racconta infanzia e adolescenza ma lo fa adottando metodi partecipativi anche su temi, quali la sessualità, che ancora oggi, occultati da stigma e pseudo protezione per l’infanzia, sono ritenuti non alla portata di bambine/i e adolescenti. Le domande sono dirette, il tono loquace e inclusivo ma mai infantilizzato, il linguaggio è tecnico (o meglio è lo stesso utilizzato per le domande poste agli adulti).

    L’ approccio metodologico che Pasolini usa, analizzato alla luce delle procedure e principi etici da seguire per ricerche che coinvolgano minori di età, avrebbe richiesto considerevoli cambiamenti prima di essere approvato. Ad esempio, Comizi d’Amore si apre con la frase ‘Sentiamo un po’ cosa sanno dirmi questi malandrini’. Al giorno d’oggi potremmo comprendere come si eviterebbe di usare la parola ‘malandrino’ perché potrebbe essere considerata denigrante. Seguire principi etici quando si fa ricerca empirica è doveroso, e lo è di più quando bambine/i e adolescenti sono coinvolti. Ugualmente importante è cercare di proteggere chi partecipa in progetti di ricerca da rivittimizzazione, imbarazzo, domande denigratorie. Ma una riflessione sul trovare un giusto equilibrio tra protezione e infantilizzazione quando si sviluppano ricerche partecipative con bambine/i e adolescenti è necessaria.

    In questo senso, non si potrebbe considerare che il tono scherzoso nel dire ‘malandrino’ non risulti comunque meno offensivo del termine ‘minore’? Il linguaggio si presta a essere adoperato come strumento sia di emancipazione sia di oppressione, sia per sottolineare posizione di potere. Come esempio di linguaggio usato per emancipare penso alla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e Adolescenza (1989). La Convenzione adopera il termine child che non ha nessun riferimento a genere o sesso – include entrambi bambina e bambino.[3] Non è un caso che la Convenzione usi la parola ‘bambino/a’ e non ‘minore’ e che si usi il singolare e non il plurale. Questo linguaggio è sintomatico di una rinnovata visione dell’infanzia in cui ogni singolo bambino/a è titolare di diritti propri e differenti da quelli degli adulti. Come esempio invece di oppressione e sbilanciamento di potere penso al nostro ordinamento e all’utilizzo della parola ‘minore’ che ricorre spessissimo in giurisprudenza, dottrina, e in testi normativi. La parola ‘minore’ sembra quasi connotare una posizione di inferiorità di coloro che non hanno ancora compiuto 18 anni e giustificarne la relativa compressione dei diritti e subordinazione a interessi e decisioni degli adulti.

    Ancora, le domande che Pasolini pone riguardano la sessualità in svariate sfaccettature incluso il divorzio, l’omosessualità, e la differenza tra sessualità e amore. Queste tematiche ci portano a considerare se e come la voce di bambine/i e adolescenti sia effettivamente ascoltata. Per esempio, ascoltare la voce di bambini/e e adolescenti durante il divorzio è un tema dibattuto da ricercatori e professionisti di vari ambiti in vari paesi e sempre di più riceve consenso includere bambini/e e adolescenti durante la mediazione familiare. La ratifica della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e Adolescenza ha contribuito allo sviluppo dell'idea che la partecipazione sia ora ritenuta necessaria nel corso del procedimento di separazione, divorzio e quelli relativi allo scioglimento della convivenza. Tuttavia, dubbi ancora rimangono sulla discrezionalità nel decidere se la partecipazione corrisponda ai best interests e sul peso che la voce di bambini/e abbia sulla decisione finale. 

    Altro esempio, domandare ‘che differenza fai tu tra sessualità e amore’, nel porre le domande, e nel riassumere quello che bambini/e dicono, Pasolini sembra anche cercare di educarli/e alla sessualità. Questo stride con la mancanza in Italia di politiche scolastiche che sviluppino percorsi adeguati in tema di educazione all’affettività e alla sessualità.

    Più avanti nei Comizi, Pasolini fa a una madre domanda sull’orientamento sessuale del figlio. Il fatto stesso di chiedere un’opinione su tale argomento stride con l’attuale invisibilizazione di bambini/e e adolescenti LGBTIQ[4] in Italia. I diritti di bambini e adolescenti LGBTIQ sembrano scomparire o almeno diventare evanescenti dai discorsi legali. Eppure è noto che tali bambine/i e adolescenti siano sottoposti a violazioni, abusi e limitazioni. Insieme ad una cultura generale dell’eterosessualità, penso che l’approcciare la sessualità di bambini ed adolescenti quale tabù o quale argomento delicato da lasciare alla clinica, alla patologia, o relegare a discussioni da tenersi sottovoce per evitare che si urtino sensibilità e menti, ha come effetto solo il mettere ancora più a rischio le loro vite. Ho l’impressione che una certa cultura di quello che io chiamo il falso rispetto e falso interesse nella protezione dei diritti contribuisca in realtà a non rispettare tutti quei bambini/e e adolescenti che non si conformano al modello binario maschio-femmina eterosessuale. È come se consapevolmente si sia deciso di negare l’esistenza di tutto ciò che non sia eterosessuale o non rientri nel binarismo maschio/femmina.

    Curiosità, rispetto e inclusione caratterizzano, a mio avviso, le conversazioni tra Pasolini e bambini/e e adolescenti in Comizi d’Amore...ciò che bambine, bambini e adolescenti necessitano anche nel diritto, sua interpretazione e applicazione.

     

    [1] Per una generale disamina di Comizi d’Amore, si veda: Antonelli Carli, Laura (2015) ‘Comizi d’amore di Pasolini e l’Italia degli anni Sessanta’, disponibile al sito: http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/approfondimenti/comizi-damore-di-ppp-mappa-italiana-della-sessualita/. Si veda anche Halliday, Jon (1969) Pasolini su Pasolini. Conversazioni con Jon Halliday, Milano: Uno Guanda Editore, Capitolo 5 ‘Comizi d’amore’ e ‘La Rabbia’, pp. 93-97.

    [2] Si veda ad esempio: https://childethics.com/reflexive-tool/#1638255296107-ca845caf-d8bb

    [3] Bilotta, F. e Moscati, M.F (2020) “Nella Giornata dell’Infanzia si dia valore alla Convenzione che tutela i diritti dei bambini”, Il Dubbio.

    [4] Lesbica, gay, bisessuale,trans, intersex, queer.

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