Gli attori della giustizia
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Ricordo di Raffaele Foglia

Ricordo di Raffaele Foglia

di Federico Roselli 

Si può parlare di “passione” per il diritto? Qualche tempo fa un civilista francese ben noto anche in Italia, Jean Carbonnier, scrisse un libro (Droit et passion du droit, sous la V République, ed. Flammarion 1996) in cui evocò la “passion du métier, du métier de juriste en ses multiples catégories”.

Non esito a dire che Raffaele Foglia è stato un giurista appassionato oltreché versatile.

Come autore di pubblicazioni dottrinali Raffaele mi era noto anche prima che lo potessi conoscere come collega nella Sezione lavoro della Cassazione.

Allo studio del diritto del lavoro egli univa l’interesse per l’ordinamento dell’Unione europea, come dirò tra breve.

Raffaele collaborò anche alla formazione della giustizia costituzionale nei periodi nei quali fu assistente di studio dei giudici Luigi Mengoni, maestro di tanti civilisti e lavoristi anche non suoi studenti dell’Università cattolica, e Luigi Manzella.

Non è possibile praticare il diritto del lavoro senza credere nel principio della pari dignità sociale, che viene enunciato nell’art.3 della Costituzione. Si suole dire che gli ordinamenti del lavoro e della sicurezza sociale, nati nella seconda metà dell’Ottocento, trovino la loro ragion d’essere nella difesa dei soggetti più deboli.

Il principio d’eguaglianza è particolarmente sentito dalle persone che professano la fede cristiana . Mi limito a ricordare il recente scritto del professore Andrea Proto Pisani La giustizia secondo Dio (alla luce dei Vangeli) e sulla giustizia secondo gli uomini (alla luce della Costituzione), in Persona umana e processo civile, Giuffrè 2022, 173.

Raffaele Foglia non teneva nascosta la sua fede.

Ma il valore della pari dignità sociale è sostenuto con convinzione anche da molti non credenti, i cosiddetti laici, i quali si preoccupano di qualsiasi situazione di debolezza e non solo di quella in cui versano le persone appartenenti a “ceti di bassissimo livello” (Proto Pisani cit., p.176). Quando si rievocano i contributi dati nell’Assemblea costituente alla scrittura dell’art.3 non si manca mai di ricordare l’impegno profuso in pari misura dai cattolici e dai laici. Si parlò di “sinergia costruttiva” da Giuseppe Dossetti (riportato da P. Grossi, Sistema moderno delle fonti del diritto ed esperienza giuridica posmoderna in Italia, in Riv. internaz. fil. dir. 2021, p.167 nt.26).

Tra le “rivoluzioni positive” del secolo ventesimo viene posto l’emergere del quarto stato, vale a dire l’inserimento del ceto più svantaggiato (una volta si diceva il proletariato o la plebe) nella popolazione politicamente attiva (R. Levi Montalcini, citata da E.J. Hobsbawn, Age of extremes. The short twentieth century [1994], trad. it. Il secolo breve, Rizzoli 2000, p.13). Questo inserimento ha avuto effetto benefico per tutti i ceti poiché ha diffuso benessere non solo materiale ma ha anche  favorito la reciproca fiducia, manifestata dalla maggiore semplicità e schiettezza delle relazioni personali. Nel diritto si è avuto, prima di tutto, l’applicazione diretta delle norme e dei princìpi costituzionali ai rapporti tra privati.

È possibile che il valore dell’eguaglianza, strettamente connesso con quello del suffragio “universale e diretto” di cui agli artt.56 e 58 Cost., appaia di più difficile consolidamento nella fiducia di molti cittadini, specialmente quando venga inquinato da quello che si chiamava demagogia e che oggi è detto populismo. Ma ciò significa soltanto che la sua attuazione è difficile, impegnativa.

Tornando al diritto del lavoro, la prosperità delle imprese, private e pubbliche, serve anzitutto a proteggere la dignità dei singoli, nessuno escluso (artt.3, 4, 35 e 36 Cost.).

Questi princìpi sono stati alla base dell’attività di Raffaele Foglia.

Sarebbe impossibile una rassegna, anche sintetica, delle migliaia di sentenze da lui estese durante la permanenza in Cassazione. Egli ebbe modo di interpretare si può dire  tutti gli istituti del diritto del lavoro e della sicurezza sociale, e molti della procedura civile.

Anzitutto in materia di libertà di organizzazione dell’azienda, “sempre contemperata con il rispetto della dignità umana” (Cass. n.21967/10, 18122/05, 15346/04). Specialmente in queste pronunce si rivela il valore formativo della collaborazione prestata presso la Corte costituzionale.

Importanti le decisioni nella materia, controversa e toccata anche dalla normativa europea, della cessione del ramo d’azienda, con passaggio automatico del lavoratore da una ad altra impresa (Cass. n. 19000/10).

Ancora l’approfondimento dei temi costituzionali gli giovò alla conoscenza della teoria delle norme, e così di successione delle leggi nel tempo (Cass. n.11459/04) o di conoscenza, da parte del giudice, delle regole di diritto, quando esse stiano in atti non ufficialmente pubblicati, come avviene per la cosa giudicata esterna (Cass. n.7018/04).

Non ho le necessarie conoscenze professionali per illustrare l’opera svolta da Raffaele nel Ministero della giustizia. Essa si concretò nella collaborazione per la riforma del processo del lavoro, data come presidente dell’apposita commissione (la relazione definitiva è del 7 maggio 2001), nonché per l’adeguamento dell’ordinamento italiano a quello della Comunità, oggi Unione, europea.

Posso solo dire che l’opera prestata dai componenti delle commissioni per riforme di ampio respiro si rivela utile anche quando esse non trovino immediata attuazione. I materiali verranno utilizzati successivamente dagli uffici ministeriali e dalla dottrina.

Gran parte del lavoro ministeriale svolto da Foglia si tradusse anche in opere monografiche o di sistemazione.

Anzitutto nei lavori sul diritto comunitario (Profili di diritto comunitario, del 1996; L’attuazione giurisprudenziale del diritto comunitario del lavoro, del 2002; Il diritto del lavoro nell’Unione europea, del 2011; Il diritto europeo nel dialogo delle Corti, del 2013). È poi da ricordare la parte  lavoristica da lui scritta nel Trattato di diritto privato diretto da Mario Bessone, e in particolare in uno dei due volumi sul Diritto privato dell’Unione europea, curati da Mario Tizzano (Giappichelli 2006). Si aggiunge la Rassegna di giurisprudenza costituzionale sulla sicurezza sociale, del 1997; poi i lavori sul diritto processuale, tra i quali il Manuale d’udienza del lavoro, del 1979, e Il processo del lavoro di primo grado, del 1995. Va ancora ricordato il libro su La nuova disciplina del trasferimento d’impresa, del 2002. Né mi illudo di aver fornito una bibliografia completa.

A tutto ciò si aggiunge la collaborazione a varie riviste. De Il diritto del lavoro Raffaele assunse anche la direzione.

Dopo il collocamento a riposo mi è toccato di ripensare spesso a magistrati della Sezione lavoro sempre ammirati da tutti i colleghi e scomparsi troppo presto, troncando un’attività che avrebbe potuto ancora essere utile in misura eccezionale. Voglio ricordare Ugo Berni Canani, Stefano Evangelista e Pasquale Picone. La tristezza causata dalla malattia di Raffaele e dalla sua fine è mitigata dal ricordo delle serene, pur se qualche volta travagliate, camere di consiglio e delle conversazioni private, anche in sede conviviale. Egli fu instancabile nella vita professionale. La sua grande operosità rivela un uomo animato da passione non solo per le tecniche giuridiche ma anche per la ricerca della giustizia.

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