GIUSTIZIA INSIEME

ISSN: 2974-9999
Registrazione: 5 maggio 2023 n. 68 presso il Tribunale di Roma

    Hevrin Khalaf.​ Una combattente per i diritti delle donne

    Hevrin Khalaf. Una combattente per i diritti delle donne 

    di Mariella De Masellis

    Hevrin Khalaf, curda, segretario generale del Partito del Futuro siriano, è morta ad appena 35 anni, sabato 12 ottobre. E’ stata estratta a forza dal veicolo su cui viaggiava, picchiata, lapidata, le hanno sparato, hanno mutilato il suo corpo, un’esecuzione violenta e oltraggiosa consumata sul margine della strada che da Ras al Ayn porta a Qamishli, a sud della città siriana di Tel Abyad.

    I suoi assassini sarebbero appartenenti al Free Syrian Army, un gruppo ribelle siriano, attivamente sostenuto dalla Turchia. Le sequenze raccapriccianti dell’omicidio sono state filmate con i telefoni cellulari dagli esecutori che nel video si sentono ridere, scherzare e gridare insulti mentre Hevrin Khalaf muore.

    Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani è stata la nona persona tra i civili ad essere uccisa a sud della città di Tel Abyad nei primi tre giorni dell'offensiva turca nella Siria settentrionale denominata “ Operation Peace Spring”.

    Secondo il Washington Post l’uccisione di Hevrin Khalaf, vittima civile e disarmata, costituisce quasi sicuramente un crimine di guerra in base al diritto internazionale.

    Sulla stampa aleggia il sospetto che Hevrin Khalaf sia rimasta vittima di un omicidio mirato dell’Isis, che la considerava una pericolosa miscredente. Peraltro, cellule dello Stato islamico si sono riattivate con l’offensiva turca alla frontiera, e hanno compiuto molti attacchi con autobombe in quelle settimane.

    Appartenente ad una famiglia da sempre impegnata nel movimento di liberazione curdo, laureata in ingegneria presso l’università di Aleppo, era da anni attivista sul fronte del dialogo fra curdi, cristiani e arabi per accrescere la tolleranza e l’unità.

    Hevrin Khalaf era una personalità politica, dopo l’inizio della guerra in Siria nel 2011 aveva lavorato per diverse ONG prima di diventare capo del Consiglio economico nella città di Qamishli. Nel 2014, in seguito all'annuncio dell'istituzione dell'amministrazione autonoma curda del Rojava, era diventata vicepresidente della Commissione per l'energia e, quindi, capo della Commissione economica per le aree controllate dai curdi in Siria.

    Nel 2018 era stata nominata segretario generale del Syrian Future Party e membro del consiglio democratico siriano, in tale veste partecipava ai negoziati con gli Stati Uniti, la Francia e altre delegazioni. Era particolarmente apprezzata proprio per le sue abilità diplomatiche.

    Ahed Al Hendi ha così descritto, in un articolo pubblicato sul magazine americano “ Foreign Policy”, la sua etica del lavoro: “Si sarebbe svegliata alle cinque del mattino senza smettere di lavorare fino a mezzanotte, sia che si trattasse di un viaggio nella regione di Deir Ezzor, recentemente liberata dallo Stato Islamico, per fare da tutor ai bambini e agli adolescenti in matematica, sia che dovesse incontrare, nel suo ruolo di segretario generale del Future Syria Party (FSP), i leader tribali arabi e contribuire a risolvere le loro numerose controversie. Ha personificato il modo in cui la FSP e il Consiglio democratico siriano hanno affrontato le molte differenze tra i popoli della regione. "[1].

    Secondo i media curdi Hevrin Khalaf credeva nell’unità della Siria ed era fortemente convinta della necessità di una soluzione politica per far cessare la grave e lunga crisi del popolo siriano.

    Nonostante la sua giovane esperienza in campo politico è riuscita a diventare un’icona nazionale siriana, espressione di unità, speranza, libertà e democrazia.[2] Come sottolineato in un articolo pubblicato il 27 ottobre sull’Osservatorio Internazionale dei Diritti Umani (IOHR), il suo impegno per migliorare la vita di tutte le comunità della Siria nord-orientale era al di sopra della sua carriera.

    L’attivista, proprio pochi giorni prima di essere uccisa, aveva rilasciato  delle dichiarazioni, riportate dal Rojava Information Center, in cui criticava aspramente la repressione della Turchia contro i curdi: “Noi respingiamo le minacce turche, soprattutto perché ostacolano i nostri sforzi per trovare una soluzione alla crisi siriana. Durante il periodo in cui l’Isis era al potere vicino al confine, la Turchia non lo percepiva come un pericolo per la sua gente. Ma ora c’è un’istituzione democratica nel nordest della Siria, e loro ci minacciano con l’occupazione”.

    L’istituzione democratica di cui parlava Hevrin Khalaf è il progetto di Confederalismo Democratico del Rojava, una struttura politica e sociale di autogoverno democratico che il popolo curdo sta sperimentando, fondata sulla riconciliazione tra i popoli e sull’uguaglianza di genere, così stravolgendo il ruolo delle donne nel Medio Oriente. Attività che l’ortodossia islamica su cui si poggia anche l’Akp (Adalet ve Kalkınma Partisi, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo) di Erdoğan, giudica inaccettabile. Le donne del Rojava hanno infatti combattuto e si battono per la parità di genere cercando di smantellare quel patriarcato alimentato dal fanatismo religioso. La creazione delle Ypj (Unità di Protezione delle Donne, in curdo Yekîneyên Parastina Jin) è stata fondamentale per le vittorie contro le milizie dell’Isis. [3]

    Hevrin Khalaf si batteva, ormai da anni, per la difesa e la libertà delle donne in un contesto politico-culturale che, come noto, non offre protezione alle donne, ritenendole ancora, per molti aspetti, inferiori all’uomo.

    Per Hevrin Khalaf, la lotta per l'uguaglianza di genere costituiva una priorità e una causa per cui si era impegnata instancabilmente.

    Qualche settimana prima della sua morte, aveva partecipato e parlato al Forum of Tribal Woman Notables in Siria, sottolineando l'importanza di consentire la partecipazione femminile nei processi politici, comunitari e decisionali per il miglioramento della società. Aveva evidenziato il ruolo cruciale delle donne combattenti nella battaglia contro lo stato islamico e come, proprio le donne, avessero in tal modo concretamente dimostrato non solo al Medio Oriente, ma a tutto il mondo, che le tradizionali narrazioni patriarcali sulle donne erano false.  

    Hevrin Khalaf ha lottato per la parità di genere nella rappresentanza politica, facendo appello direttamente alle donne delle comunità in cui i valori patriarcali tradizionali erano ancora radicati.

    La voce di Hevrin era tra le più forti, non solo per il sostegno, ma anche per la lotta attiva per l'uguaglianza delle donne in Siria.

    Le modalità atroci con cui le è stata inflitta la morte appaiono deliberatamente finalizzate a degradarla e umiliarla nei suoi ultimi momenti.

    Non era solo Hevrin che i suoi assassini stavano prendendo di mira, era anche tutto ciò che rappresentava: la forza, la dignità e l'uguaglianza delle donne.

    Nel tributo dedicatole da IOHR il 27 ottobre scorso si afferma che Hevrin Khalaf era un faro e una voce per la resistenza delle donne, in un'epoca in cui lo spietato stato islamico era intenzionato ad azzerare i diritti delle donne nella regione.

    Hevrin non si è accontentata di mantenere l'ordine politico esistente, ma si è impegnata perchè nella regione del Rojava si compisse un passo permanente e importante verso l'uguaglianza di genere.

    Lei è stata straordinaria e lo è stata ancor di più perché si è battuta  per le donne in un contesto in cui altre donne hanno scelto di sostenere la ripugnante ideologia dell’ISIS che in nome di un integralismo religioso uccide, violenta, viola e degrada le donne, le vende come schiave al mercato per una manciata di dollari.

    La morte di Hevrin Khalaf, quella recentissima e altrettanto atroce di Daniela Carrasco, “El Mimo”, attivista e artista di strada cilena, trovata impiccata, il suo corpo esposto ed appeso ad una recinzione alla periferia di Santiago del Cile, come monito per intimidire chi, soprattutto se donna, sta partecipando alle mobilitazioni di questi giorni nel Paese, mostrano tragicamente il continuo ricorso alla violenza e allo stupro contro le donne, come strumento di guerra, e testimoniano che la vera uguaglianza di genere, espressione della pari dignità della donna, non è stata ancora raggiunta.

    L’uguaglianza di genere si colloca nel novero dei nuovi diritti umani, quelli che Norberto Bobbio definisce “ i diritti umani di terza generazione” e  “ uno dei principali indicatori del progresso storico dell’umanità” (L’età dei diritti, 1990).  

    Hevrin Khalaf rappresenta la lotta, la resistenza, la crescita politica e organizzativa delle donne curde.

    I valori di Hevrin Khalaf, per cui tanto si è impegnata e ha combattuto, continueranno a vivere e cammineranno non soltanto sulle gambe delle donne curde e siriane, ma su quelle di tutte le donne, e non solo le donne, che li condividono in ogni parte del mondo. [4]

    Onore ad Hevrin Khalaf  dedicando a lei il mantra del movimento di resistenza delle donne curde:

    JIN, JIYAN, AZADI!  DONNE, VITA, LIBERAZIONE!                                                   

    [1] (Hendi, Ahed Al. "The Dream of Syrian Democracy Was Killed by U.S.-Backed Jihadis"Foreign Policy. Retrieved 11 November 2019) From Wikipedia

    [2]  Così Jalaa Hamzawi, capo dell'ufficio relazioni pubbliche del Future Syria Party, ha parlato a 7Dnews della sua amica Hevrin Khalaf.

    [3]Secondo il credo dei combattenti del Califfato quando un soldato viene ucciso da un uomo ha la possibilità di andare nel paradiso dei martiri, con numerose vergini ad attenderlo; se invece muore per mano di una donna il suo destino è segnato: niente paradiso e niente vergini. Da qui il terrore di ritrovarsi faccia a faccia con una donna armata e quando si sono trovati a dover affrontare delle donne in battaglia, hanno preferito più volte la fuga.

    [4] “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. Giovanni Falcone


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