TULLIO ASCARELLI E IL RACCONTO DI UN MAESTRO
Recensione a Mario Stella Richter jr, Racconti ascarelliani, Editoriale Scientifica, Napoli, 2020, pp. 1 - 99.
di Cristiano Cupelli
Sommario: 1. La sfida e la scoperta. - 2. L'interrelazione tra biografia e bibliografia. - 3. La chiamata a Roma e l'incessante ricerca di nuovi sentieri scientifici. - 4. Gli studi sull'interpretazione e gli spunti ancora attuali (anche per il penalista).
1. La sfida e la scoperta
Per un penalista non è facile – e può rischiare di apparire eccessivamente ambizioso – cimentarsi nella recensione di un volume dedicato alla biografia e all'opera di un gigante (richiamando il titolo della Collana che ospita lo scritto) del diritto commerciale e dell'intera scienza giuridica. Ancor più, se a raccontare il gigante, Tullio Ascarelli, è un altro insigne studioso del diritto commerciale, Mario Stella Richter, ordinario nel Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Roma "Tor Vergata", che a tale opera – che va ben al di là della ricostruzione bio-bibliografica – ha dedicato negli ultimi anni sforzi appassionati, confluiti in plurimi contributi, apparsi dapprima e singolarmente in prestigiose riviste giuridiche o opere collettanee[1] e culminati infine, in forma rimeditata e sistematizzata, in un lavoro monografico al contempo denso, godibile e coinvolgente che ne rappresenta la summa e l'evoluzione[2].
Ecco che, quindi, l'ardire della sfida assunta dal recensore apre la porta, attraverso la lettura, alla scoperta di un percorso biografico e scientifico del tutto peculiare – intenso e avvincente –, nel quale il tratto umano e il percorso scientifico si fondono nel delineare la fisionomia – prendendo in prestito le parole di Bobbio in un celebre ritratto di Tullio Ascarelli – "di uomo curioso, irrequieto, sempre pronto a nuove esplorazioni, verso nuovi orizzonti di sapere"[3]. Questa 'scoperta', invero, conforta chi scrive, offrendogli un'autorevole conferma di quanto ha maturato studiando assieme opere e biografie di studiosi più vicini al mondo penalistico: la convinzione cioè che esista un rapporto osmotico tra biografia e bibliografia dei grandi Maestri, da dovere necessariamente approfondire – con adeguati strumenti critici, come fa con grande eleganza Mario Stella Richter – per poterne cogliere sino in fondo scelte di metodo, contenuto, ambiti di ricerca e soluzioni prospettate; per comprendere, in sostanza, il percorso intellettuale del giurista anche e soprattutto alla luce del suo vissuto[4]. Tullio Ascarelli, nella limpida descrizione dei Racconti, offre in questa prospettiva elementi ulteriormente corroboranti, incarnando – al netto degli indiscussi e indiscutibili riconoscimenti scientifici che gli sono stati tributati, sui quali non occorre di certo indugiare – la figura di uno studioso inquieto in un'epoca di transizione, di un intellettuale non assopitosi nei sofismi di una dogmatica percepita come inadeguata, cui va riconosciuto anzitutto il coraggio e il merito di avere saputo assecondare la propria irrequietezza intellettuale, aprendosi alla contaminazione della realtà che lo circondava, alla costante ricerca, nel corso degli anni e senza timore di sperimentare, di nuovi stimoli culturali e giuridici.
2. L'interrelazione tra biografia e bibliografia nei Racconti
I tratti di questa interrelazione forte tra biografia e bibliografia possono cogliersi anche in molti passaggi dei Racconti. Si pensi, anzitutto, alla precocità e alla velocità che hanno rappresentato la cifra dell'intera esistenza di Tullio Ascarelli, dal termine degli studi (scolastici e universitari) sino al percorso accademico (che lo ha visto salire giovanissimo in cattedra). Precoce anche il drammatico momento della scomparsa, a soli 56 anni, e frenetico il suo percorso, accademico e scientifico: sul piano accademico, ha insegnato, infatti, diritto commerciale, industriale, marittimo e anche istituzioni di diritto civile e ha ricoperto incarichi in molte Università italiane, prima di approdare, finalmente, a Roma; sul piano scientifico, ha affrontato e anticipato, come è ben noto, temi cruciali del diritto commerciale, ma ha anche arato campi di sapere ‘altri’, traducendo l'inclinazione alla trasversalità degli interessi in un approccio che oggi potremmo definire multidisciplinare, emblematicamente testimoniato dagli studi di teoria generale del diritto. Beffardamente, quest'ansia di anticipare i tempi gli venne anche in qualche modo rimproverata nel giudizio del concorso per professore di ruolo a Ferrara nel 1926, allorquando furono avanzate timide obiezioni fondate proprio sull'esuberanza di taluni scritti minori (p. 45). Tutto ciò restituisce l'immagine – nitidamente colta dall'Autore – di un'esistenza "perennemente di corsa", vissuta "non risparmiandosi mai, bruciando ogni tappa, superando a velocità vertiginosa le posizioni che lui stesso aveva fissato" (p. 89).
Rievocando il contesto politico degli anni Trenta, poi, pur senza entrare nel terreno scivoloso del dibattito sulla mancata (o non abbastanza vigorosa) presa di distanza dal fascismo, viene messo in luce quanto il clima dell'epoca abbia influito sulla scelta – che nel volume è descritta con raffinata sensibilità (pp. 47 - 52) – di separare la passione del politico dal percorso dello studioso, portando Ascarelli a tuffarsi "disperatamente", per dirla ancora con Bobbio, sulla via "degli studi politicamente sterilizzati e della libera professione"[5]; del resto, ci ricorda Mario Stella Richter al cospetto di semplicistiche stigmatizzazioni, "tra il non essere martiri ed eroi e l'essere fascistissimi e ammiratori frenetici di tale regime ne corre di strada: ed è in questo lungo intervallo che deve collocarsi Tullio Ascarelli, che del fascismo fu comunque vittima, senza farne del vittimismo" (p. 52).
Ancora, nel ricordo degli anni trascorsi in Francia e soprattutto in Brasile (pp. 61 - 65), traspare l'anelito a svincolarsi dalla imperante territorialità del diritto (iniziano in questa fase gli approfondimenti di diritto comparato), così come nel periodo immediatamente successivo al ritorno in Italia si palesa un nuovo temperamento di studioso (spec. pp. 78 - 79), che conduce Ascarelli a insistere su temi sempre più impegnativi di teoria generale del diritto, accompagnato da un atteggiamento – che Bobbio non ha esitato a definire addirittura "baldanzoso"[6] – di vero e proprio demolitore di idee tralatizie e, si può aggiungere, di luoghi comuni, per lo più passivamente e acriticamente tramandati.
3. La chiamata a Roma e l'incessante ricerca di nuovi sentieri scientifici
Un capitolo a parte merita l'episodio della chiamata alla Sapienza, descritta in maniera minuziosa nelle travagliate sfumature di politica accademica (pp. 67 - 79); per chi si appassiona a siffatte dinamiche, la vicenda appare davvero istruttiva, svelando i sintomi del costante tentativo di penetrazione della politica (nel senso meno nobile) all’interno dell'Università. Nel caso di specie, tuttavia, si può ben dire che l'Accademia abbia saputo offrire, pur tra non poche oscillazioni, un'importante 'prova di resistenza', dimostrando una proficua capacità compositiva di istanze all'apparenza antitetiche; una capacità che, a dire il vero, appare oggi, nel contesto universitario, piuttosto sfumata nel perdurare di diatribe, sempre più politiche e meno accademiche.
In questa fase, Ascarelli, non appagato da una carriera giunta all'apice, anziché adagiarsi moltiplica gli sforzi: i progetti di ricerca, le nuove pubblicazioni, gli inviti a conferenze e le iniziative editoriali (pp. 78 - 79). Inizia la Direzione dell'Enciclopedia del diritto e fonda la Collana Testi per la Storia del pensiero politico, nel cui primo volume è inserita un'ampia Introduzione a lavori di Hobbes e Leibniz; si tratta del suo ultimo scritto, nel quale si spinge ad accomunare – nonostante le differenze – i due autori nella comune concezione dell'interpretazione giuridica come opera non innovativa ma dichiarativa, offrendo in questo denso contributo ulteriori riferimenti e precisazioni sulla sua teoria dell'interpretazione (in un ideale percorso scientifico aperto e chiuso proprio sul terreno impervio dell'interpretazione).
4. Gli studi sull'interpretazione e gli spunti ancora attuali (anche per il penalista)
Quest'ultimo riferimento consente, prima di concludere, di tornare sulla precocità di Ascarelli, qui intesa quale capacità di anticipare questioni nodali, che occuperanno il dibattito (anche penalistico) negli anni immediatamente successivi.
Il riferimento è al rapporto in perenne tensione tra legge e giudice, tra lex scripta e iurisdictio, con particolare riguardo ai limiti dell'interpretazione giurisprudenziale e ai margini di un suo apporto 'creativo' e non meramente ‘ricognitivo’ di significati. Si tratta di temi che – come si è visto – chiamano in causa, in un'ideale circolarità, l'inizio e la fine della riflessione scientifica di Tullio Ascarelli (la natura e la funzione dell’ermeneutica giuridica) e che conservano intatta la loro problematica attualità, incentrata oggi, soprattutto, nella complicata convivenza 'quadrangolare' tra legislatore, giudice di legittimità, Corte costituzionale e Corti sovranazionali (esplosa in maniera fragorosa, ad esempio, nel noto caso Taricco) e nei tentativi di enucleare una forma di 'integrazione sostenibile' anche in ambito penale tra legalità formale e diritto giurisprudenziale. E chissà che, in un contesto particolarmente critico come quello odierno, non possa essere proprio un'adeguata valorizzazione dell'intuizione ascarelliana di un'attività interpretativa che adempie la sua funzione mantenendo la continuità del sistema, muovendosi fra i due poli della creatività e della continuità e recuperando l'indirizzo funzionalistico nello studio dei gradi problemi giuridici contemporanei, a consentire di individuare – anche nella prospettiva penalistica – una plausibile via d'uscita dalla rigida contrapposizione ideologica cui stiamo assistendo.
Anche per questo spunto, meritevole di ben più significativi approfondimenti, il debito di gratitudine nei confronti di Mario Stella Richter è enorme; la lettura del suo Volume non solo ci guida alla scoperta (o alla riscoperta) della vita e dell'opera di Tullio Ascarelli, ma ci indica e ci spinge ad approfondire nuovi possibili sentieri tematici alla ricerca di soluzioni già tracciate dai Maestri a problemi solo apparentemente nuovi.
[1] Tra i quali segnalo: Tullio Ascarelli studente, in Riv. soc., 2009, 1237 ss. (e in Revista de Direito Mercantil, 2011, vol. 159/160, 9 ss.); Filippo Vassalli preside e la chiamata di Tullio Ascarelli alla Facoltà giuridica romana, in Riv. dir. comm. 2010, I, 693 ss.; Tullio Ascarelli, in Il contributo italiano alla storia del pensiero, in Enciclopedia italiana – Appendice ottava – Il diritto, a cura di P. Cappellini, P. Costa, M. Fioravanti, B. Sordi, Roma, ,2012, p. 707 ss.; Tullio Ascarelli avvocato, in Riv. soc., 2013, 190 ss. (e in Studi in onore di Paolo Stella Richter, vol. II, Napoli, 2013, 929 ss.); voce Ascarelli, Tullio del Dizionario biografico dei giuristi italiani, a cura di I. Birocchi, E. Cortese, A. Mattone e M.N. Miletti, vol. I, Bologna, 2013, 108 ss.; Tullio Ascarelli e i beni immateriali, in “Afferrare... l’inafferrabile”. I giuristi e il diritto della nuova economia industriale fra Otto e Novecento, a cura di A. Sciumè e E. Fusar Poli, Milano, 2013, 53 ss. (e in Impresa e mercato. Studi dedicati a Mario Libertini, tomo II, Milano, 2015, 1259 ss.); voce Tullio Ascarelli del Dizionario del liberalismo italiano, vol. II, Soveria Mannelli, 2015, 87 ss.; Gli Ascarelli prima di Tullio, in Liber amicorum Pietro Rescigno, vol. II, Napoli, 2018, 1913 ss., e, in castigliano con il titolo Los ancestros de Tullio Ascarelli, in Revista de Derecho Mercantil, n. 308, 2018, 417 ss.; Tullio Ascarelli: as obras e os dias, in Direito empresarial contemporâneo. Tullio Ascarelli no século XXI, a cura di D. Borges dos Santos Gomes de Araujo, São Paulo, 2018, 12 ss.; Il giovane Ascarelli, in ‘Non più satellite’. Itinerari giuscommercialistici tra Otto e Novecento, a cura di I. Birocchi, Pisa, 2019, 259 ss.; Cinque storie ascarelliane, in Giur. comm., 2020, I, 243 ss.
[2] Sul Volume, S. Cassese, La difficile, intensa vita del giurista Ascarelli, in Il Sole 24 ore, 30 agosto 2020; J. M. Embid Irujo, Le traiettorie di Tullio Ascarelli, in Riv. dir. comm., 2020, II, 553 ss.; M. Grondona, Mario Stella Richter jr, Racconti ascarelliani, in Banca, borsa tit. cred., 2020, I, 957 ss.; L. Lacché, Scheda di lettura dei Racconti ascarelliani, in Giornale di storia costituzionale, 2020, 315 ss.; P. Marchetti, Racconti ascarelliani, in Riv. soc., 2020, 865 ss.; nonché la recensione di F. Migliorino, in corso di pubblicazione su Quaderni fiorentini, 2021.
[3] N. Bobbio, Ritratti critici di contemporanei. Tullio Ascarelli, parte II, in Belfagor, XIX, 1964, n. 4, 565.
[4] Sviluppa questo aspetto, da ultimo, O. Roselli, Alla ricerca della dimensione giuridica (ed umana) attraverso la narrazione biografica ed autobiografica dei giuristi (a proposito di un libro di Alessandra Valastro), in Osservatorio AIC, 3 novembre 2020, 4 ss.
[5] N. Bobbio, L'itinerario di Tullio Ascarelli, in Studi in memoria di Tullio Ascarelli, vol. I, Milano, 1969, CIX.
[6] N. Bobbio, Ritratti critici di contemporanei. Tullio Ascarelli, parte I, in Belfagor, XIX, 1964, n. 4, 414.