Gli attori della giustizia
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GEC 2: il ritorno.  Ulteriori  impressioni a volo di un suo componente.

Mi è stato chiesto un nuovo intervento dopo quello dell’estate del 2016 (su questa stessa rivista) nel quale riferivo delle mie impressioni dopo il primo quadrimestre di GEC.

Dopo un anno disintossicante come semplice componente del CDC, nell’aprile 2018 sono rientrato in GEC.  Ho fatto “carriera”: ora sono addirittura vicesegretario nazionale. Nel frattempo in ANM le cose sono cambiate; dall’estate 2017 la Giunta Esecutiva Centrale  non è più unitaria essendone uscita  A e I.

Il terzo anno (del quadriennio previsto) è perciò iniziato con una giunta maggioritaria (3 componenti UNICOST, 3 AREADG e 3 MI con componente aggiunto nella persona della Direttrice della Rivista associativa la quale partecipa alle nostre riunioni). La presidenza è di UNICOST, la vicepresidenza di MI, la segreteria e la vicesegreteria di AREADG.

Rispetto al primo anno vi è una sostanziale differenza. Avevo scritto nelle mie precedenti riflessioni come si percepisse una notevole distanza sotto il profilo organizzativo tra il Presidente (Davigo) e gli altri 8 componenti. In particolare si percepiva un certo disinteresse del Presidente ad occuparsi delle questioni pratiche (che sono tante)  ed anche un suo certo distacco nella redazione dei numerosi documenti della GEC per la sua assoluta preferenza per il momento “esterno”  di cui si sentiva investito. L’attuale GEC ha un Presidente (Minisci) che non solo si occupa delle tante questioni pratiche (lo faceva già da Segretario nel primo anno) ma costituisce, per la sua immediata disponibilità al dialogo con gli altri componenti della giunta e la sua prontezza nel rilasciare brevi ma incisive dichiarazioni agli organi di stampa, un punto di riferimento non solo esterno (per i “media”) ma anche interno per i magistrati associati. E’ un Presidente sempre “sul pezzo”, cresciuto “politicamente” grazie all’esperienza del primo anno di GEC e  che profonde un impegno assoluto per l’Associazione. Questo facilita non solo la redazione dei numerosi comunicati di GEC ma risolve anche alcune problematiche logistiche dovute al fatto che tutti gli altri componenti non lavorano a Roma (alcuni provengono da molto lontano).

Sotto il profilo del rapporto con le altre componenti associative nella GEC (ora maggioritaria) e ferme restando le distanze “politiche” su alcune questioni comunque fondamentali, continuo a rilevare una grande comunanza di “passione”. Il confronto è a volte aspro ma sempre costruttivo.

La componente di AREA continua nell’opera di rivalutazione del ruolo politico del CdC (di cui la GEC dovrebbe essere  solo organo esecutivo) e dell’intera ANM; chiediamo di cadenzare a distanze più brevi le riunioni del CdC, anche rivitalizzando  l’importanza attribuita ai “gruppi di studio” (coordinati da componenti del CdC); cerchiamo il confronto continuo (via CHAT e via Mail), quasi quotidiano,  tra  tutti i 36 componenti del CdC.

A differenza del primo anno finora non siamo riusciti a svolgere una attività  itinerante per manifestare la vicinanza della GEC ai colleghi di base e per  essere maggiormente consapevoli delle reali problematiche di ciascun distretto. La attuale GEC è andata solo a Bari per i noti problemi del Tribunale penale.

A differenza del primo anno (dove i primi mesi di attività erano stati  densi di incontri istituzionali) l’attuale GEC ha incontrato (a giugno) soltanto il Ministro Bonafede. Si è trattato di un incontro lungo e  cordiale dove abbiamo ascoltato le numerose (anche se generiche ed a volte contraddittorie) idee del Ministro ed abbiamo manifestato la disponibilità della ANM a portare  le nostre articolate proposte  in materia di processo penale e processo civile.

I rapporti personali tra noi componenti di AREADG al CDC si sono ulteriormente consolidati. Siamo il gruppo più coeso. Abbiamo le stesse sensibilità in ordine alle problematiche oggetto dell’attenzione dell’ANM. Insomma in ANM AREADG esiste; ed esiste proprio come AREADG e non come la mera sommatoria dei due gruppi storici che hanno contribuito a crearla. Anche i rapporti con il Coordinamento Nazionale di AREADG sono frequentissimi ed improntati ad uno spirito di stretta collaborazione. Vi è un confronto continuo.

Scrivo queste brevi riflessioni a pochi giorni di distanza dal prossimo CDC del 10 novembre. L’ordine del giorno è corposo. I nodi stanno venendo al pettine. L’ANM  deve redigere documenti articolati in ordine alla riforma del processo penale, del processo civile, al disegno di legge cd. Pillon sulla bigenitorialità, al cd. decreto sicurezza. Poi dovremmo occuparci del reclutamento dei magistrati e della legge elettorale per il CSM. Su alcuni di questi punti i lavori delle commissioni sono in stato assai avanzato; su altri stiamo incominciando a discutere. Come sempre il momento essenziale sarà il dibattito in CDC dove si cercherà una difficile sintesi unitaria tra le varie sensibilità dei gruppi che fanno parte dell’ANM. Il nostro compito è cercare di spostare il più possibile il punto di questa sintesi verso le nostre sensibilità culturali. A volte ci riesce meglio a volte peggio ma abbiamo sempre la consapevolezza che ci sono dei principi cui, come rappresentanti di AREADG, non possiamo derogare. E’ un impegno quotidiano che va – per i componenti della GEC – ben al di là delle periodiche riunioni.  E’ una immersione “full time” che parte la mattina con la lettura attenta della rassegna stampa e si conclude la sera con la lettura on line dei giornali del giorno dopo. Ed intanto si continua a svolgere il proprio lavoro di magistrato e si cerca di ritagliarsi qualche ora di tempo per gli affetti familiari. Ma è anche un impegno interessante, dinamico, che ci fa crescere umanamente e culturalmente; che ci porta a conoscere tanti colleghi ed a confrontarci con loro; che ci fa avere una visione complessiva dell’intero sistema giudiziario e non limitata al settore nel quale quotidianamente esercitiamo la giurisdizione. Insomma – parlo per me ma sono sicuro che anche per gli altri è così - lo facciamo per spirito di servizio ma facciamo una cosa che ci piace.

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